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I racconti dell’Alhanna, parte quinta. Pausa

Creato il 30 agosto 2014 da Annerrima

Qualche volta bisogna fermarsi in un viaggio, fermarsi per necessità tecniche – per me la scusa oggi è fare la lavatrice – e metabolizzare il viaggio. La pazza folla di Sultanhamet comincia a sfiancarmi, così oggi abbiamo deciso di fermarci un attimo, e di tornare in quello che ieri mi è parso un’oasi di pace e tranquillità.
Ieri infatti, sono stata al Museo dell’Innocenza, voluto da Orhan Pamuk, autore dell’omonimo romanzo, nella Istanbul moderna (“di là dal aghe”, oltre il Corno d’Oro), e ho scoperto un posto davvero magico. Che raccoglie oggetti della quotidianità turca – le sigarette spente di Kemal-Fünur, i bicchieri di raki, liquore all’anice amato dal protagonista, la patente di Fünur, ritagli di giornali, vecchie fotografie, e molto altro, seguendo una logica ben precisa.
L’idea dello scrittore è stata quella di raccogliere migliaia di oggetti nei mercatini e di inserirli in teche di vetro, ogni teca corrispondente a un capitolo del suo libro, che tra l’altro è stato concepito nella casa in cui si trova il museo. Il risultato è una poetica immersione nella storia turca, dove la storia narrata è un pretesto per raccontare altre storie e soprattutto per raccontare la Storia di questo Paese.
Spesso chi fa il mio lavoro ritiene che l’arte, specie contemporanea, sia qualcosa di avulso dalla propria realtà, in una dicotomia tra la letteratura, secondo queste persone fatta di concretezza, e l’arte, ritenuta “fuffa”. Ecco, questo museo è l’esatta dimostrazione del contrario: letteratura e arte non sono e non devono essere mondi a se stanti, né compartimenti stagni; la vita è un bellissimo intrecciarsi di storie che vanno a raccontare la Storia, ciascuna a modo loro, e fermarsi a guardare quelle storie e la Storia significa guardarne pezzettini fatti di oggetti della quotidianità.

[Stendo i panni e poi torno a vedere la città prima di ripartire, poi vi racconto.]

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