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“I segreti di Fern Grove”, Edizioni Clichy e “Billy Nebbia – Il dono dell’oltrevista”, Bao Publishing

Da Ilgiornaledeigiovanilettori

Fumetti per bambini cattiviCi siamo, stanotte sarà Halloween: la festa degli orrori, del macabro, questo tetro Carnevale che vede balzare alla ribalta le creature solitamente nascoste e indesiderate, spiriti, mostri, diavoli e… bambini cattivi! E oggi incontreremo una coppia di bizzarri antieroi sulle pagine di due fumetti dark.

Intorno agli 11 anni, il mio travestimento preferito per le feste in maschera era quello da Mercoledì Addams: vestito nero, colletto bianco, lunghe trecce, assai facile da realizzare. E a chi mi domandava del mio travestimento, trovandolo banale, rispondevo con la sagace battuta pronunciata da Mercoledì/Christina Ricci nel film La Famiglia Addams, che avevo da poco visto al cinema: “Sono una serial killer: non si riconosco dagli altri”.

Mercoledì Addams è un ottimo esempio di come l’eccentricità non sempre si noti a prima vista. E di come nei bambini e nei ragazzi possa essere scambiata per cattiveria quella vena di stranezza che di solito coincide con la capacità di guardare il mondo, soprattutto quello degli adulti, da una prospettiva obliqua e non conforme.

In questo senso sono ragazzi cattivi Agnes, protagonista di I segreti di Fern Grove, novella e pestifera Mercoledì dall’austero look con riga in mezzo e trecce, e Billy da Billy Nebbia – Il dono dell’oltrevista, che possiede la funesta capacità di vedere oltre la realtà, o forse solo una fervida immaginazione. L’una e l’altro sono al centro di due fumetti macabri e grotteschi, perfetti da sfogliare in questo lungo week-end dei Santi e dei Morti.

Avvertenza: il macabro e il grottesco sono generi solitamente frequentati e amati da chi è dotato di una forte vena ironica ed è al tempo stesso affascinato dal fiabesco, sia esso adulto (ossia, io!), o ragazzo. Se ne tenga alla larga chi fosse allergico a personaggi bizzarri e atmosfere fosche!

I segreti di Fern Grove, di Kati Närhi, traduzione di Marjo Paakkola, Edizioni Clichy 2013, 15€.

I segreti di Fern Grove, di Kati Närhi, traduzione di Marjo Paakkola, Edizioni Clichy 2013, 15€.

I segreti di Fern Grove, della vignettista e illustratrice finlandese Kati Närhi, è un fumetto che non racconta nessun evento paranormale e terrificante, ma la vita di provincia con le sue ambiguità, vizi e zone d’ombra… in un certo senso, un soggetto ancor più spaventoso di un racconto dell’orrore!

La voce narrante è quella di Agnes, ragazzina che da grande desidera fare lo scienziato pazzo, che vive con la nonna perché orfana dei genitori, disposta a mettere in campo mille astuzie per alleviare la noia.

Decisa a svelare il mistero che si nasconde dietro la scomparsa dei suoi genitori, Agnes si allena a immaginare complotti dappertutto e a spiare le cattive abitudini degli adulti.

I segreti di Fern Grove_interno 1
Ai suoi occhi rotondi e cerchiati non sfugge niente, le scappatelle di stimati membri della comunità, gli inutili tentativi di farsi belle delle signore più attempate, che frequentano il negozio di biancheria dove Agnes lavora come apprendista, l’insoddisfazione dei domestici della sua amica del cuore Julia, i furti commessi dal bullo della scuola.

Mentre le sfilano davanti personaggi ridicoli e grotteschi, Agnes ha il tempo di imparare a distinguere buone e cattive intenzione di chi la circonda, farsi degli amici e anche innamorarsi – del teppista Rex e dell’opera lirica. Anche la storia della sua famiglia, troppo a lungo taciuta perché costellata di ingiustizie e violenze domestiche, più che di eventi occulti, le viene alla fine svelata: ma se Agnes rimarrà un po’ delusa dalla banalità della vita reale rispetto a quella creata dalla sua fantasia, non le resterà che cercare di immaginare qualcosa di meglio per sé!

