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I rapporti energetici tra Italia e Algeria. Un’analisi geopolitica

Creato il 17 ottobre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
I rapporti energetici tra Italia e Algeria. Un’analisi geopolitica

I rapporti tra l’Italia e l’Algeria sono oggigiorno considerati dagli stessi rispettivi servizi diplomatici come “ottimi”. L’Italia rappresenta il secondo importatore di beni algerini (quasi esclusivamente gas naturale e petrolio), e il terzo fornitore di beni e servizi, con volumi di esportazione che si aggirano intorno al valore di 3800 miliardi di euro. Le imprese italiane di vari settori – tra cui settori chiave quali le costruzioni, la sicurezza e l’energia – sono stimate e rispettate nel Paese nordafricano, e riescono con regolarità ad accedere ai cantieri e ai progetti di sviluppo più ambiti. L’ambasciata italiana di Algeri, situata a Villa Hesperia, è considerata d’altronde come uno dei distaccamenti diplomatici più belli e imponenti d’Algeri, e durante le varie fiere professionali organizzate per far incontrare imprese straniere e progettatori, gli stand italiani sono tra i più trafficati e seguiti.

Questa proficua relazione bilaterale è stata costruita nel tempo, ed ha cominciato a svolgersi intorno al mercato primario che lega i due Paesi: il mercato del gas naturale. Non è recente il rapporto energetico che unisce i due Paesi mediterranei: i primi scambi commerciali avvennero quando l’Algeria era ancora un dipartimento francese, ma fu dopo l’accesso all’indipendenza che il legame energetico si fece indissolubile. Indipendenza che fu peraltro fortemente appoggiata dai grandi uomini che fecero dell’Italia del Miracolo un Paese di successi e prosperità. Primo fra tutti, fu proprio il visionario Mattei a gettare le basi di quella che divenne una relazione diplomatica e commerciale affermata. Relazioni economiche che si sono espanse e consolidate fino ad oggi, e che visti gli eventi attuali potrebbero aggrandirsi ancora di più. Oggi, infatti, l’Italia è sottoposta a nuove sfide riguardanti la propria sicurezza energetica, e l’Algeria potrebbe giocare un ruolo di primo piano. Per mancanza di risorse proprie, l’Italia è, infatti, dipendente dalle importazioni di gas naturale, che ammontano al 90% del fabbisogno energetico nazionale. De facto, l’Italia è il quarto più grande Paese importatore di gas naturale nel mondo, e l’Algeria rappresenta il primo partner commerciale per quanto riguarda l’importazione di gas naturale.

Quest’analisi tenta in un primo luogo di ripercorrere la storia dei rapporti bilaterali tra Italia e Algeria, soffermandosi in particolare sugli scambi energetici, e in seguito di trattare i possibili scenari futuri legati alla sicurezza energetica nazionale, analizzando il ruolo di primario interesse che potrebbe giocare l’Algeria.

L’era Mattei e l’inizio dei rapporti commerciali

Le basi del solido rapporto diplomatico e commerciale che lega l’Italia e l’Algeria, furono gettate dal fondatore dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), Enrico Mattei. Fervente sostenitore dell’Algeria indipendente, Mattei fondò l’ENI nel 1953: neanche un anno dopo avvenne la “Toussaint Rouge”, evento che scatenò la lunga ed estenuante guerra di liberazione dell’Algeria da parte del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), a discapito della Francia e delle organizzazioni paramilitari franco-algerine come l’Organizzazione dell’Armata Segreta (OAS), che combattevano insieme per il mantenimento del dominio di Parigi sull’Algeria. L’Italia dell’epoca, uscita sconfitta dal conflitto mondiale, ufficialmente non appoggiò nessuna delle due fazioni, sicuramente per non danneggiare i rapporti con un Paese europeo combattuto durante la seconda guerra mondiale. In compenso, tramite esponenti del complesso energetico e industriale italiano quali appunto Mattei, ma anche tramite personalità politiche e culturali di primo piano tra i quali spiccavano Giorgio La Pira, all’epoca sindaco di Firenze, oppure l’editore Giangiacomo Feltrinelli che tradusse varie denunce della situazione algerina, l’Italia riuscì a dare un appoggio concreto – seppur in maniera ufficiosa – al fronte indipendentista algerino. Durante la guerra d’indipendenza, Mattei ebbe l’occasione di trattare con i maggiori esponenti del FLN, con cui definì una strategia energetica per la futura Algeria indipendente.

