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I migliori libri dell’anno in Francia

Creato il 24 dicembre 2015 da Tiziana Zita @Cletterarie

maglia blu righe fumamaglia blu righe fuma

A dicembre, la rivista francese Lire, stila una lista dei migliori libri dell’anno. Le loro scelte, anche se non sempre pubblicate in Italia,

Bandiera_animata_flag_Francia_navale
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sono molto interessanti e varie. Usare il filtro di un’altra lingua e di un altro paese è comunque una ricchezza. Ecco dunque alcuni dei migliori libri francesi.

Al primo posto c’è 2084, la fine del mondo che sembra un libro a misura di quest’anno. Molto attivo nella lotta al fondamentalismo islamico, lo scrittore algerino Boualem Sansal scrive in francese. Le sue opere sono state messe al bando in Algeria, dove comunque lui continua a vivere.
Omaggio a Orwell, il suo romanzo ci porta in un futuro non troppo lontano, in un immenso impero dove si è completamente sottomessi a un unico Dio e al suo profeta Abi. Torna il tema della sottomissione che quest’anno ha decretato il successo del romanzo di Houellebecq (vedi la recensione di C.Letterarie).

Lo scrittore algerino Boualem Sansal
Lo scrittore algerino Boualem Sansal
Lo scrittore algerino Boualem Sansal

Tutti sono sottomessi e in preda all’amnesia, domande e riflessioni sono vietate eppure un uomo, confinato in un sanatorio in montagna, vede germogliare in sé il seme del dubbio e il gusto della conoscenza che gli faranno oltrepassare le alte mura della Città di Dio e lo porteranno nel cuore di una cospirazione. Una violenta satira contro la dittatura religiosa, contro l’ignoranza e la strumentalizzazione della paura. Il libro non è ancora disponibile in Italia, ma è di prossima pubblicazione con Neri Pozza.

Il miglior romanzo francese, se lo aggiudica la scrittrice Virginie Despentes con Vernon Subutex. Ecco come si descriveva la Despentes qualche anno fa: “Sono stata a letto con centinaia di maschi senza mai rimanere incinta e comunque sapevo dove andare ad abortire, senza l’autorizzazione di nessuno, senza

220px-Virginie_Despentes_2012
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rischiare la pelle. Sono diventata una puttana, ho passeggiato per la città con tacchi alti e profonde scollature, senza doverne render conto a nessuno, ho incassato e speso ogni centesimo che ho guadagnato”. Il suo primo romanzo, Scopami, pubblicato in Italia nel 1999, è stato un caso editoriale per la sua crudezza. Vernon Subutex è una trilogia il cui terzo volume uscirà nel 2016. La scrittrice costruisce i suoi capitoli passando da un personaggio all’altro come in una serie tv. Un negoziante di dischi, che è stato tra i più famosi di Parigi negli anni Ottanta, deve chiudere bottega a causa della crisi dell’industria discografica. L’uomo chiede aiuto ai suoi vecchi amici e così parte la storia che diventa un affresco della Parigi contemporanea, un bilancio personale e generazionale.

I pesci non hanno le gambe
I pesci non hanno le gambe
Il miglior romanzo straniero è quello di Jón Kalman Stefánsson, I pesci non hanno le gambe, pubblicato quest’anno anche in Italia. Da una parte c’è la lingua poetica di Stéfansson (vedi qui la nostra recensione), che è un linguaggio universale pur partendo da un piccolo porto alla fine del mondo. E poi lo scrittore parla di amore e di morte, della condizione umana e della difficoltà di resistere ai venti contrari, del desiderio all’origine della vita e degli assalti del quotidiano. Ancora una volta un romanzo corale in cui hanno tanta voce le donne e la natura. Stefánsson fa dell’Islanda la migliore destinazione letteraria del momento.

Rivelazione straniera è lo scrittore, sceneggiatore e sassofonista jazz James McBride con The Good Lord Bird (L’oiseau du bon dieu), romanzo che ha vinto il National Book Award nel 2013. In Italia sono usciti i primi due libri di McBride, Il colore dell’acqua che ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti e Miracolo a Sant’Anna da cui Spike Lee ha tratto il film

I migliori libri dell’anno in Francia
omonimo. Con The Good Lord Bird l’autore ci trasporta nell’America tormentata del XIX secolo, seguendo il piccolo Henry Shackleford che è convinto di avere un destino tracciato come schiavo. Ma l’irruzione di John Brown, lo stravagante pioniere dell’abolizionismo, trascina il piccolo orfano nell’avventura. Veramente John Brown lo scambia per una ragazzina e Henry gli nasconde la sua vera identità per salvarsi la vita. Un’odissea western che ripercorre la storia americana con una buona dose di peripezie e di poesia.

