Magazine Serie TV

I ♥ Telefilm: Orange is the new black, Hemlock Grove, The 7:39

Creato il 27 agosto 2014 da Mik_94
Ciao a tutti, amici. Oggi nuovo appuntamento con I Love Telefilm, in cui vi parlo delle ultime cose che ho visto e di qualche bella serie che ho concluso. Orange is the new black, show dello scorso anno, è stato bello esattamente come mi avevano assicurato; Hemlock Grove, dopo una prima stagione sorprendente, prosegue più che bene lungo il suo lugubre e spoglio sentiero notturno; l'ultima, The 7:39, è invece una miniserie. Solo due puntate per una storia d'amore completa e delicata. Ah, il mondo quest'oggi piange il mio Kobo: usato un paio di volte e morto. Sì, l'ho fatto cadere a terra: indovinato. Ed ero a metà del seguito del fantastico Le ho mai raccontato del vento del nord. Argh!
I ♥ Telefilm: Orange is the new black, Hemlock Grove, The 7:39 Orange is the new black
Stagione I
Sono stato bravo. In questi ultimi giorni d'estate, ho fatto tesoro dei consigli dei miei amici. Sto seguendo Breaking Bad (ma questa è un'altra storia) e, cosa rimandata per tre lunghi anni, mi godo piacevolmente la compagnia di New Girl (altra storia pure questa.) Soprattutto, ho recuperato la prima stagione di Orange is the new black: per molti, la serie rivelazione dello scorso palinsesto. Sapevo di stare per guardare qualcosa di notevole. Me lo dicevano le opinioni degli altri, poi l'ho capito dopo i primi minuti. Quando la protagonista, passata dal pensiero del matrimonio a quello di un anno da scontare in carcere, si siede sul gabinetto, fa pipì e piange in silenzio. A dirotto. Di là c'è il Jim di American Pie - sempre eccitato, sempre un po' infantile - con il quale vuole passare l'ultima notte di libertà e di sesso. Piper è la ragazza perfetta: bella, gentile, naturalmente bionda, fedele. Il suo passato è un bel casino, però. Stava insieme a una focosa trafficante - sì, una donna - e, dopo dieci anni, le tocca scontare i crimini di gioventù. La giustistizia pare non averla dimenticata. Il passo dalla felicità alla galera è breve. Com'è la vita in carcere? Orange is the new black, tratto da una curiosa storia vera, è uno spettacolo contro i luoghi comuni; totalmente interessante, sempre vero. Un microcosmo senza sbavature. Al centro esatto della commedia e del dramma. Sexy, ironico, cattivello, è fatto di singolari minacce di morte, scandali e gravidanze, nascite e suicidi. Baci saffici e imprevisti amplessi rubati. Poi: le feste, i regali dolci, i pacchi bomba. Le passioni fatali. Ampio, illimitato, anche se chiuso a doppia mandata, è fatto di donne ferme, ma con la mente che vaga, tra ricordi, sogni, crimini violenti. Red, il boss della cucina, vendicativa e spietata, ma con un tosto cuore d'oro; un'inquietante e manesca fanatica religiosa, dipendente da Dio e dall'eroina; quella che si innamora del nuovo, romantico secondino, poi; e quella che subisce le sgradite attenzioni di una guardia con mani lunghe e ossessioni striscianti; il transessuale con moglie, figli e un sesso nuovo che ha bisogno di ormoni e comprensione; tanti altre figure da scoprire da zero... A guardare come si muovono, come reagiscono, come sopravvivono, il complicato personaggio della bravissima Taylor Shilling, che a volte odi, a volte ami: tentata dalla sua amante di un tempo, che è la causa della sua condanna; confortata a telefono da un ragazzo tenero ma stupidotto, a cui - con la distanza di mezzo - finisce per pensare poco, a volte. Le attrici, sconosciute, spiccano per la loro infinita naturalezza. Portano in tv la normalità. E vedetele, sui Red Capert, per scoprire quanto sono belle, lontano dalla divisa arancio. Nel musical Chicago c'era il Cell Block