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I “megaliti” di Gornaya Shoria, manufatti umani o semplici fenomeni geologici?

Creato il 13 agosto 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Paolo Somà

Sarà che ultimamente la Russia è al centro dell’attenzione internazionale per le vicende Ucraine, sarà che si tratta del nuovo volto che la Russia si vuol riguadagnare a livello globale, sarà una qual certa “nostalghia” di un gigante ad Est, sarà pure tutta un’operazione di facciata da parte della Russia stessa che moltiplica i siti ed i giornali on line in Occidente sui quali gli scienziati e gli esperti russi scoprono, inventano, moltiplicano, identificano qualsiasi cosa. Sta di fatto che alla pletora di scoperte ed invenzioni russe spalmate sui media in rete, si va ad aggiungere quella dei megaliti di Gornaya Shoria, relegati sino a poco tempo fa a leggende e blog locali con dominio .ru ed ora lentamente, ma inesorabilmente, lanciati nel panorama più vasto del web globale.

Brevemente, si tratta di un sito megalitico individuato in Siberia Merdionale, nelle vicinanze del monte Shoria (Gornaya Shoria). Giganteschi blocchi di granito che danno l’impressione di essere stati lavorati e disposti in composizioni tali da ricordare, in qualche caso, delle mura ciclopiche. Una sommaria misurazione e valutazione della massa di alcuni di tali megaliti ha portato a stimarne il peso in più di 3 mila tonnellate, il che ne farebbe – se si trattasse veramente di strutture artificiali – dei veri “campioni” della categoria, ben superiori a quello di Baalbek o di altri siti storici.
I super-megaliti sono stati fotografati per la prima volta da tale Georgy Sidorov, che ne ha ampiamente documentato la presenza durante una spedizione sulle montagne della Siberia meridionale.

Il problema di fondo è che immediatamente sul web si è scatenata la corsa a cercare di attribuire ai megaliti la nomea di manufatti artificiali, senza tuttavia addurre altra prova oltre a quella che i megaliti possedessero “superfici piane, angoli retti e spigoli vivi”.
E’ facile poi passare da queste teorie ad affermazioni tipo quelle che vi riportiamo di seguito, pescate nel “mare magnum” internettiano: “Sembrerebbe esclusa l’ipotesi che si tratti di formazioni naturali, si tratta infatti di enormi blocchi tagliati“… “Il sito di Gornaya Shoria è la prova (dell’esistenza) di un’antica civiltà perduta capace di incredibili opere di ingegneria che, nonostante la nostra tecnologia moderna, non siamo in grado di replicare“… “Queste rovine megalitiche sono innegabili vestigia di antiche civiltà altamente avanzate? Chi era questo popolo, e che fine ha fatto? (in stile “domanda retorica alla Voyager”)”…e via di questo passo sino al suggerimento che ci sia lo zampino di fantomatici esseri con chissà quale tipo di raggio in grado, nel passato, di generare, grazie ad incommensurabile energia, spropositati spostamenti litici o addirittura della prova dell’esistenza, in un tempo remoto, della mitica razza dei Giganti.

Certo, la fascinazione prodotta dalle fotografie o dai recenti filmati è grande, ma da questo a dire che si tratti di un qualche manufatto costruito ad hoc ce ne passa. E’ molto più probabile che si tratti di emersioni rocciose generate da fenomeni geologici e che le spaccature limate siano frutto della lenta erosione dell’acqua. Quanto poi al fatto che molti siti russi o filotali sfruttino la bellezza di queste formazioni rocciose per avanzare antiche nobiltà o passati splendori di civiltà avanzate tecnologicamente, rientra senza dubbio in una non dichiarata (e magari nemmeno consapevolmente voluta, da parte di molti siti) propaganda dell’identità nazionalista della Grande Madre Russia tornata dall’oblio in cui l’aveva relegata il crollo dell’Unione Sovietica.

Ma le fascinazioni da sole non sono sufficienti. Se così fosse, allora dovremmo considerare vera anche la leggenda del gigante Fionn Mac Cumhaill, costruttore della Giant’s Causeway, nella contea irlandese di Antrim (dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità; penultima immagine della galleria fotografica), nel quale si susseguono migliaia di colonne di basalto esagonali, alcune alte anche oltre i 10 metri, oppure credere ciecamente che nella tranquilla Villar San Costanzo, in provincia di Cuneo, i famosi “Ciciu” (ultima immagine) siano, per davvero, soldati romani pietrificati dalla maledizione di san Costanzo e non conoidi alluvionali con massi franati su quella che ora è la cima, ma un tempo era il fondo.

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