Magazine Cultura

I ♥ Telefilm: Hannibal 3, Scream, Devious Maids 3 - Panni sporchi a Beverly Hills

Creato il 04 settembre 2015 da Mik_94
I ♥ Telefilm: Hannibal 3, Scream, Devious Maids 3 - Panni sporchi a Beverly HillsHannibal  Stagione Finale Si sguazzava in un bagno di emoglobina, per un finale degno di questo nome. Una seconda serie migliore della precedente - con l'assuefazione ai suoi ritmi languidi, l'improvvisa affinità tra il serial killer e il detective, l'imboccare gradualmente quei territori già conosciuti al cinema - e Hannibal, sorprendente su tutti i fronti, che se non vinceva - e per me vinceva - comunque sosteneva con padronanza i paragoni con la saga cinematografica del leggendario Hopkins. Ci lasciava, lo scorso anno, con domande innumerevoli. Mezzo cast agonizzava nel suo stesso sangue, in una carneficina consumata senza preavviso, e ci si interrogava su sostituzioni, nuovi ingressi, rinnovi. Con qualche mese di ritardo, in estate, abbiamo scoperto che la preoccupazione sulle sorti dei personaggi era stata tanta, ma non abbastanza. Vivi e vegeti, i sopravvissuti erano sulle tracce dello psicologo assassino. Ma se il cast non era stato decimato, c'era un'altra cattiva notizia in agguato. La peggiore: la cancellazione. A poco dalla prima puntata - una grande prima puntata - ho cominciato a meditare atroci vendette e a rodermi il fegato. L'inizio, vertiginoso, muove i primi passi nella nostra Italia. Tra i salotti di Firenze e le cattedrali di Palermo, le mosse di una battuta di caccia. Una squadra di mercenari sguinzagliata contro Hannibal da Mason Verger e soprattutto il recidivo (redivivo) Will Graham, affascinato dal male come la falena dalla fiamma. Prova a prenderlo, ma è sempre un passo avanti. Cosa succederebbe se si incontrassero ancora? L'arresto, in nome della giustizia, o la fuga, seguendo il lato oscuro del cuore? Dopo sette episodi perfetti, i rimanenti - ambientati a qualche anno di distanza - abbandonano le città d'arte e gli omicidi scultorei per raccontarci il modus operandi di un assassino che abbiamo conosciuto in Red Dragon. La terza stagione di Hannibal, infatti, segue due rotte distinte e autonome. All'inizio si ispira al lungometraggio in cui la Moore sostituiva la Foster, ma con significative variazioni sul tema - si segnala, da Gomorra, un buon Fortunato Cerlino. Successivamente, sposando la causa di un poliziesco convenzionale, si rifà all'ultima tappa prima del dimenticabile prequel con la gioventù del cannibale: la struttura, fedele, risulta però poco stravolta. E essendo Red Dragon uno dei film della serie che più mi è capitato di vedere negli anni, l'effetto sorpresa viene meno in un remake non necessario. Ricordiamo che c'era stato già Manhunter e che il famigerato Francis Dolarhyde - l'assassino di famiglie felici con la fobia degli specchi - aveva avuto prima il volto di Tom Noonan, poi di Ralph Fiennes. Questa è la volta di Richard Armitage, uno dei rari tasti dolenti della serie. Bellimbusto britannico - nei cuori delle donne con North & South, recentemente sulla cresta dell'onda per Lo Hobbit - altrove convincente, questa volta non ha il physique du role. E sì, anche un Fiennes in forma smagliante faceva guizzare i muscoli dorsali con il disegno di un paio di ali gigantesche; e sì, il suo allenamento e i suoi modi ricordano il Bale di American Psycho. Ma, spesso in boxer elasticizzati e a petto nudo, l'Armitage troppo bello infastidisce noi eternamente bruttini, ammica eccessivamente al pubblico femminile, distrae. Accanto a lui, la fidanzata non vedente che ha il volto ritrovato di Rutina Wesley - già mediocre in True Blood. Gradite conferme, se si sparla invece degli altri. In un'annata in cui si annidano