Ansioso di poter sgomitare il cartello del petrolio mondiale (all’epoca composto dalle grandi compagnie anglosassoni), Mattei rivoluzionò i metodi di gestione e di estrazione delle risorse, assicurando ai Paesi possedenti delle riserve un dividendo paritario e quindi un beneficio maggiore. Con quest’approccio terzomondista e autenticamente indipendente, Mattei riuscì nell’impresa di dotare da una parte il governo algerino provvisorio con dei piani strategici per il futuro energetico dell’Algeria, e d’altra parte di assicurare all’ENI e all’Italia una fonte di approvvigionamento di gas naturale sicuro sul medio e lungo termine. I consigli di Mattei sul futuro energetico dell’Algeria indipendente, che arrivavano agli esponenti del FLN tramite Mario Pirani – uomo di Mattei installato sotto copertura a Tunisi – prevedevano, tra le altre cose, la creazione di un gruppo nazionale d’idrocarburi algerino di proprietà statale, con cui l’ENI avrebbe potuto lavorare in un quadro istituzionale.

Questo progetto sostenuto da Mattei sviluppò, grazie anche al savoir faire italiano messo a disposizione, la compagnia statale algerina SONATRACH, attiva ancora oggi nella gestione delle risorse energetiche nazionali algerine. Mattei riuscì a vedere l’Algeria indipendente, ma non poté mai recarvisi di persona: morì nei cieli di Bascapé il 27 ottobre 1962, l’anno dell’indipendenza. Cinque giorni dopo la sua morte, sarebbe dovuto andare a visitare, per la prima volta, l’Algeria che aveva aiutato a realizzare. A riprova dell’importanza di questo periodo, e del ricordo lasciato da Mattei in Algeria, fu organizzato dall’Ambasciata italiana un convegno (patronato dal Presidente della Repubblica Bouteflika) sul ruolo di Mattei nella lotta per l’indipendenza del Paese. Come dimostrato dal convegno, ancora oggi un gran numero di politici e intellettuali algerini ricorda con vigore il supporto di uomini come Mattei, sottolineando l’apporto concreto che portarono alla causa dell’Algeria indipendente.

Anche dopo la morte di Mattei, l’ENI continuò a operare con il governo algerino con l’obiettivo di fornire le risorse energetiche necessarie al sostentamento della crescita economica italiana. Cosi nel 1978, cominciò la costruzione del gasdotto Transmed, soprannominato simbolicamente “Gasdotto Enrico Mattei”, con una prima capacità di 12,3 miliardi di metri cubi. Dopo vari e regolari potenziamenti tecnici, oggi lo stesso gasdotto Mattei può trasportare 27 miliardi di metri cubi di gas naturale, mentre un’ulteriore potenziamento è in corso di installazione. Da questo gasdotto provengono interamente le importazioni di gas naturale dall’Algeria. Infine, dopo il tracollo dell’Unione sovietica, numerose sono le imprese italiane approdate in Algeria. Colossi quali Finacantieri, Buzzi-Unicem o Rizzani De Eccher, hanno messo basi solide in un Paese che ha approvato l’ultimo piano quinquennale di sviluppo mettendo a disposizione un budget di centinaia di miliardi di euro.

La sicurezza energetica italiana e i possibili scenari legati all’Algeria

Le ultime evoluzioni politiche e strategiche internazionali rischiano di mettere l’Italia in una posizione d’insicurezza per quanto riguarda le riforniture energetiche. La situazione in Libia è la prima fonte d’incertezze per quanto riguarda l’approvvigionamento di risorse energetiche. Dopo la rivoluzione libica e la conseguente destituzione del colonnello Muammar Gheddafi, le importazioni di gas e petrolio dalla Libia sono entrate in una fase di continua incertezza. Anche se uno dei primissimi provvedimenti del governo Monti in politica estera fu proprio quello di far riconfermare i contratti siglati tra ENI e il governo libico durante l’era Gheddafi, le importazioni di gas e petrolio hanno subito una durissima contrazione. Nonostante gli impegni confermati dal governo provvisorio libico e riconfermati dal primo governo, a causa dell’instabilità causata dal crollo del regime, gli approvvigionamenti italiani sono stati seriamente compromessi. I gruppi armati e le bande armate che infestano il Paese hanno cominciato ad attaccare le aree di estrazione, con l’obiettivo di ricevere soldi – la logica è quella del pizzo – in cambio di protezione. Alcune bande hanno cominciato anche ad operare rapimenti, rendendo difficile il quadro lavorativo del Paese.