I segreti di Fern Grove_interno 2
L’atmosfera sottilmente oscura e misteriosa del fumetto, i cui personaggi dalle fisionomie stravaganti sembrano tutti avere qualche malefatta o crimine da nascondere, e i disegni caricaturali, che ricordano certe vignette satiriche americane degli anni Cinquanta di Charles Addams, fanno di I segreti di Fern Grove un’opera originale e anticonformista, brillante e stuzzicante, da proporre anche a lettori dai 12 anni in su.

Il volume è stampato dalle edizioni Clichy nella collana Beaubourg, non espressamente rivolta ai ragazzi. Per l’edizione italiana è stata scelta una colorazione in bianco, nero e violetto che  rispecchia in larga parte le tinte della versione originale, che prevede alcune tavole di colori diversi.

Billy Nebbia - Il dono dell'oltrevista, di Guillaume Bianco, traduzione di Stefano Visinoni, Bao Publishing 2013, 17€

Billy Nebbia – Il dono dell’oltrevista, di Guillaume Bianco, traduzione di Stefano Visinoni, Bao Publishing 2013, 17€

Billy Nebbia – Il dono dell’oltrevista è invece un fumetto dell’artista Guillaume Bianco, originariamente pubblicata in Francia e tradotta in italiano da Bao Publishing.

Con Billy Nebbia ci inoltriamo nel cuore di una vera e propria fiaba dark: il settenne Billy è sensibile, ombroso, pestifero e ha  fantasia sufficiente per vedere al di là del mondo reale. Per lui gli adulti sono tutti assassini, perché hanno ucciso il bambino che erano un tempo. Il dono dell’oltrevista non può però impedire al gatto Tarzan di finire stecchito in una giornata di fine ottobre.  Per Billy comincia allora una incessante ricerca sul senso della morte e il sistema per sconfiggerla.

Il bambino le prova tutte, da una lettera indirizzata a Babbo Natale, la cui presunta esistenza  pluricentenaria sfida le leggi della biologia, a una seduta spiritica con la tavola ouija, fino a una pericolosa sortita notturna lungo sentieri infestati da mostri di ogni sorta, per chiedere aiuto e consiglio sulla sorte di Tarzan alla sua vicina di casa fantasma.

Sulla strada di Billy, che benché avventato e un po’ folle è solo un bambino, si frappongono necessariamente gli “ottusi” genitori, che secondo la migliore tradizione delle strisce umoristiche sono il più delle volte rappresentati a mezza figura, dai piedi alla vita, perché la loro altezza va oltre il limite della vignetta a misura di bambino. E poi Jeanne, la sua sorellina, vittima della “sputazza della morte”, di mutilazioni di bambole, di taglio dei codini, di partite a nascondino senza fine (perché Billy non la cerca).

Potete sfogliare l’inizio del libro in questa anteprima:

Al racconto in prima persona di Billy, che si dipana attraverso didascalie e sequenze di vignette, sono inframmezzate pagine de La gazzetta dell’insolito, giornale in stile vittoriano che riporta avvenimenti spettrali e reclame di rimedi contro o questa o quella maledizione, estratti dall’Enciclopedia Curiosa e Bizzarra di Criptozoologia, che descrive le creature in-naturali (rettili a due teste, insetti che covano sotto pelle) più terrificanti che infestano i dintorni di casa di Billy, poesie che ritraggono mostri bambini dalle abitudini inquietanti e il destino funesto (La Fanciulla dei coltelli, La Piccola vampira, La Bambina che non si alzava più). L’umorismo si fonde quindi con il macabro: da un lato Peanuts, Calvin & Hobbes e Pico Bogue, dall’altro Morte malinconica del bambino ostrica di Tim Burton.

