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I Rockefeller di Raqqa: come il petrolio dell’ISIS arriva in Israele

Creato il 29 novembre 2015 da Neovitruvian @neovitruvian

Il petrolio prodotto dallo Stato islamico finanzia la sua sete di sangue. Ma come viene estratto, trasportato e venduto? Chi sta comprando, e in che modo raggiunge Israele?

L’ISIS utilizza i milioni di dollari di proventi ottenuti dal petrolio per espandere e gestire vaste aree sotto il suo controllo, in cui vivono circa cinque milioni di civili.

L’IS vende petrolio iracheno e siriano per un prezzo molto basso alle reti e alle mafie curde e turche, che loi vendono poi al governo regionale del Kurdistan.

Successivamente viene trasportato dalla Turchia ad Israele, tramite intermediari conosciuti o meno.

L’IS sostiene di non voler vendere intenzionalmente petrolio ad Israele, accusando gli agenti che lavorano nei mercati internazionali.

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GIACIMENTI DI PETROLIO

Nei pressi dei giacimenti petroliferi controllati dall’ISIS in nord Iraq e Siria orientale, ci sono cartelli con la scritta: “. E` severamente vietato fotografare – i violatori mettono a rischio la loro sicurezza”.

In questi giacimenti si produce per sette/nove ore al giorno, dal tramonto all’alba, mentre la produzione è in gran parte sotto la supervisione di lavoratori iracheni e degli ingegneri che lavoravano precedentemente (alla presa del territorio da parte dell’IS) nel sito petrolifero.

L’IS è fortemente dipendente dalle sue entrate petrolifere. L’apporto dai suoi altri “redditi”, ad esempio da donazioni e riscatti sta lentamente diminuendo. I lavoratori nei campi petroliferi IS e le loro famiglie sono trattati bene, in quanto fondamentali per la sopravvivenza finanziaria del gruppo.

La capacità di estrazione del petrolio e` ulteriormente aumentata nel 2015 quando il gruppo, ottenne, macchine idrauliche e pompe elettriche dopo aver preso il controllo dei giacimenti petroliferi di Allas e Ajeel vicino alla città irachena di Tikrit.

Il gruppo ha anche sequestrato le attrezzature di una piccola compagnia petrolifera asiatica la quale stava lavorando in un giacimento petrolifero vicino alla città irachena di Mosul.

La produzione di petrolio in Siria si concentra sui giacimenti petroliferi di Conoco e al-Taim, ovest e nord-ovest di Deir Ezzor, mentre in Iraq il gruppo utilizza i giacimenti di al-Najma e al-Qayara nei pressi di Mosul. Un certo numero di giacimenti più piccoli sia in Iraq che in Siria sono utilizzati dal gruppo per le esigenze energetiche locali.

Secondo le stime basate sul numero di petroliere che lasciano l’Iraq, oltre alle fonti di al-Araby nella città turca di Sirnak, al confine con l’Iraq, attraverso la quale e` possibile contrabbandare il petrolio, l’IS sta producendo una media di 30.000 barili al giorno da il petrolio iracheno e siriano.

EXPORT

Al-Araby ha ottenuto informazioni su come il petrolio viene contrabbandato da un colonnello dei servizi segreti iracheni che manteniamo anonimo per la sua sicurezza.

L’informazione è stata verificata da funzionari della sicurezza curdi, da dipendenti che lavorano alla frontiera di Ibrahim Khalil tra la Turchia e il Kurdistan iracheno, e da un funzionario presso una delle tre compagnie petrolifere che si occupano di petrolio contrabbandato dall’ISIS.

Il colonnello iracheno, che insieme agli investigatori americani sta lavorando su un modo per fermare i flussi di finanziamento del terrorismo, ha spiegato ad al-Araby il percorso del petrolio contrabbandato, dai punti di estrazione nei giacimenti petroliferi iracheni verso le sue destinazioni – che prevedono in particolare il porto di Ashdod, in Israele.

“Dopo che l’olio viene estratto e caricato, le petroliere lasciano la provincia di Ninive e si dirigono a nord verso la città di Zakho, 88 km a nord di Mosul,”, afferma il colonnello.

Zakho è una città curda nel Kurdistan iracheno, proprio sul confine con la Turchia.

“Dopo che i camion di petrolio IS arrivano a Zakho – normalmente 70-100 alla volta – si incontrano con le mafie che gestiscono il contrabbando di petrolio, un mix di curdi siriani e iracheni, oltre ad alcuni turchi e iraniani”, ha continuato il colonnello.

“Il responsabile della spedizione del petrolio, lo vende al miglior offerente”, il colonnello ha aggiunto.

La concorrenza tra bande organizzate ha raggiunto il culmine, e l’assassinio di capi mafia è diventato un luogo comune.

Il miglior offerente paga tra il 10 e il 25 per cento del valore del petrolio in contanti – dollari – e il resto viene pagato dopo, secondo il colonnello.

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Gli autisti consegnano i loro veicoli ad altri autisti che hanno i permessi e le carte per attraversare il confine con la Turchia, assieme al loro prezioso carico. Agli autisti originali vengono dati dei camion vuoti e rispediti in aree controllate dall’ISIS.

Secondo il colonnello, tali operazioni si svolgono in varie locations, alla periferia di Zakho. I luoghi di incontro vengono decisi per telefono.

Prima di attraversare le frontiere, le mafie trasferiscono il greggio a raffinerie rudimentali di proprietà privata, in cui il petrolio è riscaldato e di nuovo caricato su camion che finalmente attraverseranno la frontiera di Ibrahim Khalil in Turchia.

