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I preraffaelliti - waterhouse

Creato il 12 luglio 2013 da Giuseppeg
I PRERAFFAELLITI - WATERHOUSE Pur essendo nato appena un anno dopo la creazione della Confraternita, si può dire che per il pittore John William Waterhouse lo stile preraffaellita fu una questione di vocazione, se non proprio di anagrafe. Ce lo dimostrano i suoi dipinti, molto più simili a una variazione sul tema che a un insieme di unità indipendenti. Basta soffermarsi un momento sui volti delle sue donne: ci accorgeremo che è sempre lo stesso. Per il pittore, infatti, si è trattato di calare quel suo ideale di donna in più contesti, anch’essi ovviamente ideali, ispirati ai racconti arturiani o alle saghe medievali, ai personaggi di Shakespeare o alla mitologia greco-romana. Perché in fondo è proprio in questo che va riconosciuto il suo preraffaellismo: nella tentazione costante di tornare indietro, verso un passato che non esiste e in cui ambientare le sue fantasie. Figlio d’arte, visse senza troppi contrasti al’interno del clima così particolare dell’Inghilterra vittoriana. Il successo gli arrise quasi subito, e molti dei suoi dipinti furono delle vere e proprie icone del Simbolismo e persino dell’Art Nouveau. Ma proviamo a conoscerne alcuni.
I PRERAFFAELLITI - WATERHOUSE
Fiori portati dal vento (Windflowers), 1902. Forse la lunghezza delle gambe della donna è leggermente sproporzionata rispetto al resto del corpo, ma non importa, non è questo il punto. Il preraffaellismo non deve far sfoggio di naturalismo. È l’atmosfera che conta, e quella di certo non manca. Ci sembra di vedere una rappresentazione del vento, o forse della primavera o della giovinezza che va via; non lo so, vedete voi. Ma la bellezza dei suoi tratti, i lineamenti del volto, l’eleganza della posa e insieme l’uso un po’ sfumato dei colori rendono il tutto indimenticabile.
I PRERAFFAELLITI - WATERHOUSE
La sirena, 1901. Che cosa fa questa sirena su uno scoglio? A cosa pensa? A qualche naufrago che ha amato oppure, molto più probabilmente, soltanto alla propria bellezza? Il tema delle sirene è un tema caro ai simbolisti, oltre che ai preraffaelliti; è il tema della donna fatale, della donna-serpente: un suo sguardo è sufficiente a pietrificare l’amante, una sua semplice parola a distruggerlo. In questo caso, però, il pittore non è arrivato a tanto: la sua sirena non ci vede e non ci sente, non sa nemmeno che esistiamo; è come intrappolata in uno specchio, in una dimensione parallela e senza tempo. I colori terrosi non fanno che aumentare quest’impressione di distanza.
I PRERAFFAELLITI - WATERHOUSE
Miranda. La tempesta, 1916. Ancora un altro esempio, se volete. Questa figura in piedi davanti a un mare tempestoso rappresenterebbe perfettamente l’idea di sublime già descritta da Burke e da Kant, e messa in versi da Lucrezio in un famoso passo del De rerum natura. Sennonché, a ben guardare, quella figura di donna non rappresenta un riferimento intellettuale, come era stato per gli autori citati, ma essenzialmente sentimentale, o di partecipazione empatica: non c’è sublime se non c’è distanza. Quella donna, perciò, è essa stessa parte integrante del misterioso naufragio. Ma chi c’è in quella nave? Chi stava aspettando la donna? Non lo sapremo mai, ovviamente. Però una cosa la sappiamo: se quella nave potesse affondare, affonderebbe anche la donna, certamente. L’intero quadro scomparirebbe, e noi d’un tratto ci troveremmo a fissare una parete bianca. 

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