le peggiori delusioni, Mads Mikkelsen - severo, elegante, carismatico come nessuno - e Hugh Dancy - bisognoso, incerto, volubile - sono i migliori su piazza. Incorniciati da una regia che adora il perfezionismo - dietro la macchina da presa, promesse dell'horror quali Neil Marshall, Vincenzo Natali, David Slade - e resi simbiotici da una sceneggiatura che li desidera vicinissimi, sono una non-coppia da shippare spudoratamente, diciamolo, con la loro attrazione platonica e i "non vivo né con te né senza di te"; magnifici padroni di un ambiguo gioco a due. Restano loro e gli altri che già sapete; gli orgasmi visivi assicurati da una profonda attenzione verso accostamenti cromatici e composizioni dell'immagine; un epilogo bellissimo, romantico ed estremo che ti lascia senza fiato. E triste, tristissimo. Per via di una strana poetica che parla di eros e thanatos, una svolta imprevista rispetto al copione originale, una scena dopo i titoli di coda che fa sognare incubi felici. Hannibal mantiene le fatali promesse. Ci lascia, ma forse con la stagione più bella. Amara consolazione. Ma la classe del tutto non è acqua. E' sangue. Di notte, se avete imparato la lezione, si dice sembri nero come l'onice. (8)
I ♥ Telefilm: Hannibal 3, Scream, Devious Maids 3 - Panni sporchi a Beverly HillsScream  Stagione I Qualche giorno fa si è spento Wes Craven. Settantasei anni, generazioni di bambini mandate a letto con gli incubi e senza cena, creatore di mostri cult che – nel buio dell'armadio – facevano compagnia al vecchio uomo nero di cui spesso ti raccontavano, per dispetto, i fratelli maggiori. Nei post commemorativi di amici blogger, scrivevo di averlo conosciuto in differita. I suoi lungometraggi proposti e riproposti, parodiati con ironia, riscoperti – con anni di ritardo – da adolescenti in pericolo perfino nei loro sogni o alle feste di Halloween, se nella folla c'è una maschera con il brutto ghigno di Ghost Face. Tempo di maratone serali, adesso, per ricordarlo con un brivido aggiunto e per capire, se qualcuno non li avesse capiti già, i segreti alla base di quel miscuglio di sangue e leggerezza che altri imitano invano ma che ha un solo padre biologico. L'idea di uno Scream a puntate inorridiva i fan che, quando il famigerato urlo aveva avuto inizio, erano seduti in sala; personalmente pensavo, invece, che il teen thriller per eccellenza, sulla rete teen per eccellenza, potesse avere del potenziale. I riscontri positivi non sono mancati: la seconda stagione è già in produzione. E il potenziale ipotizzato, invece, presente all'appello? Il pilot, funzionale, va come deve andare. Si parte con l'attrice nota di turno – la Bella Thorne di The Duff, anche cantante – e, in una sequenza piena di rimandi, la si condanna alla stessa fine precoce della Barrymore L'ape regina del liceo viene brutalmente accoltellata, e il sangue non manca. Partono le indagini – chi la odiava, o meglio, chi non la odiava? - e tra episodi di cyberbullismo e ricordi del passato si pensa al ritorno a sorpresa di un serial killer locale e si procede con la conoscenza dei vari personaggi. La ragazza bisessuale, le meangirls, i professori dongiovanni, gli sportivi poco svegli, la vergine sacrificale e un nerd grillo parlante con la fissa per gli horror vintage che, con un piglio che non dispiace e tanto lavoro di metacinema, in classe discute di omicidi e seziona la sua stessa storia come fosse una serie tv. La tensione, nell'arco di un tot di episodi, non si sfilaccia? E l'eventuale spettatore, oltre a scoprire le tracce dell'omicida, sarà interessato al vissuto dei protagonisti e ai loro amori? Fanno sorridere le domande che nel telefilm stesso ci si pone, ma meno le risposte: un sì alla prima domanda, perché