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I perché della “mela” di Jobs

Da Nonsolopizzaecinema @audreyandgeorge

I perché della “mela” di Jobs Tra i miei ricordi d’infanzia riesco, di tanto in tanto, a recuperare svariati sogni che allora popolavano i miei pensieri: l’epoca, a cavallo fra gli anni 70 ed 80, era quella che instillava grandi miti (quantomeno per tutti i neo-fanatici del cyber-mondo in procinto di sbaragliare la realtà attorno a loro); fra questi c'era quello dei “piccoli gruppi di genietti, chiusi in un anonimo garage, che sfondano con un progetto rivoluzionario”. Di sicuro questi miti affollavano le mie fantasie: come non desiderare di far parte di uno di quei gruppetti? Di fatto, però, a sognare eravamo in tanti, ma solo pochi, anzi pochissimi, hanno seriamente provato a fare qualcosa di concreto; e va da sé che, di questi, solo un infinitesimo ha davvero avuto successo. Non è solo una questione di talento, ma anche d’istinto, coraggio, astuzia, ambizione (con un pizzico di cattiveria), visione, capacità di comunicare, di negoziare ed anche di influenzare gli altri. Infine c’è un ultimo ma fondamentale ingrediente: il “Fattore C”, quello senza il quale tutto il resto rischia di svanire in un’effimera nuvola di fumo. Steve Jobs ci è riuscito e, osservando bene il personaggio, tutti gli ingredienti elencati sopra sono prepotentemente presenti in lui, incluso (ovviamente) il Fattore C, che anche nel film è decisivo.
Mi è capitato di ascoltare commenti di spettatori colpiti molto negativamente da come il personaggio Jobs evolve nel corso della sua storia; ma quello che di solito sfugge è che la vita reale non è una favola: le persone cambiano, le situazioni anche, e quello che all’inizio era “il sogno”, se poi ha successo è destinato a diventare “amaramente concreto”, con tutti i relativi pro e contro. Jobs si è saputo adattare a questa cruda realtà (più o meno) mentre altri, vedendo svanire il sogno, hanno abbandonato la barca. In questo non c’è niente di malvagio: è semplicemente come vanno le cose nella vita reale, bisogna sapersene fare una ragione senza giudicare.
Una cosa che incuriosisce molto (e che mi permette di introdurre anche l’aspetto alimentare in modo piacevolmente nuovo) è come Steve Jobs sia arrivato a fare la scelta del nome della sua società: Apple, cioè mela. Nel film la cosa è sì evidenziata, ma anche trattata velocemente e -a mio parere- superficialmente. Invece sarei interessato ad approfondire la questione, perché la mela non è semplicemente un frutto che tutti conoscono, alla portata di chiunque, molto indicato per la salute e anche per la preparazione di un numero imprecisato di pietanze, ma entra in modo fondamentale nella nostra storia e nella nostra cultura: ·   Il frutto che fece cadere in tentazione Adamo ed Eva è una mela ·   una mela cadendo in testa a Isaac Newton, gli fece intuire la legge di gravitazione universale ·   la Apple Records è la casa discografica inglese fondata dai Beatles nel 1968
I perché della “mela” di Jobs
Non solo però: ·   la mela è il simbolo della città di New York (e chi non conosce la “Grande Mela”) ·   una mela fu messa in testa al figlio di Guglielmo Tell affinché egli la colpisse con una freccia ·   la mela è anche usata dalla regina cattiva (travestita da strega) per avvelenare Biancaneve ·   ed è infine grande protagonista nel mito del “pomo della discordia”, che ai miei occhi non sarebbe affatto da escludere!
Quale che sia la ragione vera, comunque, resta valido il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”, per cui applicatevi! Ad essere proprio del tutto onesti (anche se forse Steve a questo non poteva avere facilmente accesso) ci sarebbe anche il mitico “Mela Verde” dell’intimo Roberta!
Temo però che solo i “giovani dentro” come me conservino ancora memoria di quei favolosi esempi di “Fattore C”! Enjoy

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