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I sogni non sono desideri

Creato il 14 agosto 2015 da Vivianascarinci

Morlupo, 14 agosto 2015

Care Loredana e Annamaria,
vi ringrazio di cuore delle vostre parole sulla poesia di Lilith e di aver fornito un quadro così capillare e preciso di tutte le attività che da anni legano la mia scrittura alle scritture e al lavoro creativo degli altri. Per quel che mi riguarda senza questo scambio con l’altra/altro non c’è vita creativa plausibile, né scrittura in grado di mantenere una cifra vitalistica originale. La creatività degli altri, in qualsiasi forma, anche la più insospettabile, contribuisce alla migliore definizione dei parametri vitali della nostra, almeno per me è sempre stato così.

Dico parametri vitali perché la poesia è così strettamente legata a chi la scrive che spesso costituisce un mistero a posteriori anche per chi l’ha prodotta in quanto frutto di un segmento della sua esistenza irripetibile e alla cui essenziale indecifrabilità ho sempre creduto come si persevera in una fede che tuttavia non pretende di essere un dogma. Proprio perché, questa fede, per essere approfondita ha bisogno di ricredersi all’infinito.

Lutti, abbozzi cartografici, analisi cliniche, catastrofi ambientali e vita onirica, almeno nel caso di Lilith hanno prodotto una alchimia simbolica così ineludibile che solo tempo dopo e grazie all’intervento della musica di Edo Notarloberti si è potuta pensare di proporre una storia credibile secondo una scansione cronologica non lineare, come quella del tempo ritmato dai sogni appunto.

Ne La vita simbolica Jung scriveva che la volontà di raffigurazione usurpa spesso il suo oggetto a spese del significato o è la volontà di comprensione che si impone prematuramente a scapito della raffigurazione. Come a dire che certe raffigurazioni possono essere solo quello che sono e possono essere colte esclusivamente se tutto ciò che è stato è espresso nella sua densità simbolica è pronto a essere afferrato. Credo che nessun brano di critica letteraria mi abbia mai convinto più delle pagine spese da certa filosofia e psicologia, anche contemporanea, in relazione alle profondissime differenze entro l’ordine simbolico di ciascun individuo.

Leggevo giusto ieri sul Corriere della Sera che si sa ancora pochissimo sui motivi per cui si sogna di notte una cosa piuttosto che un’altra. I sogni sono premonitori? O sono uno scenario recondito di noi che a volerlo interpretare si sbaglierebbe comunque? Quello che è certo è che i sogni non sono solo desideri di felicità come cantava Cenerentola. Essere impegnati nella fase REM del sogno, secondo il bell’articolo di Anna Meldolesi, per il nostro cervello equivale ad assistere a un film in cui l’ambientazione delle scene si sussegue, attraverso la specificità di linguaggi che ne determinano la “grana” anche a seconda delle coloriture dei quadri e dei cambiamenti repentini di luogo e tempo in cui si svolge la storia. E’ così che nel migliore dei casi i film ci sorprendono come se fossero sogni capaci di raccontare storie sconosciute anche se vicinissime a noi.

Bene, dopo tutti i commenti che ho sentito sull’incomprensibilità della trama di Lilith adesso so cosa rispondere a chi mi presenta le sue giuste perplessità, oltre che dare da leggere le parole generosissime che avete speso voi sul mio lavoro :)

Un abbraccio,
v


Un lettera che da tempo volevo lasciare come commento al post di Loredana Magazzeni e Annamaria Farramosca su La favola di Lilith in Poesia2.0. http://www.poesia2punto0.com/2015/06/29/poesia-condivisa-n-28-la-favola-di-lilith-di-viviana-scarinci/#comment-21783


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