L’affinamento rudimentale, secondo il colonnello, viene eseguito perché le autorità turche non consentono il passaggio del petrolio greggio, a meno che non vi sia la licenza da parte del governo iracheno.

La fase iniziale di affinamento viene condotta per ottenere documenti che attestino il trasporto di derivati ​​del petrolio, i quali sono autorizzati attraverso il confine.

Secondo l’ufficiale dei servizi segreti, i funzionari di frontiera ricevono grandi tangenti dalle locali bande di contrabbandieri.

Una volta in Turchia, i camion continuano verso la città di Silopi, dove il petrolio viene consegnato ad una persona che si fa chiamare Dr. Farid o Hajjid Farid o zio Farid.

Lo zio Farid è un uomo sulla cinquantina con la doppia cittadinanza greco-israelita. E` di solito accompagnato da due possenti guardie del corpo in una Jeep Cherokee nera. A causa dei rischi nel scattare una foto allo zio Farid, abbiamo un disegno del suo aspetto.

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Una volta all’interno della Turchia, il petrolio è indistinguibile da quello venduto dal Governo regionale del Kurdistan, in quanto entrambi sono venduti “illegalmente” e “senza licenza”.

Le aziende che acquistano il petrolio KRG (governo regionale del Kurdistan) acquistano anche quello dell’IS, secondo il colonnello.

LA STRADA PER ISRAELE

Dopo aver pagato gli autisti, gli intermediari e  le tangenti, il profitto dell’ISIS è di $ 15 / $ 18 al barile. Il gruppo attualmente fa $ 19.000.000 in media ogni mese, secondo l’ufficiale dei servizi segreti.

Lo zio Farid possiede un business di import-export con licenza che usa per stipulare accordi tra le mafie di contrabbando che comprano il petrolio e le tre compagnie petrolifere che esportano il petrolio in Israele.

Al-Araby ha i nomi di queste società e i dettagli dei loro traffici illeciti. Una di queste aziende è anche supportata da un funzionario occidentale di altissimo profilo.

Le aziende competono per comprare il petrolio di contrabbando e poi trasferirlo in Israele attraverso i porti turchi di Mersin, Dortyol e Ceyhan, secondo il colonnello.

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Al-Araby ha scoperto diversi broker che lavorano nello stesso settore di zio Farid – tuttavia e` lui il broker più influente ed efficace quando si tratta di marketing nel contrabbando di petrolio.

Un documento scritto dagli ingegneri navali George Kioukstsolou e Dr Alec D Coutroubis presso l’Università di Greenwich traccia il commercio di petrolio attraverso il porto di Ceyhan, e ha trovato una correlazione tra i successi militari dell’IS e i picchi nella produzione di petrolio.

Nel mese di agosto, il Financial Times ha riferito che Israele ottenne il 75 per cento delle sue forniture di petrolio dal Kurdistan iracheno. Più di un terzo di tali esportazioni passano attraverso il porto di Ceyhan.

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Kioukstsolou ha detto a al-Araby al-Jadeed che questo suggerirebbe corruzione tra gli intermediari e coloro seduti al livello piu` basso della gerarchia del commercio – piuttosto che abuso istituzionale da parte delle imprese multinazionali o dei governi.

Secondo un funzionario europeo, che ha incontrato al-Araby in una capitale del Golfo, in una compagnia petrolifera internazionale , Israele raffina il petrolio solo “una o due volte”, perché non ha raffinerie avanzate. Esporta poi il petrolio ai paesi mediterranei per $ 30 a $ 35 al barile.

“Il petrolio viene venduto entro un giorno o due ad un certo numero di società private, mentre la maggioranza va ad una raffineria italiana di proprietà di uno dei maggiori azionisti di una società calcistica italiana [nome rimosso] dove il petrolio è raffinato ed utilizzato localmente” ha aggiunto il funzionario europeo.

“Israele e` diventata in un modo o nell’altro l’acquirente principale di petrolio IS. Senza di loro, il petrolio in eccedenza sarebbe restato in Iraq, Siria e Turchia. Anche le tre società non avrebbero ricevuto il petrolio se non avessero un acquirente in Israele “, ha detto il funzionario del settore.

Secondo lui, la maggior parte dei paesi evita di comprare questo petrolio di contrabbando, nonostante il suo prezzo allettante, a causa delle implicazioni legali e della guerra contro il gruppo Stato Islamico.

CONSEGNA E PAGAMENTO

Al-Araby ha scoperto che IS utilizza una varietà di modi per ricevere i pagamenti per il suo petrolio di contrabbando – in modo simile ad altre reti criminali internazionali.

In primo luogo, l’IS riceve un pagamento in contanti del 10 – 25 per cento del valore del petrolio seguito della cessione a bande criminali che operano in tutto il confine con la Turchia.

In secondo luogo, i pagamenti da società commerciali di petrolio sono depositati in un conto bancario turco privato appartenente ad una persona irachena anonima, attraverso qualcuno come zio Farid, e poi trasferiti a Mosul e Raqqa, riciclati attraverso una serie di società di cambio valuta.

In terzo luogo, i pagamenti del petrolio sono usati per comprare le auto che vengono esportate in Iraq, dove vengono vendute dagli operatori IS a Baghdad e alle città del sud. I proventi vengono poi trasferiti nel tesoretto dell’ISIS.

Fonte



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