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I pulitori di statue

Creato il 11 aprile 2014 da Simone D'Angelo @SimonDangel
I pulitori di statue

Batteri speciali sono in grado di restaurare superfici murarie e sculture

In una costruzione rinascimentale sul colle romano del Palatino sono stati applicati ceppi di batteri in grado di effettuare un biorestauro conservativo in cui idrocarburi e patine sono stati eliminati attraverso specifici e selezionati microrganismi.

«Nella nostra collezione Enea – Lilith ci sono circa 500 ceppi batterici selezionati in anni di lavoro», spiega Anna Rosa Sprocati, responsabile delle attività di biorestauro. «I ceppi batterici che abbiamo impiegato vengono da miniere italiane e polacche e dalle tombe etrusche di Tarquinia ed erano stati scelti in origine perché adatti, grazie alle loro caratteristiche metaboliche, ad azioni di risanamento ambientale. I microrganismi hanno agito in modo selettivo nutrendosi delle sostanze proteiche che rappresentavano in quel caso la loro unica fonte di carbonio o dissolvendo i depositi inorganici attraverso prodotti del loro metabolismo».

Il processo è coperto da un brevetto Enea e si sta applicando in numerosi casi, come il restauro di statue italiane del primo Novecento. «Grazie a tali batteri in grado di metabolizzare gli idrocarburi siamo riusciti a rimuovere dalla Lupa di Grazioli, rimasta all’aperto per 40 anni, parte dei residui nerastri causati dall’inquinamento urbano», dichiara la ricercatrice.

Poichè nel resturo si usano spesso prodotti tossici e spesso aggressivi anche per l’opera d’arte, «usando i batteri si potrebbero sviluppare prodotti sicuri, innocui e a basso costo. I batteri rappresentano una miniera di funzioni oggi ancora in gran parte inesplorate a cui attingere per molteplici applicazioni».

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