Ma la situazione libica non è l’unica a destare preoccupazione per il futuro approvvigionamento di risorse energetiche. Con la rivolta di Maidan a Kiev e la conseguente secessione referendaria della Crimea, a cui bisogna aggiungere la guerra civile per l’est del Paese, gli approvvigionamenti di gas potrebbero subire delle fluttuazioni pericolose. L’Italia, insieme agli altri Paesi membri dell’Unione Europea, importa il 43% del fabbisogno energetico dalla Russia, implicata negli avvenimenti ucraini e presa di mira, dagli Stati Uniti in primis seguiti dagli alleati NATO, da una serie di misure d’embargo. Per ora, l’embargo non riguarda le forniture energetiche, e secondo alcuni analisti non sembra probabile un taglio alle forniture di gas naturale all’Europa. È altresì vero che, vista la rapida evoluzione della situazione, l’Unione Europea potrebbe sotto crescenti pressioni statunitensi – forti delle recenti scoperte sul gas di scisto – mettere in atto la sanzione più dura e temuta dalle due parti: il rifiuto del gas naturale russo. Per quanto considerato come remoto, questo scenario resta un’eventualità: i gruppi di pressione statunitensi legati al mercato del gas di scisto sembrano determinati a voler ridurre la dipendenza energetica europea e di conseguenza anche italiana verso il gas russo. L’Italia, secondo più grande importatore europeo del gas russo, rischierebbe quindi di ritrovarsi con un deficit energetico che avrebbe conseguenze durissime sul prezzo dell’energia, ritrovandosi in una posizione di estrema insicurezza energetica.

È proprio in questa situazione di incertezze future che l’Algeria potrebbe giocare un ruolo fondamentale per la sicurezza nazionale. Il progetto “Gasdotto Algeria Sardegna Italia” (Galsi), è un progetto che vede la costruzione di un gasdotto che parta dall’Algeria e arrivi a Piombino, passando per la Sardegna. Questo gasdotto avrebbe una capacità iniziale di 8 miliardi di metri cubi l’anno, a cui andrebbero ad aggiungersi eventuali potenziamenti (come nel caso del Gasdotto Mattei). Con questa mossa, l’Italia potrebbe aggiudicarsi un’ulteriore fonte di approvvigionamento, anche se il progetto è ancora fermo alla richiesta delle autorizzazioni. L’Italia però, attualmente ha preferito concentrarsi sul progetto del Trans Adriatic Pipeline (TAP), che entro il 2019 potrebbe trasportare il gas azero direttamente in Puglia, attraversando la Turchia e i Balcani.

Perché attualmente il Galsi resta in secondo piano? Perché il Presidente della Repubblica algerino, Bouteflika, è in condizioni di salute precarie: alle ultime elezioni non poté neanche presentarsi davanti agli schermi per la campagna elettorale. L’Algeria, Paese che ha subìto una guerra civile negli anni ottanta, potrebbe rischiare nuove instabilità nel caso il Presidente dovesse venir meno. La successione non è ancora chiara, e i gruppi di potere nazionali legati a diverse casacche hanno già incominciato la futura campagna elettorale. Non a caso, il segretario del FLN Saadani ha, per la prima volta nella storia del Paese, criticato apertamente l’operato dei Servizi Segreti algerini creando un vespaio politico. La campagna di successione, d’altronde, potrebbe essere bloccata dal ritorno delle pressioni fondamentaliste. Anche se oggi gli emiri più importanti di Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI) si trovano nel nord del Mali per creare l’Azawadh Islamico, potrebbero attraversare le porose frontiere del sud, creando disordine nelle regioni meridionali dell’Algeria dove si trovano appunto le riserve di gas. Tra gli emiri più temuti c’è Mokthar Belmokhtar detto “il guercio”, forte di una brigata di 4.000 uomini e ora alle prese con le truppe francesi in Mali.

Conclusione

I rapporti diplomatici e commerciali che legano Italia e Algeria sono solidi, e contengono accordi sia politici sia commerciali. D’altronde, tali rapporti hanno radici storiche che risalgono alla guerra d’indipendenza e agli aiuti ricevuti da parte d’imprenditori visionari come Mattei. Dopo l’apertura del mercato energetico grazie a Enrico Mattei, tutta una serie di imprese hanno potuto cominciare a fare affari con il Paese nordafricano, che annualmente mette a disposizione un portafoglio di investimento da decine di miliardi di euro. Tali legami commerciali, potrebbero addirittura ingrandirsi nel caso in cui la sicurezza energetica italiana fosse messa a repentaglio dalla situazione libica o dalla guerra di sanzioni con la Russia. Il Galsi per esempio, è un progetto del tutto che potrebbe salvaguardare gli approvvigionamenti energetici italiani nei prossimi anni. In compenso, anche l’Algeria potrebbe, nel caso avvenisse una successione difficile alla Presidenza della Repubblica, ritrovarsi in condizioni tali da non poter assicurare le richieste italiane.


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