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I Tenenbaum, l’epopea della vera famiglia americana

Creato il 08 agosto 2014 da Nicola933
di Michele Giacci I Tenenbaum, l’epopea della vera famiglia americana - 8 agosto 2014

I Tenenbaum (The Royal Tenenbaums)
Genere: Commedia
Regia: Wes Anderson
Cast: Gene Hackman, Anjelica Huston, Gwyneth Paltrow, Ben Stiller, Luke Wilson, Owen Wilson, Danny Glover, Bill Murray
2001
109 min

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Di Michele Giacci. La famiglia Tenenbaum vive a New York in una grande casa con tante camere per ogni componente della famiglia. Ognuno di questi singolari personaggi possiede una personalità incompatibile con gli altri. La loro divertente eccentricità spesso maschera una profonda solitudine che li rende delle isole di se stessi. La casa, situata nell’immaginario 375 di via Y, si apre orgogliosamente come le pagine di un libro diviso in capitoli, in pieno stile Wes Anderson. Il regista, insieme al suo fido compagno Owen Wilson – già autori di Bottle Rocket e Rushmore – incide un’impronta decisa con la scrittura dell’opera. Con un cast stellare e una maturità artistica senza limiti mescola tutti gli elementi primari del cinema, dai costumi alle scenografie, per creare un mondo unico.

Royal Tenenbaum (Gene Hackman), in piena separazione dalla moglie Etheline (Angelica Huston), ha un solo desiderio, quello di riunirsi con la famiglia dopo che è stato sfrattato dalla sua camera d’albergo nella quale viveva. La vita di Royal è radicata nel bisogno di un posto dove vivere tanto quanto è forte il desiderio di fare ammenda con i suoi figli abbandonati anni prima. Inganna i suoi familiari facendogli credere che gli sia stato diagnosticato un cancro e che gli resta poco da vivere. Si intromette tra la sua futura ex moglie e il suo nuovo compagno, Henry Sherman (Danny Glover). Henry è l’antitesi di Royal e Royal non accetta che Henry sia il benvenuto in quella che è ancora la sua famiglia.

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La bizzarra storia del capofamiglia riesce a fornire molte considerazioni profonde come gli effetti del divorzio e dell’assenteismo paterno sui figli, e lo fa in modo esilarante ma incredibilmente sincero. Gene Hackman vira lontano dai suoi tradizionali ruoli da “duro” e fornisce una delle sue performance più divertenti di sempre. Grazie al personaggio di Royal vengono toccate alcune tristi verità (rapporto coniugale/relazione familiare, perdono, una seconda possibilità nella vita, crescita dei figli, ecc) che essendo dolorosamente vere lasciano riflettere lo spettatore, ma solo grazie all’aiuto della commedia inscenata da Anderson.

Etheline Tenenbaum è una donna fiera e solida come una roccia, lavoratrice instancabile e madre protettiva che sembra prendere bene l’allontanamento del marito (perché il divorzio è parte della nostra cultura) è il simbolo del confronto onesto di questioni morali ed etiche mescolate con umorismo cinico che strizza l’occhio alla nostra società. Altra grande performance di un’attrice già vista in ruoli simili che rivela brillantemente alcune emozioni nascoste dagli altri.

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I coniugi Tenenbaum hanno tre figli un tempo bambini prodigio: Chas (Ben Stiller) era un mago della finanza e creatore di topi dalmata che commercializzava, Margot (Gwyneth Paltrow) scrittrice drammaturga vinse un premio per una pièce teatrale scolastica e Richie (Luke Wilson) era un campione di tennis con l’hobby per la pittura. Dopo la rottura del rapporto coniugale dei genitori i tre ragazzi e tutto l’ambiente famigliare si disintegrano. Da bambini prodigio sono passati ad essere adulti nevrotici.

L’idea di inventare la saga di una famiglia fingendo la derivazione letteraria è assolutamente geniale. I capitoli vengono introdotti dalle pagine di un libro e i personaggi sono presentati in pieno stile romanzesco americano. I Tenenbaum è il film che J.D. Salinger avrebbe potuto scrivere. Dopo che i personaggi sono stati introdotti in età giovanile vengono presentati in età adulta, negli anni in cui si svolge la storia, con i rispettivi attori ad interpretarli. Anderson gira ogni singola inquadratura in perfetta simmetria. La macchina da presa è sempre ferma, talvolta si gira di 180° ma è sempre l’attore a compiere il movimento, la sua regia mette i personaggi e gli oggetti più significativi al centro del fotogramma.

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Anderson e Wilson scrivono un’opera senza pari. Mostrano che le famiglie sono composte da individui legati tra loro da più personalità. Ci vuole più di una semplice parola – o pochi gesti – per prendersi cura della famiglia. Ne I Tenenbaum, Anderson e Wilson permettono a queste personalità di evolvere, consentono ai cattivi di ottenere una seconda possibilità, e lasciare che l’amore trovi la propria strada, l’unica per guarire le ferite del passato.

