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I nomi

Creato il 23 gennaio 2011 da Fabry2010

I nomi

Come è noto, la nostra Costituzione pur stabilendo che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” (Art. 1 Cost.), non prevede la rimozione diretta di un Presidente del Consiglio dei ministri con analogo atto di sovranità, neppure per fatti gravissimi. Il Governo, però, e chi lo presiede, “deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale” (Art. 94 Cost.). La “sovranità popolare”, dunque, una volta espressa a favore di date forze politiche (e non più nominalmente ai singoli, per effetto di una legge elettorale liberticida) resta in capo al Parlamento fino al suo scioglimento naturale, dopo cinque anni, o indotto, per l’impossibilità di funzionare regolarmente.
Se anche fosse prevista sulla Carta la sua rimozione dall’incarico per alto tradimento e attentato alla Costituzione, così com’è stabilito per il Presidente della Repubblica qualora vengano meno la fedeltà alla Repubblica e l’osservanza della Costituzione, anche in tal caso egli non sarebbe rimosso dal “popolo sovrano” ma posto in “stato d’accusa” dal Parlamento in seduta comune, con maggioranza assoluta dei suoi membri. (Artt.90-91 Cost).

E’ previsto che “Il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale.” (Art. 96 Cost.). Per il suo status, anche, di membro del Parlamento, è previsto che “senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene” egli non possa “essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza”. (Art. 68 Cost.). Qualora poi la condanna preveda come pena accessoria (Art. 28 C.P.) l’interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici, questa dovrebbe comportare in automatico la cessazione dall’ufficio di membro del Parlamento/Presidente del Consiglio dei ministri. Cosa che non mi risulta avvenga sistematicamente.

Considerato che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67 Cost.), e “I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri”, è evidente che sussiste una responsabilità diretta e personale, civile prima che politica, in capo a ciascun membro del Parlamento e del Governo, nell’ipotesi in cui siano posti in essere da un Capo del Governo o da singoli ministri atti gravemente pregiudizievoli dell’immagine interna ed internazionale del Paese. Nel caso di specie i fatti sono arcinoti; gli ultimi, in particolare, ma anche quelli che riempiono da anni le cronache dei quotidiani nazionali e stranieri, disvelando una classe politica priva di senso dello Stato e di sentimento etico, impermeabile al disprezzo di milioni di elettori.
Proprio perché la ragione che ha determinato l’ingresso in politica del premier è la stessa che ne determina la permanenza irriducibile, e che è inutile pertanto aspettarsi le sue dimissioni, appare ancora più inaccettabile l’acquiescenza e complicità di chi fa parte del Governo e, in Parlamento, dei partiti della sua coalizione. Essi sono, con lui, responsabili nominalmente, consentendo di fatto, col loro silenzio o sostegno, una deriva economica, culturale e sociale senza precedenti, anche grazie ad una strategia di disinformazione che interviene sul sistema informativo pubblico, quello ascoltato dalla maggior parte degli italiani.
Esistono dunque dei responsabili fattivi o silenti dello sfascio (QUI, QUI e QUI), noti o per nulla noti, che potevano opporre dei no e non li hanno opposti, potevano far cadere questo palcoscenico indecente e non l’hanno fatto. E’ giusto ricordarne i nomi, a futura memoria.

Sono a loro modo coerenti
nel loro asservimento.
Hanno ricevuto e
devono restituire
-prendendo le difese
del capo, condividendone
fatti e misfatti, negando
l’evidenza – fino alla fine,
sua, che verrà, certo,
prima o poi, e tutti allora
prenderanno le distanze
perché così va il mondo
questo mondo bello
e indecente che si assolve
e tutto dimentica.



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