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I perché della mostra “Machiavelli e il mestiere delle armi”

Creato il 31 ottobre 2014 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria
Alessandro Campi

Alessandro Campi e il ritratto di Machiavelli

di Elena Laudani

La Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia in collaborazione con la Cariperugia Arte ha inaugurato la mostra “Machiavelli e il mestiere delle armi” a Palazzo Baldeschi, C.so Vannucci 66.
Perché proprio la Fondazione Cassa di Risparmio, perché questa mostra e soprattutto che legame esiste tra il celebre fiorentino e l’Umbria?
Non tutti sanno che la Fondazione da anni svolge attività di valorizzazione culturale sul territorio: mettere in risalto il valore artistico dell’Umbria utilizzando e mettendo a disposizione i propri palazzi. A ciò segue il fatto che nel 2013 tutto il mondo ha ricordato i 5 secoli trascorsi dalla stesura dell’opera più importante e tradotta di Niccolò Machiavelli, “Il Principe”. Per ricordare questo evento sono state organizzate varie celebrazioni in Italia e all’estero e produzioni editoriali, come la stampa di due nuovi volumi che la Treccani ha voluto dedicare interamente a Machiavelli. Queste celebrazioni si concludono con coincidenze straordinarie che hanno poi rinvenuto un piccolo ritratto. Secondo lo storico d’arte Claudio Strinati, non solo raffigurerebbe il vero volto di Machiavelli, ma il tocco delle pennellate, l’impasto del colore e la geometria del disegno porterebbe ad una bottega fiorentina del cinquecento, del pittore italiano Giorgio Vasari. La tela del Vasari da Firenze sarebbe prima arrivata a Bruxelles, per mano di un generale statunitense di stanza alla Nato, per poi arrivare a raggiungere Jacksonville in Florida, abitando tra gli oggetti di un rigattiere americano. Il racconto si conclude con un acquisto su e-bay e l’acquirente insegna all’Università degli studi di Perugia, il Prof. Alessandro Campi. Il suo acquisto ha riportato a casa il volto del noto fiorentino che adesso si trova esposto a Perugia.
Ultima cosa da sapere: il legame tra il fiorentino e Perugia è più che spontaneo. Tra il 1498 e il 1512, Machiavelli ha ricoperto l’incarico di segretario della seconda cancelleria della Repubblica Fiorentina, ruolo politico molto delicato all’epoca, paragonabile a quella di un diplomatico di oggi. Proprio in quegli anni ha compiuto numerosi viaggi e tra i tanti arriva in Umbria. Tra lo Stato Pontificio e i territori fiorentini, le signorie umbre sono temute per la possibilità di poter destabilizzare i rapporti strategici e i confini territoriali. In questi anni Machiavelli in Umbria scrive “Ghiribizzi al Solderini” e ritiene pericolosi i condottieri umbri, i capitani di ventura: Giampaolo Baglioni, Vitellozzo Vitelli, Bartolomeo d’Alviano, il Gattamelata, Boldrino da Panicale. Loro ricordano la storia di una terra di combattenti che seguono il tema della mostra “Machiavelli e il mestiere delle armi”. Un ritratto inedito, materiale d’archivio e multimediale, capitani di ventura fino al 25 gennaio a Perugia per rivivere la storia politica del ‘500.



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