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I Rusteghi: Evirati da un’Arma di Seta

Creato il 05 marzo 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

I Rusteghi: Evirati da un’Arma di SetaSi dice spesso che gli uomini, senza le donne, non sarebbero niente. È un concetto che Carlo Goldoni riprende, durante la sua carriera di commediografo, ne La locandiera così come, a tinte differenti, ne I Rusteghi, uno degli ultimi capolavori rappresentati al Teatro San Luca di Venezia, nel 1760, prima del suo trasferimento a Parigi. " Nel mondo dei Rusteghi, le donne, più che intelligenti, devono essere furbe": è questa la premessa e, allo stesso tempo, la conclusione del lavoro di adattamento del testo effettuato da Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero, che portano nuovamente in scena, dopo il successo della scorsa stagione, una versione del testo goldoniano solo "al maschile". Ma, intendiamoci, le donne sono presenti, naturalmente (altrimenti, con chi interagirebbero questi emblemi di maschilismo alla continua ricerca di una conferma del proprio ruolo?); l'originalità consiste nel far vestire agli uomini quei panni femminili sempre osservati, ma mai conosciuti davvero. Antonia Spaliviero esprime ancora la sua speranza, attraverso questo esperimento, in "[...] un po' di condivisione della fatica, della rabbia che comporta il crescere, il comprendere davvero la presenza di un'altra parte, diversa da sé, per riuscire a vivere guardandoti, tutte le volte che puoi, nei panni dell'altra". L'unica condizione possibile per la perpetuazione di un'esasperata virilità, all'interno dell'universo maschile dei Rusteghi, sembra essere proprio quella componente femminile tanto denigrata.

I Rusteghi: Evirati da un’Arma di Seta

Quale identità avrebbero gli uomini, nello spaccato goldoniano di cultura settecentesca, se mancasse il "sesso debole" su cui sfogare la frustrazione di un tirannico potere impositivo? Lunardo, Maurizio e Simon, in tutta la loro tracotanza quasi selvaggia, trovano ragion d'essere grazie a quella stessa condizione di mariti e di padri da cui prende le mosse l'atteggiamento tirannico che li rende "padroni". L'obiettivo è uno solo: conservare, con gelosia ossessiva, il controllo su ogni bene di cui reclamano a gran voce il possesso; legittimare, quindi, all'interno della rispettabile società borghese, quella piccola comunità familiare costruita con le loro mani e poi riposta, al sicuro, all'interno di quattro mura. L'unica virilità che soccombe sotto i colpi sferzati dalla mano femminile è quella di Canciano, "castrato", a ogni tentativo di presa di posizione, da sua moglie, la quale dà presto avvio a un piano architettato nella più fine scaltrezza di cui solo la donna sa fare uso. Perché la furbizia è l'unica qualità che permette alle prigioniere di fuggire, per un breve ma intenso momento, dai propri aguzzini, inventando nuove regole del gioco all'interno della tipica situazione carnevalesca del rovesciamento dei ruoli: le donne pensano, discutono, pianificano e passano all'azione, realizzando una farsa ingenuamente spassosa e commovente.

I Rusteghi: Evirati da un’Arma di Seta

È facile comprendere come, in fin dei conti, questa commedia maschile si riveli così poco maschilista: magari le donne non riusciranno a ottenere la libertà di andare a teatro e partecipare a feste mondane tutte le volte che lo vorranno, ma, almeno in un'occasione, sono riuscite a sovvertire le regole, affermando con una prepotenza delicata ma ferma il bisogno di essere amate, e non comandate. Le donne vincono, gli uomini sembrano placare la bile in subbuglio. Ma forse non è del tutto corretto parlare di lotta, perché in ballo c'è un'esigenza che sovrasta qualsiasi capriccio sessista: il rispetto, di cui Goldoni, per l'intera commedia, ci mostra la varietà di opposti. E noi certamente ridiamo, e tanto. Ma il fiato mozzato dalla risata si lega, con un'ironia amara, alla mancanza di aria fresca di quelle donne recluse, che vivono di sogni, di rimpianti e di rimorsi. Un mondo estremamente delicato, in cui la rozzezza degli uomini è solo una stonatura.

Per le immagini inserite in questo articolo si ringrazia il Teatro Stabile di Torino - Fotografie di Bepi Caroli

I Rusteghi: Evirati da un’Arma di Seta
Rusteghi

da I Rusteghi di Carlo Goldoni

Traduzione e adattamento: Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero

Regia: Gabriele Vacis - Composizione scene, costumi, luci e scenofonia: Roberto Tarasco

con Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso, Jurij Ferrini

e con Nicola Bremer, Christian Burruano, Alessandro Marini, Daniele Marmi

Produzione: Fondazione del Teatro Stabile di Torino - Teatro Regionale Alessandrino

Torino, Teatro Carignano, dal 28 febbraio all'11 marzo 2012


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