la suspance si disperde qui e lì; un no alla seconda, perché l'ennesimo teen drama non interessava a nessuno. Aggiungete attori avvenenti e incapaci – si salva, in ogni senso, solo Willa Fitzgerald, novella Sidney – e un epilogo parzialmente conclusivo, ma con qualche incongruenza. Disastro da abbandonare? Nonostante tutto, a mio parere no. C'è la voglia di fare dei giovanissimi, un motivetto che ossessiona, violenza a fiotti, uccisioni meticolose. Inoltre, il nuovo design di una vecchia maschera che fa solo bene: tra parate di Carnevale e Scary Movie vari, davanti all'urlo noto, ormai, si ridacchiava. Assolutamente non adatto ai nostalgici – chi era adolescente all'epoca adesso è adulto, e non si divertirà, non essendo più parte del target di riferimento – ma consigliato a chi ambisce a un Pretty Little Liars splatter, pensato con la benevolenza – e il tocco vago – del compianto Wes. (6)
I ♥ Telefilm: Hannibal 3, Scream, Devious Maids 3 - Panni sporchi a Beverly HillsDevious Maids Stagione III Possono giungere i reali inglesi, le vergini in dolce attesa, gli spietati dirigenti di un reality show. Il trash, immancabile, nel mio anno di telefilm dev'esserci. Ma, quando arriva giugno, non c'è novità che tenga: per il terzo anno, arrivano le domestiche latine di Devious Maids a garantirmi quattro risate per l'estate, quando le grandi reti sono in pausa e impegni importanti spaventano. Ci sono letture da ombrellone e serial da ombrellone. Quella della Lifetime è la meno seria delle serie che ci si può concedere; per quello, la più spassosa. Le hai conosciute con un cadavere che galleggiava in piscina; l'anno successivo, tutte insieme, eccole alle prese con un matrimonio ostacolato e con una governante hitchcockiana. Adesso, nel solito giorno, nelle solite sere in cui solo loro portano freschezza, resti umani vengono trovati sparpagliati nei giardini dei signori di Beverly Hills e tutto sembra collegato alla comparsa, in città, di una bambina inquietante che ha più segreti che anni. Marisol ha messo su un'agenzia di collocamento per aiutare le amiche portoricane; la bella Carmen s'innamora dell'uomo sbagliato, mentre continua a sognare di diventare una pop star; Zoila, quasi cinquantenne, con figlia e genero in trasferta, si scopre in dolce attesa; Rosia finalmente ha potuto avere il suo Spence, ma ecco comparire – dal Messico – quel marito che dava per morto. I Powell, invece, manipolatori e inarrivabili, si danno al sadomaso per un po' di pepe e ai pensieri profondi: e se, dopo una tragedia sofferta, adottassero un bambino? Quanti nomi, quanta gente, quanti fatti. E al cast, altrimenti immutato, si aggiungono il francese Gilles Marini – interesse amoroso di Carmen – e Naya Rivera – legnosa e appesantita, con un piccolo ruolo recitato anche pietosamente. Eppure agli autori il filo non scappa di mano e se la cavano bene, con grattacapi e gag. Dopo un inizio tiepido, ai tempi del lontano pilot, Devious Maids – nella sua assurdità tutta latina – sorprende con la stagione più convincente – per quanto possa essere convincente una cosa così, alla buona – e non risolvi il suo giallo prima del tempo, né prevedi quello che succederà in uno dei season finali più esagerati, divertenti e in grande. Tredici episodi e nessuno che sia messo lì come riempitivo. In ogni puntata, succede qualcosa che non ti aspetti. Tanto è vero che la credibilità vacilla sempre, ma quale credibilità cerchi se i tuoi panni sporchi li lavano mancate Signore in giallo – ma con gambe lunghissime - e puntualmente, in un piatto da portata, mentre nell'altra stanza stanno smascherando un crimine, ti si serve il guilty pleasure cotto a puntino? (7)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :