I pezzi che perdiamo per strada

Sono andato a vedere su Google Maps. In un Paese con strade degne di questo nome impiegherei meno di tre ore per arrivarci.
Non mi va di evocare pietà o buoni sentimenti, mi va di pensare, adesso che il nodo dell'angoscia si è fatto più lento. O meglio, mi va di ripensare.
Che forse non basta scrivere da un IPad per affermare di vivere un paese evoluto. Che i mostri, lo stupro, la voglia di violare la giovinezza sono orrori antichi.
Ma stupiditá e ignoranza, questa ignoranza, non si può sopportare. Che si parla di dolore composto. Io ho visto un padre incapace di relazionarsi al mondo esterno.
Che si va a cercare conforto dalla povertà e dalla miseria dell'anima tra le braccia di un Geova improbabile, in una religione inesistente.
Che le braccia di un contadino, bestia orco ma contadino, non abbiano almeno alzato la vanga per seppellire, ma buttato in una pozza di acqua lercia. E parlano di raptus.
Che si trovi normale, normale, che una bimba di 15 anni se la faccia al pub del paese col pasticciere di 27 anni, incolpevole del delitto ma sempre ventisettenne. Sotto gli occhi del paese intero, non nel buio di quel garage di merda.
Che soprattutto queste donne, quelle che prima capiscono, quelle che meglio ragionano, non abbiano capito e fatto niente.
Conoscendo Michele, mangiando con Michele, coricandosi con Michele, accoppiandosi con Michele.
Tra il Medioevo di Avetrana e la bambina dal trucco improbabile che voleva scappare di casa ci passano pochi metri.
Ma la strada non è lastricata, i pezzi li abbiamo perduti, e i sassolini di Pollicino non usano più.
Teniamo i cellulari adesso, ma quelli si possono spegnere, con calma. Dopo uno squillo a vuoto, dopo aver finito di stringere un collo.
A quelli che stanno fuori dalla caserma per linciare il più che probabile futuro infermo di mente chiamato Michele suggerisco di tornare a casa, come farò io, a cercare i pezzi che ci siamo persi per strada.
Se siamo ancora in tempo.


- Posted using BlogPress from my iPad

Location:Avetrana