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I sogni segreti di Walter Mitty

Creato il 04 gennaio 2014 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

I sogni segreti di Walter Mitty
Si è parlato di Forrest Gump, di un uomo "strano" che si incanta a fantasticare sulla propria vita. Di un viaggio alla ricerca di sé stessi, dell'incapacità di prendere iniziativa e buttarsi nell'avventura. Di quanto sia importante il contatto con la natura, con quanto il mondo ci metta a disposizione, di tangibile, respirabile. Ben Stiller in questa sua quinta prova da regista, si adopera realizzando il remake di quel Sogni proibiti del 1974, diretto da Norman Z. McLeod. Lì avevamo nel ruolo di Walter Mitty, l'attore Danny Kaye.
Venne fatto il nome di Jim Carrey, poi quello di Owen Wilson e Sacha Baron Cohen per il ruolo da protagonista, un'avventura legata alla produzione di questo film, piena di colpi di scena e ripensamenti vari. Alla fine, nell'aprile 2011, viene fatto il nome di Ben Stiller, che lo avrebbe visto nel doppio ruolo di attore e regista. 

I sogni segreti di Walter Mitty

V-J Day in Times Square, la foto di Alfred Eisenstaedt, pubblicata su Life nel 1945

Avrei voluto scrivere una recensione di quelle che lasciano il segno, proprio come il film in questione. Causa impegni di lavoro però, mi ritrovo a proporvi quello che è stato il mio commento a caldo, non appena tornata a casa, dopo aver visto il film. La sola cosa che vorrei aggiungere a quelle righe: I sogni segreti di Walter Mitty è, secondo me, soprattutto, un inno all'immagine. Un grido che cerca con tutte le forze di arrivare ovunque per dire che, nonostante i passi della tecnologia, esiste qualcosa capace ancora oggi, di sorprendere gli occhi e il cuore di chi guarda. Parliamo della grandezza comunicativa di una fotografia, che sia a colori o in bianco e nero. E la storia queste cose le sa bene, il fotogiornalismo è un potenziale di cui oggi non godiamo quasi più. O meglio, esiste, ma se ne abusa e sembra che tutti ne possano fare Arte. Non è così. La fotografia ha lasciato il segno e ha immortalato negli anni pezzi di epoche, di vita e di tutte quelle imprese che hanno cambiato il mondo. Significativo in questo senso il personaggio interpretato da Sean Penn, così come è altrettanto significativo il suo insegnamento e il suo contributo, alla vita di Walter e allo spettatore. La storia di Life ci insegna che a volte le cose per comprenderle davvero, bisogna averle vissute. Con il corpo, con gli occhi. Ci insegna poi che dietro quelle grandi imprese giornalistiche che hanno fatto la storia, si nasconde un numero significativo di uomini e donne che hanno dedicato tutto, pur di sorprendere gli occhi di un'Intera nazione e del mondo intero. Nel finale del film io ho pensato a tutti quei talenti che oggi si prestano a scrivere, accettando di scomparire poi dietro il nome di chissà quale mente fasulla o incapace di comunicare. Penso che sia ingiusto e triste, perché il talento che abbiamo deve essere condiviso ma mai buttato via. Perché si corre il rischio di rimanere gatti invisibili persi tra le montagne; scrittori invisibili lasciati ammuffire nell'anonimato. Aspettando e sperando che, un giorno, qualche buona anima non sappia fermarsi un attimo, e riconoscerci quel briciolo di Gloria che porti il nostro nome, il nostro volto...
I sogni segreti di Walter Mitty

Questo il mio commento a caldo."Sto elaborando il tutto, perché è corposo. Sono quei film che a pelle fai fatica a spiegare, almeno a me capita così. Credo non c'entri nulla con Forrest Gump, questo ci tengo a dirlo. Perché Walter è una persona normale, anzi lo è fin troppo. Chi non si incanta e sogna avventure sensazionali? Chi non vorrebbe aggiustare le proprie giornate e chi non si è mai trovato a baciare la propria mamma in silenzio, ma con gli occhi gonfi di gratitudine? Beh, credo un po' tutti noi esseri umani. Le immagini hanno una potenza enorme, così come le scelte musicali STRAORDINARIE!!! Uscivo dalla sala e canticchiavo Space Oddity quel capolavoro di canzone! La lacrima ha cercato di scendere più volte, ma non ha resistito con quella ultima prima pagina...Ben Stiller ci ha detto tante cose, forse la prima e più importante: spegnete i computer e andate fuori, all'aria aperta. La ricerca dei contatti umani, dell'avvicinarsi l'uno all'altro e andare oltre i muri. Uno slogan, una filosofia di vita". Tanta roba insomma.


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