Tango - ve lo ricordate, sì? Orange is the new black è la danza delle galeotte dietro le sbarre: macabra, tragicomica, coloratissima anche con l'incolore guardaroba che si ritrova. Le protagoniste sono ballerine con la divisa identica o la camicia di forza. La tredicesima puntata, con un montaggio perfetto, si chiude con un concerto improvvisato da pelle d'oca. Un presepe vivente blasfemo e male assortito, ma che emoziona. Non è diventato la mia dipendenza estiva, perché è intenso, lungo e merita attenzione, un certo rispetto: non guardavo più di qualche episodio a settimana, personalmente. A un certo punto scatta un pensiero tremendamente egoista. Devono stare lì; si meriterebbero tutte una pena più lunga. Per farti divertire e riflettere ancora. (7,5)
I ♥ Telefilm: Orange is the new black, Hemlock Grove, The 7:39 Hemlock Grove
Stagione II
Hemlock Grove. Dove il soprannaturale è di casa. I lupi mannari si trasformano, spezzandosi le ossa e strappandosi la pelle di dosso. I vampiri non si chiamano vampiri e, al prezzo del sangue, sono a capo di clan secolari. Le industrie, con torri alte fino alle nuvole, fabbricano corpi e tengono sirene in bicchiere. Gli esseri deformi, dotati di un animo buono, giocano con i bambini infelici. Una bestia e un Upir – un tempo amici, adesso rivali – mettono da parte le loro divergente per diventare papà di una bella bambina con lo sguardo di fuoco. La fortunata serie prodotta da Eli Roth, lo scorso anno, era sbucata dal nulla. Talmente bizzarra da lasciare esterefatti. Avevo seguito gli episodi, all'epoca, con un misto di curiosità e diffidenza: capivo poco, ma non riuscivo a smettere di guardare. Tutto era mistero. Intricati nodi da soap opera, una mitologia da scoprire, legami da mettere a fuoco, una spirale di violenza che ti risucchiava, portandoti via. Indubbiamente, era stata la più grande sorpresa del 2013. Ho iniziato a desiderare la seconda stagione sul finire della prima. Cast confermato; dieci episodi assicurati e rilasciati, sulla rete, in un unico giorno. Che fortuna, e che guaio. L'ho vista d'un fiato e il caloroso bentornato a Hemlock Grove non ha fatto altro che darmi gradite, graditissime conferme. Come si fa quando si ha a che fare con cose lunghe, complesse, ambigue, del finale di stagione – a un anno e qualcosa di distanza – ricordavo davvero l'essenziale. Senza preoccuparmi troppo, ho subito notato la grande differenza. Rispetto alla prima stagione, questo Hemlock Grove è più facile da seguire. Lineare. Con un intreccio che presenta colpi di scena, ma nessuna parentesi che distrae. Da una parte, ciò permette di ricordarlo di più e di goderselo senza sofferenze. Dall'altra, quel fascino assicurato dalle cose che stenti a cogliere sfuma, fino a perdersi. Comunque, non preoccupatevi: non diventa mai qualcosa di scarso. La qualità, rozza e corposa, risulta intatta. Tra Netflix e The CW, un abisso. Le creature di questa cittadina sono credibili, complicate, dipinte con tutti i toni di grigio possibili. Roman e Peter, così diversi, dopo una rivalità amorosa non dimenticata, si avvicinano nuovamente soltanto da metà stagione in poi. E alla serie la loro amicizia fa bene. Il primo, con una mamma che va e viene e una folle cugina strega; il secondo, con il padre nella tomba, una mamma immortale e cattivissima, una sorella tanto mostruosa quanto dolce. Famke Janssen, più seducente con gli anni che passano, impara la compassione e l'abilità di un buon genitore. I punti di sutura sulla lingua le avranno fatto bene? Commovente la sua figlia diseredata, Shelley: vaga, si nasconde nelle cantine. Vive al buio per paura di spaventare le persone con il suo orribile aspetto. E se potesse cambiare la sua