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I PILASTRI DELLA TERRA – Recensione dei Lettori Estinti

Creato il 28 dicembre 2015 da Blog Dei Lettori Estinti @lettoriestinti

pilastri della terraTrama: I pilastri della Terra (The Pillars of the Earth) è un romanzo storico pubblicato nel 1989 dallo scrittore britannico Ken Follet.

Intorno al filo conduttore della costruzione di una cattedrale a Kingsbridge, località immaginaria  in Inghilterra, e sullo sfondo degli avvenimenti storici avvenuti  tra il 1123 e il 1174 – dall’affondamento della Nave Bianca dove morì l’erede al trono di Inghilterra, alla successiva lotta di potere e infine all’uccisone dell’arcivescovo Thomas Becket – si snodano le avventure dei personaggi tra gelosie, inganni, amori impossibili, guerre, maledizioni e morti misteriose.

L’opera, considerata il capolavoro di Follett, ha venduto oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo (1,3 milioni in Italia). Dello stesso autore esiste anche l’ideale proseguimento, Mondo senza fine, ambientato circa 200 anni dopo e pubblicato (nel 2007) a distanza di diciotto anni da I pilastri della Terra.

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Se non vi lasciate spaventare dalla mole di questo libro (sono ben 1030 pagine!!!) o se siete già amanti dei libri particolarmente corposi, vi consiglio vivamente questo best seller: non è infatti soltanto un bellissimo ed avvincente romanzo, scritto con efficacia e schiettezza, ma permette anche di comprendere come l’uomo sia sempre uguale a se stesso. Nonostlocandina pilastriante siano passati quasi più di 900 anni, le dinamiche politiche e sociali sono sempre le stesse.

Follet riesce a descrivere il Medioevo in modo molto realistico: si percepiscono lo studio e la ricerca seguiti dall’autore per realizzare un romanzo storico che possa essere veramente tale. La lettura di questo libro mi ha anche consentito di rivalutare molto quest’epoca: prima di leggerlo, pensavo che fosse soltanto un’epoca buia, di regresso rispetto allo splendore dell’antichità, caratterizzata da cose terribili come la caccia alle streghe, la peste, la fame. Invece, è molto di più. Nel romanzo, si nota benissimo la contrapposizione tra una borghesia mercantile che, partendo da zero e con la sola buona volontà si costruisce un futuro (tra l’altro il mercante di lana migliore è una donna, Aliena ), e la nobiltà, che vuole mantenere i suoi privilegi attraverso raggiri e raccomandazioni.  Alcuni personaggi del libro, come Aliena e Philip, sembrano incarnare la logica rinascimentale del “homo faber ipsius fortunae” ovvero “l’uomo è artefice della propria fortuna”.

Philip, il priore del monastero di Kingsbridge, ha riportato questo monastero al suo originario splendore dopo che il suo predecessore l’aveva gettato nella miseria: grazie a lui inizia la costruzione della cattedrale, rendendo così Kingsbridge una città florida.

Aliena, dopo aver perso tutto, dal titolo nobiliare alla verginità, a causa di uno stupro, riesce a rialzarsi, si rimbocca le maniche e diventa la mercantessa più ricca di Kingsbridge e dintorni.

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Questo libro mi ha insegnato che, nella vita, l’autocommiserazione non porta da nessuna parte: l’uomo deve essere ingegnoso e non deve mai abbattersi! I problemi sono sì degli ostacoli, ma possono anche diventare un modo per migliorarsi e per migliorare la propria vita, se affrontati con grinta esenza perdere la speranza.

Le persone che pensano di raggiungere gli obbiettivi attraverso raggiri, raccomandazioni ed inganni alla fine vengono ripagati con l’insuccesso e il fallimento completo; chi invece si dedica con passione al proprio lavoro e lotta per quello in cui crede alla fine è ricompensato in positivo.

“Il re era circondato da individui astuti e privi di scrupoli che si disputavano la sua attenzione e i suoi favori; e Philip li considerava spregevoli. Cercavano di acquisire posizioni e ricchezze che non meritavano. Non capiva esattamente il loro gioco; nel suo mondo, il sistema migliore per ottenere qualcosa consisteva nel meritarlo, non nell’adulare chi aveva il potere di concederlo.”

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Un altro tema è la contrapposizione tra Dio (e la religione cristiana) e il dio denaro.  Philip, oltre ad essere priore, incarna tutti i valori tipici del cristianesimo: è un frate che vuole davvero servire il suo Dio attraverso la laboriosità e l’impegno completo a servizio del monastero. Nel romanzo, ho percepito molto la presenza di una morale cristiana nei suoi valori positivi e di un Dio che dall’alto provvede e ricompensa chi veramente si  impegna.

Anche il “dio denaro” è sempre presente. L’uomo non cambierà mai:

“Nessuno fa mai niente per gratitudine” disse William ripentendo un detto della madre.

Purtroppo, l’uomo è egoista e meschino.  Nel 1123 e oggi l’unica cosa che muove alcuni individui senza scrupoli ad agire è solo il denaro, la brama di accumulare sempre più ricchezza e potere. Purtroppo, anchecattedrale alcuni preti e vescovi, proprio coloro che avrebbero il compito di guidare il popolo di Dio, si comportano in questo modo e si arricchiscono alle spalle dei più poveri.

Per fortuna non tutto il mondo è così: questo libro lancia un messaggio positivo.

E voi Lettori Estini cosa ne pensate? Avete già letto questo libro o avete intenzione di farlo?

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