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I sosia

Da Darioanelli @dalmessico
I sosia E' una strana sensazione, quando vivi all'estero, incontrare il sosia di qualche amico italiano.
Una volta, una ragazza austriaca giurò e spergiurò che esiste un mio clone a Vienna e, per giunta, era un suo caro amico.
Così, con grande slancio, mi ha raccontato i dettagli del carattere del mio presunto doppio, le sue abitudini e il suo modo di considerare il mondo. L'immagine che ne ebbi fu quella di uno sfigato.
La guardai con un'espressione prudente: «Davvero credi che io sia così?»
«Certo».
Sacrificando il nostro rapporto d'amicizia, l'austriaca mi fece capire che le persone non sono affatto contente di avere sosia o cloni sparsi per il mondo.
Per questa ragione quando questo succede a me, mi guardo bene dal mettere al corrente l'interessato.
Lo scorso quadrimestre, durante il primo giorno di lezione, mi trovai davanti il clone della mia prima fidanzatina; era uguale come una goccia d'acqua.
Magari lo sguardo che mi rivolse non era proprio di rimprovero e disapprovazione come quello dell'ex, bensì si trattava di un bel sorriso latino aperto e positivo.
Impressionato dall'esperienza, andai a fare un indagine sul «libro delle facce», quella specie di banca dati mondiale, dove la gente ama diffondere informazioni riservate sulla propria vita privata. In effetti la somiglianza con la ex era considerevole anche se tra la versione italiana e quella messicana c'era la bellezza di 10 anni d'età.
Qualche mese dopo, in un'altra scuola, fecero il loro ingresso un ragazzo e una ragazza, entrambi sosia di due miei amici italiani. Caratterialmente erano identici.
Dovetti lottare con me stesso per mantenermi distaccato e professionale perché l'istinto era quello di sedermi con loro come se fossero gli amici italiani.
Ciò nonostante, durante i tre mesi durante i quali furono miei studenti, non potei fare a meno di considerare le loro storie.
Lui era, come me, un maestro di lingue che se la sfangava la mattina come maestro d'inglese in un asilo fuori città e il pomeriggio sempre come maestro d'inglese in una scuola privata. Lei invece, la rampolla di una ricca famiglia di Aguascalientes, aveva meno di trent'anni ed aveva già aperto il suo studio di oftalmologia.
Non avrei mai pensato che potesse nascere una sincera amicizia fra persone di classe sociale diversa in Messico, la cui società ricorda velatamente le caste indù.
I «sosia» Erano entrambi amanti delle lingue straniere. Di fatto la loro amicizia era nata fra i banchi di una scuola di un corso di inglese. Insieme poi avevano studiato francese ed ora era il turno di italiano perché lei sarebbe andata a fare uno stage a Ravenna. Si frequentavano anche al di fuori del corso di italiano. Amavano cenare insieme e andare in bicicletta.
Mi chiesi se la loro fosse una semplice amicizia o lui, segretamente, fosse invaghito di lei.
Poi pensai ai miei due amici italiani, feci rapidamente un conto e realizzai che era due anni che non avevo più notizie di loro.


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