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Erasmus+ ora punta sui liceali: un anno all’estero con borsa di studio

Creato il 07 aprile 2021 da Francesco Sellari @FraSellari

Il programma europeo per la mobilità di studenti e docenti raddoppia i fondi e punta sulle scuole superiori. Sara Pagliai dell’Indire: «Con la nuova programmazione viene fortemente potenziata la mobilità degli studenti: più soldi e procedure più snelle»

Erasmus+ punta liceali: anno all’estero borsa studio

Articolo originariamente pubblicato su Corriere.it

Erasmus+ riparte e rilancia con fondi raddoppiati e la volontà di coinvolgere maggiormente le scuole superiori. La nuova programmazione 2021-2027 prevede una dotazione complessiva di 26,2 miliardi di euro. Se si considerano i 2,2 miliardi per strumenti di cooperazione extra UE si arriva a un budget che doppia le risorse stanziate tra il 2014 e il 2020 (14,7 miliardi). Ora la Commissione Europea vuole spingere sulla mobilità degli studenti, di fatto mai decollata. Come? Semplificando la burocrazia e aumentando le risorse. I nostri liceali potranno così studiare all’estero anche per un intero anno scolastico.

La possibilità per gli studenti delle scuole secondarie superiori di fare un’esperienza di studio in uno dei 32 Paesi aderenti al programma non è in sé una novità. Ma fino ad oggi sono stati in pochi ad approfittarne. Stando ai dati forniti da Indire, Agenzia nazionale per la gestione dei Programmi europei per l’istruzione e la formazione, nel 2019 sono stati coinvolti in partenariati per lo scambio tra scuole 17.764 studenti. «Ma la stragrande maggioranza riguarda scambi di classe di pochi giorni o settimane. In un anno avremo finanziato una quarantina di mobilità di lungo termine, in media di tre/sei mesi», spiega la coordinatrice nazionale dell’agenzia Erasmus+ Indire, Sara Pagliai.

Dal 2014, Erasmus+ integra diversi precedenti programmi comunitari finalizzati alla mobilità di studenti e di tutto il personale del mondo della scuola e dell’università. In esso sono confluiti sia lo storico programma di scambi europei per gli universitari nato nel 1987, sia altri programmi come il Comenius, destinato appunto alla mobilità individuale degli alunni delle secondarie di secondo grado. «In questi anni, i finanziamenti Erasmus+ per il comparto scuola si sono indirizzati maggiormente sui progetti di scambi di classe o sulla formazione in servizio del personale docente – spiega la Pagliai -. Ora, con questa nuova programmazione, viene fortemente potenziata la mobilità individuale di studenti e studentesse. Sarà dunque possibile avere borse di studio per studiare in un altro Paese dell’Unione Europea, per soggiorni che potranno coprire tutto l’anno scolastico».

Per far sì che più scuole decidano di aderire a questo programma la procedura è stata semplificata. Fino ad oggi, per far partire i propri studenti, la scuola doveva trovare un istituto partner all’estero con il quale elaborare e cofinanziare un progetto di cooperazione della durata almeno biennale. Passati i due anni, nuovo progetto e nuova richiesta di approvazione. Ora invece, alla scuola basterà esprimere la volontà di attivare la mobilità per i propri studenti. Una volta accreditatasi presso Indire, la scuola non dovrà far altro che indicare, annualmente, le necessità finanziare. Quindi, per intenderci, specificare il numero degli studenti da coinvolgere e le borse di studio da attivare. Borse di studio che variano in base al Paese di destinazione e alla durata e vanno a coprire parte delle spese di viaggio e soggiorno. Rimane, chiaramente, la necessità di avere un rapporto solido con un istituto partner all’estero. A fine 2020, sono stati 287 i progetti accreditati, 30 dei quali presentati da consorzi. In totale, quindi, oltre 300 scuole.

Dunque, da una parte una procedura più snella all’interno del piano di mobilità della scuola. Dall’altra, un budget aumentato. All’Italia, per la mobilità di docenti e alunni sono destinati quasi 24 milioni di Euro. «C’è stato una riorganizzazione delle finalità politiche dell’Erasmus+- aggiunge la Pagliai –. La mobilità degli alunni diventa una priorità e le scuole che la prevedono verranno molto probabilmente finanziate. L’ambizione è quella di avere uno spazio comune europeo dell’istruzione, in cui i ragazzi usciti dalla scuola abbiano il proprio diploma riconosciuto in un altro paese, in modo che sia più facile iscriversi in una qualsiasi università europea. Speriamo che le scuole colgano questa opportunità».


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