Tornando ai personaggi isole si consideri che Margot è stata una fumatrice segreta da quando aveva 12 anni, perché preoccuparsi? Nessuno in famiglia si prende cura di lei, e quando scoprono il suo inganno quasi ci restano male. Il suo segreto era parte della propria strategia di stare fuori dalla famiglia, di avere qualcosa che fosse suo. Richie ama Margot, sua sorella adottiva e quindi non nel senso fraterno della parola come fa il migliore amico di Richie che vive dall’altra parte della strada, Eli Cash (Owen Wilson), altro personaggio autodristruttivo che dopo aver avuto successo come scrittore inizia a fare uso di droghe.

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I dipinti di Miguel Calderón la dicono lunga sulla dipendenza da droghe di Eli, mentre la rappresentazione nostalgica del passato è così lucida che la scoperta del pacchetto di sigarette nascosto all’interno di un mattone è tutto ciò che serve per capire l’isolamento di Margot. Straordinari i riferimenti letterari (ad ogni personaggio è accostata una biografia, un saggio o un romanzo). Anderson trova sempre il tempo di giocare con la sua visione del mondo scientifico. Margot è sposata con Raleigh St. Clair (Bill Murray), uno psichiatra che conduce di continuo esperimenti su Dudley , un ragazzo affetto dalla sindrome di Heinsbergen e spettatore/testimone del caos famigliare.

La strategia del film è quella di raddoppiare le emozioni e ciò funziona soprattutto attraverso i dialoghi. Brillante è la conversazione a tavola dove Royal racconta alla famiglia che ha il cancro, ma chiaramente non gli credono, lui vuole arrivare a conoscerli prima di morire, l’amaro Chas dice che non è interessato alla proposta, e Royal tira fuori tutte le carte suggerendo una visita alla tomba della loro nonna. Ecco le emozioni che salgono. Chas e Richie videro la nonna per l’ultima volta quando avevano sei anni. Margot dice pietosamente che non l’ha mai incontrata. Royal ”simpaticamente”, da uno schiaffo al suo essere stata adottata: “Non era la tua vera nonna.”

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Così Margot, indubbiamente uno dei personaggi più interessanti, si nasconde dal mondo entro i confini del suo bagno. Anderson situa abilmente il personaggio come una damigella in pericolo; evoca immagini di Rupunzel accorciandone i capelli. Margot può giustificare il suo dolore da sola, prendendo le distanze dalla famiglia, ma il suo bisogno di amore è comunque straziante.

Ognuno dei figli di Royal ha avuto un’esperienza di non morte. Chas con l’incidente aereo che gli ha portato via la moglie, Margot col dito mozzato e Richie con quella che rimane una delle più belle sequenze del cinema moderno, per stile e composizione delle immagini. Richie, dopo aver saputo della relazione tra Margot ed Eli, si chiude in bagno e ridisegna il suo volto privandolo della peluria, come se non avesse più paura di nascondersi e così trova anche il coraggio di suicidarsi, con la struggente Needle in the Hay di Elliott Smith che fa da sottofondo. Anderson riesce a rendere una canzone triste parte integrante di una realtà surreale con sprazzi di reale. I suoi quadri sono da appendere ovunque.

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Le esperienze di non morte dei ragazzi li portano a doversi confrontare con la famiglia, con le paura, con l’amore. Sono costretti a soffrire e ciò che non sanno è che Royal, ora più che mai, è deciso ad aiutarli, perché anche lui ha sofferto dato che il suo maggiordomo/amico indiano Pagoda lo ha accoltellato ben due volte.

I Tenenbaum non è apertamente spirituale, ma Anderson capisce la sacralità della comunione. Chas insegue Eli attraverso casa Tenenbaum dopo che ha quasi investito i suoi figli, i piccoli Ari e Uzi. I due finiscono in un giardino zen. Il ritorno della famiglia alla pace viene descritto da Anderson con grazia significativa. Il ritorno alla famiglia, invece, lo vediamo  nel volo del falco Mordecai, con le penne bianche perché ha subito un forte trauma (esperienza di non morte) e soprattutto il sacrificio, con la morte del vecchio beagle Buckley sostituito dal dalmata che farà da preambolo alla scena finale.

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Questi incidenti ricordano ai Tenenbaum della loro mortalità e la loro capacità di amare. Ancora più importante, però, è l’ossessione di Anderson con il fallimento che diventa così strettamente legato alla speranza che la morte stessa diventi un veicolo di gioia. In questo quadretto parentale dove, paradossalmente, non solo sono tutti pecore nere, ma il patriarca ne è lo spirito guida, le situazioni sono allegramente grottesche ma le riflessioni sottese sono molto più ponderate e argute che in apparenza: e di fronte a tutto questo non è facile restare così in equilibrio fra tenerezza, bizzarria e buffoneria.

★★★★★


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