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I talenti epici

Creato il 15 settembre 2010 da Renzomazzetti
BICEFALO: Vuoto o con il cervello? E... il cuore? Che bello guardarsi allo specchio senza sputarsi in un occhio!

BICEFALO: Vuoto o con il cervello? E... il cuore? Che bello guardarsi allo specchio senza sputarsi in un occhio!

 

I talenti epici sono piuttosto frequenti in Oriente. In ogni famiglia c’è uno zio che sa raccontare storie. Si tratta perlopiù di poeti silenziosi, che rimuginano da sé le loro storie, oppure le inventano al momento e le modificano mentre le raccontano. Le notti invernali sono fredde e lunghe e i cantastorie, che normalmente non hanno molta legna da bruciare, sono lieti di raccontare qualcosa in cambio di un paio di bicchieri di tè e di un poco di calore proveniente da una stufa. Sono trattati diversamente e anzi meglio dei buffoni di professione. Perché quelli fanno almeno il tentativo di esercitare un vero mestiere e sono furbi abbastanza da dissimulare davanti all’ebreo medio, la cui disposizione è assolutamente pratica, la bella follia che nei matti si vede anche da lontano. I matti sono invero dei rivoluzionari. I cantastorie dilettanti, invece, sono scesi a compromessi con il mondo borghese e sono rimasti dilettanti. L’ebreo medio apprezza l’arte e la filosofia, in quanto discipline profane, solo come oggetti di intrattenimento. Ma è abbastanza onesto da riconoscerlo e non ha l’ambizione di conversare di musica o d’arte. Il teatro yiddish è divenuto da anni talmente famoso in Occidente che un suo apprezzamento in questa sede sarebbe superfluo. E’ quasi più un’istituzione del ghetto occidentale che di quello orientale. L’ebreo devoto non lo frequenta poiché ritiene che esso sia in contrasto con i precetti religiosi. In Oriente i frequentatori del teatro sono ebrei illuminati, già animati perlopiù da sentimenti nazionalistici. Sono europei, benché ancora assai lontani dal tipico europeo occidentale che frequenta il teatro per ammazzare la serata. In Occidente è assolutamente sconosciuto il tipo dell’ebreo orientale che vive in campagna. Questi non viene mai in Occidente. Come il contadino è indissolubilmente legato alla sua zolla. Egli stesso è contadino per metà. E’ fittavolo o mugnaio o bettoliere in un paese. Non ha mai studiato nulla. Spesso sa a malapena leggere e scrivere. Sa giusto sbrigare qualche piccolo affare. E’ di poco più intelligente del contadino. E’ grande e grosso e ha una salute inverosimile. Possiede coraggio fisico, ama la rissa e non teme il pericolo. Molti di questi ebrei sfruttano la loro superiorità sui contadini e, nella vecchia Russia, sono stati spesso il pretesto per pogrom locali e in Galizia per campagne antisemite. Molti altri invece hanno la medesima devozione per la natura che è propria del contadino e una grande onestà di cuore. Molti sono dotati di quel sano buon senso che si trova in ogni paese e si sviluppa là dove una razza assennata si sottomette spontaneamente alle leggi della natura. -Joseph Roth- ebrei erranti,adelpi,1985.

 

CLEO: Il 69 entra in rete; autunno caldo?

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A MUSO DURO

E adesso che farò, non so che dire

e ho freddo come quando stavo solo

ho sempre scritto i versi con la penna

non ordini precisi di lavoro.

Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani

e quelli che rubavano un salario

i falsi che si fanno una carriera

con certe prestazioni fuori orario

Canterò le mie canzoni per la strada

ed affronterò la vita a muso duro

un guerriero senza patria e senza spada

con un piede nel passato

e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

Ho speso quattro secoli di vita

e ho fatto mille viaggi nei deserti

perché volevo dire ciò che penso

volevo andare avanti ad occhi aperti

adesso dovrei fare le canzoni

con i dosaggi esatti degli esperti

magari poi vestirmi come un fesso

per fare il deficiente nei concerti.

Canterò le mie canzoni per la strada

ed affronterò la vita a muso duro

un guerriero senza patria e senza spada

con un piede nel passato

e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

Non so se sono stato mai poeta

e non mi importa niente di saperlo

riempirò i bicchieri del mio vino

non so com’è però vi invito a berlo

e le masturbazioni celebrali

le lascio a chi è maturo al punto giusto

le mie canzoni voglio raccontarle

a chi sa masturbarsi per il gusto.

Canterò le mie canzoni per la strada

ed affronterò la vita a muso duro

un guerriero senza patria e senza spada

con un piede nel passato

e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

E non so se avrò gli amici a farmi il coro

o se avrò soltanto volti sconosciuti

canterò le mie canzoni a tutti loro

e alla fine della strada

potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.

-Urzino – Bertoli- 1979

ATTILIO: Per una comunità serena…

ATTILIO: Per una comunità serena...

 ( continuo di: “Retorica?” ) Perchè disprezzare l’altrui espressione? Perché non leggere nel pensiero altrui - se pur non condiviso - la versione migliore? Leggere correttamente, vedere i punti interrogativi, sollecitare il pensatoio… la comunità, sarebbe più serena?


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