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I professionisti dell’AntiMario

Creato il 14 ottobre 2013 da Federico85 @fgwth
Chi è il vero Mario? Una calamita e un parafulmine mediatico?Una vittima o uno stupido carnefice del suo talento?

Chi è il vero Mario? Una calamita e un parafulmine mediatico?Una vittima o uno stupido carnefice del suo talento? Forse niente di tutto ciò

    • Why Always Him? Perché sempre lui? Le polemiche intorno a Mario Balotelli segnano una frequenza sovrumana: l’ordine non è quello della settimana o del giorno, ma addirittura dell’ora. Ripercorriamo solamente gli ultimi quattro giorni:
    • Venerdì 11 ottobre: Balotelli ha un fastidio muscolare, non vuole giocare contro la Danimarca e vuole tornare a casa lasciando il ritiro della Nazionale. Prandelli, giustamente dal suo punto di vista, si oppone perché gli esami non segnalano nulla di grave e lo fa restare col gruppo. I media naturalmente montano il caso di Balotelli che non vuole giocare con la Nazionale per preservarsi, vaticinando sull’invenzione o meno del problema muscolare. Daniele De Rossi, giocatore della Roma, aveva lasciato giorni prima, dopo poche ore, il ritiro azzurro per una tendinopatia all’inserzione dell’adduttore sinistro. Nessuno, giustamente, ha battuto ciglio e ha subdolamente pensato all’imminente Roma-Napoli di venerdì 18.
    • Sabato 12 ottobre: Balotelli lamenta dei fastidi gastroenterici (problema di cui soffre spesso, dovuto probabilmente a una malformazione intestinale che lo costrinse a subire un’operazione appena nato e a passare in ospedale a Palermo i primi due mesi di vita) che lo debilitano. Di nuovo scoppia il caos, con giornalisti che domandano a mezzo telecamera al Professor Enrico Castellacci, medico della Nazionale, se «uno con problemi gastroenterici è giustificato a stare a casa». Arrivando a fare domande degne del Nobel per la medicina, o forse del livello del loro acume: «Che sintomi ha?».
    • Domenica 13 ottobre, giornata campale. Primo tempo: Mario fa un tweet in cui linka (al contrario) un titolo della Gazzetta dello Sport che lo eleva a simbolo anti-camorra, corredato da un suo commento contrariato:

Questo lo dite voi! Io vengo perché il calcio e bello e tutti devono giovarlo dove vogliono e poi c’è la partita!!!! pic.twitter.com/fl4dkHlcb0

— Mario Balotelli (@FinallyMario) October 13, 2013

Apriti cielo. Scatta l’ennesima bagarre la cui logica di fondo è: se non è anti-camorra, allora è sotto sotto a favore. E rispuntano i giri di Balotelli alle Vele di Scampia nel giugno 2010 e le voci (diffuse da un pentito) sul suo presunto ruolo di “spacciatore per gioco” in quella visita al triste simbolo del degrado e della criminalità della periferia Nord di  Napoli. Ora, Balotelli è stato certamente ingenuo e poco accorto nel farsi organizzare una gita simile, ma bisogna riflettere: a 20 anni, nel pieno dell’onda di dibattito e polemiche seguenti al film Gomorra basato sul libro di Roberto Saviano, la fascinazione per quel mondo fatto di crimine e decadenza a tutto tondo è, purtroppo, un fenomeno tutt’altro che isolato. Una sorta di sindrome da Scarface, Carlito’s Way o, per restare all’Italia contemporanea, da Gomorra o Romanzo Criminale. Il fascino del crimine proiettato sul grande e piccolo schermo. Chi gli sta intorno e li vuole bene, famiglia in testa, dovrebbe spiegargli perché quel mondo non va in realtà desiderato o guardato davvero con inconscia ammirazione.

  • Domenica 13 ottobre, secondo tempo: arrivato in treno da Roma alla stazione Centrale di Napoli con la squadra azzurra, accerchiato da una folla in tripudio e da tanti obiettivi e telecamere, Balotelli dà una manata a una telecamera Sportmediaset in preda a un raptus di nervosismo per una marcatura asfissiante. Inutile dirlo, il video in poche ore fa il giro di siti e telegiornali che gridano all’ennesima balotellata.
  • Lunedì 14 ottobre. Mario non fa niente, si allena coi compagni sul campo del Nuovo Quarto, squadra che è diventata a Napoli il simbolo della riscossa per la legalità attraverso lo sport, osannato insieme a Insigne dai tanti bambini assiepati in tribuna. Una Senatrice del Pd presente all’evento, Rosaria Capacchione, riferendosi ai suoi gesti e in particolare al tweet “incriminato” per la sua riluttanza, lo apostrofa con gentilezza: «Mario Balotelli è un imbecille». Ora, Rosaria Capacchione è per la sua encomiabile e indefessa lotta, da giornalista, alla camorra un fulgido esempio per chiunque. Costretta a vivere sotto scorta per le numerose minacce ricevute, è oggi membro della Commissione Antimafia. Però anche le icone anti-camorra ogni tanto possono, se non sbagliare, eccedere. Forse per la loro appassionata sensibilità sul tema.

Da Mario Balotelli si pretende di tutto. Che segni, faccia il bravo e si presti a operazioni di solidarietà senza battere ciglio. Come Messi, il bravo ragazzo con la faccia un po’ tontarella cui si perdona anche come un peccatuccio veniale un’evasione multimilionaria. Mario non è Messi però. Non lo è calcisticamente, e non lo è come personaggio. Non è nemmeno un bad-boy, come lo si ama dipingere. Mario è uno che vorrebbe vivere la sua vita e che spesso, come tutti, sbaglia. Però che sbagli fa comodo a molti. Sull’ara dello show-business, che ormai ha travolto anche certa informazione sportiva, occorre immolare il più spesso possibile una balotellata come agnello sacrificale. E quando questa non accade, si cerca di provocarla e favorirla in tutti i modi. Perché tanto, poi, i riflettori si accendono su Balotelli e non certo su chi quei riflettori li ha puntati. Due colpi in uno: chi fa uscire la notizia cerca di massimizzarne l’eco e il profitto; chi la legge/guarda, giudicando come fa Rosaria Capacchione Balotelli un cretino, sente più limpida e pulita la propria coscienza insultando un 23enne ricco, stupido e cafone che non capisce la gravità e la complessità delle cose dall’alto della sua vita da privilegiato. Si scaglia Balotelli nel tritacarne dell’opinione pubblica e poi si pretende che risponda come un automa ai diktat di questo universo. In quel famoso tweet, aldilà delle interpretazione “anti” o filo-camorriste che lasciano il tempo che trovano, c’è soprattutto questo: “lasciatemi giocare a calcio, quello è il mio mestiere ed è ciò che mi rende felice. Tutto il resto è affare vostro”. Menefreghista o cafone, forse, ma almeno sincero e non ipocrita.



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