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I Luoghi di Napoli: i profumi e le leggende di Piazza Dante

Creato il 29 marzo 2014 da Vesuviolive

Piazza Dante

Non è un semplice piazzale, quello di Piazza Dante, ma molto di più: punto di ritrovo, luogo d’ incontro per eccellenza. Quanti sono gli appuntamenti che, quotidianamente, vedono coprotagonista, sullo sfondo, questa meravgliosa cartolina? Incontri al buio, primi appuntamenti, uscite tra amici. Luogo di raduni culturali, sociali ed infine politici, perché sì, molte delle manifestazioni socio-politiche partono proprio da Piazza Dante, percorrendo in processione tutta la via Toledo, fino all’accendersi e, successivamente, spegnersi in Piazza del Plebiscito.

Adibita a centro del commercio di legumi e granaglie, in particolare di mercoledì, la piazza, che nel passato più remoto si chiamava Largo Mercatiello per distinguersi sia dal Foro Magno (in Piazza Mercato) sia dal Foro Vecchio (in Piazza San Lorenzo) preesistenti, non era molto bella a vedersi: fangosa e impraticabile, piena di fosse per il grano e cisterne per l’olio. Non a caso le vie antistanti il largo prendono specifici nomi (ad esempio proprio Via Cisterna dell’Olio); perché a Napoli ogni pietra, ogni via, ogni particolare ci racconta, ci svela e ci ricorda la nostra storia.

I napoletani, intorno al 1757, vollero intitolare quello spazio Foro Carolino, in onore del Re Carlo III di Borbone, con altrettanto edificio celebrativo, un semiciclo d’ordine dorico commissionato all’architetto Luigi Vanvitelli: si tratta dell’attuale Convitto Nazionale di Vittorio Emanuele (tale dal 1861), che inizialmente non presentava l’apertura mediana, bensì una grossa nicchia in cui era realizzata un modello equestre del Re Carlo III, provvisoriamente in stucco. Quando l’edificio fu ceduto dai Borbone ai Gesuiti esso divenne Collegio dei Nobili.

Convitto Vittorio Emanuele

Convitto Vittorio Emanuele

La statua posta al centro rappresenta proprio il Sommo Poeta che attribuisce il nome alla nuova piazza; con ogni probabilità, questa onorificenza è dovuta all’altra faccia della napoletanità: l‘italianità, di cui Dante si è fatto carico. La piazza è stata un buono sfondo anche per altre figure di puristi della lingua quale il professor Puoti nel Palazzo Ruffo di Bagnara, ed il suo prediletto, Francesco De Sanctis.

Ma ci sono solo statue ed edifici in piazza Dante? Certo che no!
La piazza è molto famosa soprattutto per la presenza di librerie che si estendono lungo tutta Port’Alba: libri nuovi ed imballati, ma anche, e soprattutto per gli appassionati, libri usati, consumati, logorati eppure ancor leggibili, insomma libri vissuti, intrisi di storie, con dediche particolari; libri che son passati di padre in figlio, e poi venduti e rivenduti, fino all’ultimo acquirente che gelosamente li custodisce con cura tra i suoi scaffali, immaginando tra quali altre mani quelle pagine siano state accarezzate. Libri di pochi spiccioli, ma di valore inestimabile.

Bancarelle di Libri e Dischi

Bancarelle di Libri e Dischi


E così vale anche per i
dischi in vinile, tornati prepotentemente di moda negli ultimi anni. Poche bancarelle ma buone: si può trovare di tutto, dalle hit degli anni ’80 alla musica classica. Dedicarsi qualche pomeriggio rovistando tra quei blocchi per trovare “Il Disco”, aprirlo, controllare che ci siano i giusti, ma non gravi, graffi per accertarne l’usura, la passione che ha spinto qualcun altro ad amare incondizionatamente quell’oggetto, odorarne il cartone della copertina per sentire se sa di antiquato, invecchiato, perché si sa: più invecchia più si fa buono, proprio come il vino!

Ma da queste parti si può proprio trovare davvero di tutto: vecchie cartoline con dediche d’amore, o fotografie di donne che fanno lavorare la nostra immaginazione, oggetti apparentemente senza senso, ma che avranno senza dubbio una posizione nel mondo, ed infine strumenti da sola esposizione, perché forse troppo importanti, come alcune macchine da scrivere o le prime macchine fotografiche, per essere costretti in un prezzo: certi oggetti non sono in vendita, perché il valore non è economico.

E proseguendo proprio sotto Port’Alba la 1^ pizzeria al Mondo: l’ Antica Pizzeria Port’Alba, appunto. Essa esiste dal 1738 come “pizzeria ambulante” e soltanto nel 1830 diventa una pizzeria a tutti gli effetti. Ad apprezzarne il gusto illustri uomini quali Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce e Salvatore di Giacomo. La pizza che qui si vendeva era anche detta “pizza a otto“, poiché poteva essere pagata ad otto giorni dal suo consumo.

Antica Pizzeria Port'Alba

Antica Pizzeria Port’Alba

Port’Alba inizialmente non era che un pertuso creato dalla popolazione per passare da una parte all’altra evitando di percorrere tutta via Costantinopoli fino al Museo per poi riscendere lungo la parallela. Quest’apertura, voluta da Don Pedro de Toledo, fu denominata d’Alba, in onore di Don Antonio Alvarez de Toledo, duca d’Alba; il popolo napoletano però l’ha sempre chiamata Sciuscella poiché quella zona inizialmente era dominata da una distesa di carrubi, che i contadini chiamavano sciuscellito.

Port'Alba 1887

Port’Alba 1887

Il portico è anche oggetto di una particolare quanto suggestiva leggenda dalle numerose e colorite varianti: Maria una donna bellissima, dai capelli rossi, era innamorata di un uomo che abitava al di là delle mura. Quando finalmente fu aperto questo spazio ella avrebbe potuto raggiungere il suo amato, eppure c’era una forza sovrannaturale che impediva ad ambedue di oltrepassare il portico per incontrarsi. Sconfitta dalle pene d’amore la donna cominciò a trascurarsi, dimagrendo ed imbruttendosi al punto tale che il popolo la tacciò di stregoneria e la rinchiuse in una gabbia proprio al di sotto del portico, finché non morì di fame e di sete. Si dice che Maria la rossa, ancora oggi vaghi per quelle vie per ricongiungersi al proprio amato.

E allora non mi resta che un ultimo consiglio: passeggiate per le vie del centro storico, prendete un libro a caso, aprite una pagina qualsiasi, immergeteci il vostro nasino -o nasone, odorate la vita che è scorsa lungo quei fogli ingialliti, lungo quelle lettere segnate a dito; toccate il vinile nero, percepite le vibrazioni di suoni non ancora ascoltati. Fermatevi a prendere quella famosa prelibatezza di pochissimi euro che è la pizza della Pizzeria Port’Alba, ma mi raccomando: pagate subito! Che la pizza ad otto non esiste più! 


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