Il tratto di Guillaume Bianco è perfetto nel tratteggiare piccoli personaggi dall’aria stralunata e spettrale e finissimi dettagli gotici. Molteplici e bellissime sono le particolarità grafiche del fumetto: dalle vignette con i contorni curvi, come se ogni immagine fosse ritagliata nella nebbia bianca della tavola, all’uso di silhouette nere su fondo chiaro, che accentuano l’effetto di teatrino degli orrori.

Oltre agli elementi fiabeschi presenti all’interno della storia e nelle illustrazioni, non mancano dettagli piuttosto raccapriccianti nella rappresentazione della morte e della dissoluzione dei corpi di personaggi e animali, oltre a riflessioni cupe, ma sincere, sul senso della vita e della sua fine, che di solito i libri e fumetti per ragazzi evitano. Il lieto fine c’è, ma in ogni caso andate cauti, o voi giovani lettori attratti dalle figurine dark e accattivanti che occhieggiano fra le pagine…

Fine del primo capitolo. Potete anche fermarmi qui nella lettura, perché ora comincia il secondo capitolo, quello delle riflessioni più personali e magari avete fretta di andare a preparare la vostra festa di Halloween! Ma se siete pazienti, continuate pure a leggere…

I due fumetti di cui vi ho appena parlato , che come lettrice mi hanno stupita, divertita e intenerita, hanno però messo un po’ “in crisi” la mia identità professionale, sia in quanto bibliotecaria per ragazzi, sia come blogger.

Di fronte a prodotti fuori dagli schemi e stravaganti come I segreti di Fern Grove e Billy Nebbia – Il dono dell’oltrevista, capaci di toccare con leggerezza temi “scabrosi” come la morte e il rimosso della società borghese, mi è venuto da domandarmi se i loro contenuti fossero adatti ad un pubblico di ragazzi oppure no, sebbene il formato e lo stile del disegno di entrambi ammicchino al mondo dell’infanzia. Ma quando uso il termine “adatti”, tentando di stabilire a priori ciò è conforme o meno ad una certa età, non faccio forse un torto all’immaginazione e all’indipendenza di giudizio dei lettori più giovani?

Non posso che rispondere tirando in ballo ancora una volta la mia esperienza personale. L’esperienza mi ha convinta che limite di ciò che ciò che tocca – e quindi può disturbare – la sensibilità dei bambini nei diversi momenti della crescita sia molto personale ma anche più circoscritto di ciò che gli adulti credono, o ricordano.

Per farvi un esempio adatto alla giornata odierna, vi dirò che fin da quando avevo 8 o 9 anni sono una fan sfegatata di The Rocky Horror Picture Show, film musicale camp e trasgressivo, in cui un alieno transgender seduce uomini e donne e uccide brutalmente (non sempre in questo ordine) al suono di “I’m just a sweet transvestite from Transexual, Transylvania!”, sullo sfondo di un maniero alla Frankenstein.

La cosa straordinaria è che del cotè provocatorio e delle ambiguità sessuali la me bambina coglieva ben poco, tanto da non esserne affatto turbata come ci si sarebbe potuti aspettare, mentre mi entusiasmavano – e lo fanno ancora –  i costumi dei protagonisti e l’atmosfera da casa stregata, mista a party in maschera.

Il lato ludico del film e la musica trascinante hanno finito per avere nettamente la meglio nel mio immaginario rispetto al contenuto provocante e provocatorio, e la mia immaginazione ha fatto il resto, trasformando i personaggi in icone e il set del film nello sfondo di molte storie che ho immaginato. Sarebbe quindi stato un peccato se qualcuno allora mi avesse sconsigliato, se non addirittura proibito, di vedere e rivedere The Rocky Horror Picture Show!

Dunque ragazzi, questo è il mio invito: in questa notte dove persino ai morti è concesso prendere una boccata d’aria, leggete e guardate tutto ciò che vi incuriosisce, vi attrae e stravolge le vostre convinzioni!

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