esteriorità e mantenere la sua anima? Se, nelle industrie Godfrey, fosse possibile spegnerla e caricare la sua coscienza in un corpo artificiale, nuovo di zecca? Una novità: la bionda Madeleine Brewer. Lei è nuova in città e, in una notte di tempesta, trova rifugio a casa di Roman, ignara del suo segreto e della neonata al piano di sopra. Glielo rivelerà il suo corpo: i suoi seni, pieni di latte per miracolo o maledizione, la renderanno una madre. Un difetto: Hemlock Grove mantiene l'ironia, ma perde il suo potenziale sex appeal. Troppo ripulito, non “fa sangue”, come si dice. La notevole tensione sentimentale che c'è non viene sfogata. Clamorosamente coinvolgenti gli ultimi due episodi. Un tripudio di violenza, trovate originali, emozione, con quel finale magistrale, all'orizzonte, e troppo troppo aperto. (7,5)
I ♥ Telefilm: Orange is the new black, Hemlock Grove, The 7:39 The 7:39
miniserie tv (2 episodi)
Quant'è brutto essere schiavi della routine. Carl è prigioniero delle stesse cose da quindici anni. Ha figli grandi, una moglie di cui non si è mai stancato, un impiego che lo porta a stare lontano da casa tutta la giornata. Usa la sua villetta in periferia come un appoggio. Lì va a dormire e lì si risveglia. Il cellulare vibra ed è già ora di svegliarsi. Vestirsi, dare da mangiare al gatto, concedersi una colazione veloce e poi il treno. Quello delle 7:39: il solito. Sally fa la pendolare da qualche mese e si è stufata dopo poco di quella vita da eterna passeggera. Lavora in una palestra, ha un bell'appartamento, un fidanzato muscolosissimo e galante con cui parla di ricevimenti, matrimoni e bambini. Anche lei va a Londra con il treno delle 7:39 e succede che così conosce Carl. Qualche gentilezza, due chiacchiere, le confidenze, le previsioni meteo e l'uno entra nella routine dell'altro. Hanno un appuntamento fisso che nessuno conosce. Il vagone di quel treno pieno di uomini stanchi e armati di ventiquattrore diventa il territorio neutrale in cui i due si incontrano, per alimentare quel timido rapporto che non ha nome. Fanno gli stessi pensieri e, in quel mondo ad alta velocità, iniziano a pensare alla stessa cosa. Decidono di provarci. Di incontrarsi all'esterno, lontani dai binari, e di visitare la città come due turisti adolescenti che ridono, si danno ai selfie, prendono una stanza d'albergo per una notte di sciopero dei mezzi. Se non avete niente da fare, in un pomeriggio di pioggia tra tanti, e sull'agenda avete un corposo buco di due ore da riempire, recuperate The 7:39. Una miniserie inglese, composta da due puntate di un'ora ciascuna, sceneggiata da David Nicholls, meraviglioso autore di Un giorno. Che vi piace ve l'ho detto, una volta... o duemila. Be', mai troppe. Il tocco della sua penna si vede, anche filtrato dal piccolo schermo. Firma, infatti, una commedia romantica delle sue. Umana, ben scritta, autentica e un tantino struggente. La storia di un lui e di una lei che s'incrociano alla stessa ora tutti i giorni. Poi si parlano e, anche se entrambi impegnati, scoprono che forse è possibile che il nostro cuore, tanto grande, s'innamori di due persone contemporaneamente. Giusto o sbagliato? Una fotografia limpida che cattura bei momenti. Dialoghi lunghi e brillanti che sono tutto. Un cast impeccabile, in cui si distinguono – accanto all'intensa Olivia Colman (Broadchurch) – due protagonisti separati da quindici anni di differenza, ma armoniosi e intimi. La bella Sheridan Smith (Hysteria) e un David Morrisey (The Walking Dead) affascinante e ineditamente buono. La BBC, garanzia di qualità, produce un film grazioso e agrodolce – solo diviso in due tempi e due momenti. (7)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :