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I mille volti del comandante Schettino – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine

Creato il 23 ottobre 2012 da Dreamblog @Dreamblog

In nove mesi tutte le metamorfosi psicologiche del comandante di Meta di Sorrento.

I mille volti del comandante Schettino

Volto tirato, sguardo perso nel vuoto e voce tremolante durante l’intervista rilasciata pochi minuti dopo il naufragio; uomo distrutto nelle immagini rubate all’uscita dal carcere; volto sereno, durante l’intervista rilasciata in tv, seduto nel salotto della sua casa; faccia rilassata e abbronzatissima nella gita in barca davanti alla costa sorrentina; piglio deciso e sicuro davanti alle telecamere e ai fotografi all’ingresso del Teatro Moderno di Grosseto.

Francesco Schettino dopo nove mesi, come Fonzie, mostra il pollice e sembra quasi voler rassicurare tutti (e forse anche se stesso) che lui ha sotto controllo la situazione, il processo.

Sara Pezzuolo, psicologa forense e esperta in scienze crimonologiche, non aveva ancora la percezione di quanti passeggeri sarebbero morti, dei danni procurati e del clamore mediatico, ma Schettino, nella prima telefonata fatta a Roberto Ferrarini, manager di Costa Crociere la notte del naufragio (circa 10 minuti dopo l’impatto) si dichiara morto.. “sono morto…sto morendo”. Adesso durante il processo, così come nelle interviste rilasciate in tv, Schettino si è mostra sicuro di sé e apparentemente senza sensi di colpa….a che cosa può essere dovuta questa metamorfosi psicologica?

Questa “metamorfosi psicologica” per utilizzare la definizione da Lei proposta, non può non tenere conto di una “reazione a caldo” nel qui e ora dell’evento “naufragio nave” ed una successiva elaborazione dell’evento sulla quale hanno influito anche altri variabili, quali ad esempio quelle del ruolo dei media e quelle della strategia processuale. In tal senso non vi è una modificazione sic et sepliciter del “personaggio” Comandante Schettino ma un’evoluzione psicologica concretizzatasi all’interno di un contesto in cui altre variabili hanno avuto, ed hanno, un ruolo rilevante e dalle quali non è possibile prescindere per una completa analisi.

Il clamore mediatico e il turismo macabro all’isola del Giglio, possono averlo influenzato?

A questa domanda è difficile rispondere poiché si tratta di entrare nell’intimo dei pensieri di una persona. Sicuramente i media in questo, come in altre vicende, hanno avuto un ruolo dominante (forse troppo) pertanto, secondo me, più che chiedersi come Schettino sia stato influenzato dal clamore mediatico, sarebbe interessante chiedersi cosa Schettino pensa dell’idea che la gente si è fatta della sua persona.. l’immagine mediatica che è passata in queste vicenda è quella di una capitano che ha abbandonato la propria nave, di un uomo che non ha assolto fino in fondo il suo dovere. Per certi aspetti sembra che l’opinione pubblica sia rimasta più colpita dall’abbandono della nave da parte del capitano che dal naufragio stesso.

Naufraghi e familiari delle vittime dopo averlo visto in tv, hanno dichiarato “Schettino si è già dimenticato di quello che ha fatto?”. Può aver rimosso le ore drammatiche vissute a bordo della Costa Concordia?

La rimozione è un meccanismo di difesa che permette ad una soggetto di “dimenticare” qualcosa che per lui è traumatico o altamente spiacevole e, la letteratura scientifica, evidenzia come nel suo complesso sia un fenomeno più raro di quanto si creda.
Nel caso in questione, per quella che è la mia conoscenza del caso, mi sento di escludere che Schettino abbia rimosso quei momenti drammatici anche perché, nella telefonata con Ferrarini descrive l’evento con dettagli e particolari che, qualora vi fosse stata rimozione, non sarebbero presenti. Detto in altri termini, se Schettino avesse rimosso quei momenti egli avrebbe detto, ad esempio, che la nave imbarcava acqua ma non sarebbe stato in grado di fornire spiegazioni proprio perché non ricordava altro.

Schettino non ha mai accennato alla conversazione telefonica con il comandante della capitaneria De Falco che gli ordinava di “salga a bordo, cazzo!”. Questa telefonata è arrivata quando Schettino si era dichiarato a Ferrarini un “uomo morto…” come può aver “influenzato” un ordine così perentorio su una mente così  sotto stress tanto da dichiararsi morto ?

La concomitanza delle telefonate, il precipitare degli eventi in così rapida successione, il notevole carico emotivo – la condizione era quella tra la vita e la morte e l’istinto di sopravvivenza è un istinto primordiale – possono aver influenzato i processi decisionali ad un livello tale per cui, l’ordine autoritario, seppure repentino e perentorio, potrebbe non essere stato rispettato proprio perché, Schettino aveva già abbandonato la nave ritenendosi, forse, in salvo.

Fonte: Panorama.it


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