Cosmo
Cosmo
Il testo di Michel Onfray tratta del problema del posto dell’uomo nell’universo, al di là dei suoi miti. Cosmo vince per quanto riguarda la filosofia. Si tratta del primo volume della trilogia Breve enciclopedia del mondo, che ha per oggetto la natura. Con una filosofia che attinge a delle fonti intellettuali diverse da quelle alle quali siamo abituati, l’autore si occupa dei grandi temi eterni, del tempo, dell’animale che deve tornare ad essere come l’uomo e del sublime: l’“esperienza della vastità”.

Per il romanzo francese esordiente, vince Sophie Daull, con Camille, mon envolée. E’ la lettera d’amore di una madre alla figlia sedicenne, morta nel giro

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di tre giorni, a Natale, a causa di una malattia folgorante. Un concentrato d’emozione che stringe il cuore. E’ possibile fare di un simile dramma della vera, autentica, letteratura? L’autrice dichiara: “Io prometto che forzerò le mie parole affinché rifuggano dallo sciroppo appiccicoso del lutto, dalla poesia ampollosa, dall’elegia lacrimosa; inaugurerò l’altra tua vita con una penna intinta nei tuoi occhi spalancati: onesti, diretti, luminosi”… proprio come questo libro.

Il miglior romanzo d’esordio straniero, è quello dell’irlandese Darragh McKeon con All That is Solid Melts into Air (Tout ce qui est solide se dissout dans l’air). Il romanzo è stato tradotto in diverse lingue ma non in italiano, letteralmente significa: “tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”. Per

I migliori libri dell’anno in Francia
ambientare il primo romanzo in URSS all’epoca della catastrofe di Cernobyl ci vuole molto aplomb e molto talento. A Darragh McKeon non manca né l’uno, né l’altro. Un pugno di personaggi travolti e impotenti vedono le loro vite sconvolte dall’incendio della centrale nucleare, una mattina del 1986. All’alba un adolescente decide di alzarsi presto per accompagnare il padre a caccia. Vede un bagliore. Saranno in migliaia ad avvicinarsi troppo. Autorità impreparate, medici senza cure, poliziotti incompetenti e bugiardi, famiglie senza soldi e disinformate. Ascoltiamo qui la voce di un paese che si credeva invincibile.

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Rivelazione francese è François-Henri Désérable con Evariste. La rievocazione della vita di un altro ha sempre un po’ dell’autoritratto e così François-Henri Désérable ha qualcosa in comune con il matematico Evariste Galois di cui racconta. Anche lui è un piccolo genio che si è imposto molto presto nel suo campo. A soli 28 anni il giovane autore iperdotato e innamorato della storia, pubblica questo secondo romanzo che è la biografia romanzata del Rimbaud dei matematici. L’autore, ex giocatore di hockey professionista, tocca alcune pagine essenziali della vita di Galois: il suicidio del padre, il suo atteggiamento provocatorio verso le istituzioni, l’incontro coi numeri, l’amore per la bella Stéphanie e il duello che gli costò la vita quando aveva appena vent’anni.

Un milon de gotas
Un milon de gotas
Il miglior polar, ovvero il miglior giallo, è quello dello spagnolo Victor del Árbol, Toutes les vagues de l’océan (tutte le onde dell’oceano): titolo originale Un millón de gotas. La scena iniziale è impressionante: un bambino piccolo esce lentamente da una macchina. Un uomo lo tiene per mano. L’atmosfera è quasi bucolica. Dopo qualche istante il bambino sarà annegato, ma la sua ombra non abbandonerà più i sopravvissuti e il lettore, ormai catturato, non lascerà più il libro. Bisogna andare molto indietro nel tempo per afferrare gli annessi e connessi che hanno origine negli anni Trenta. Tre giovani idealisti si trovano imprigionati in un gulag siberiano, dove si muore di freddo e di fame. Il libro di Árbol è un feuilleton, un romanzo storico e un thriller. La Matriochka, l’organizzazione mafiosa che tira le fila, è al centro di questa tragica epopea che attraversa il ventesimo secolo. Un romanzo con una grande architettura, che va dagli anni Trenta alla Barcellona contemporanea, dalle prigioni russe al franchismo e in cui tutti i personaggi sembrano persone in carne ed ossa. Al momento in Italia è stato pubblicato un solo romanzo di Árbol, Il mio sole è nero, e di questo purtroppo non c’è traccia.


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