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I Treni della Libertà a Madrid: oltre 20mila persone contro la restrittiva Legge sull'Aborto del PP

Da Rottasudovest
Sono arrivati in oltre 20mila, con i Treni della Libertà, da tutta la Spagna, per dire di no alla proposta di Legge sull'Aborto e per chiedere le dimissioni del Ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón, che la firma. Sono la marea violeta, un nuovo colore alle maree che percorrono la Spagna, per difendere i diritti conquistati durante la democrazia e lo Stato Sociale spogliato dall'austerità e dal Governo conservatore.  Tutto è nato nelle Asturie, ancora una volta. Dal Principato è partita la riscossa. Come nel Medio Evo, quando furono i re asturiani a dare il via alla Reconquista, fermando i Mori a Covadonga. Come negli anni delle lotte dei lavoratori, quando furono i minatori asturiani a denunciare le loro dure condizioni di vita e a esigere il riconoscimento dei loro diritti, aprendo la strada al movimento operaio. Le Asturie, ancora una volta faro di Spagna.  Il tren de la libertad è nato a Gijón, quasi per caso, il 26 dicembre, in un pomeriggio di conversazioni della Tertulia Feminista les Comadres e delle Mujeres por la Igualdad de Barredos. Il progetto di Legge sull'Aborto era appena stato presentato da Alberto Ruiz-Gallardón e aveva già suscitato reazioni sdegnate e preoccupate: non solo cancellava la nuova legge del 2010, che garantiva l'aborto libero fino alla 14° settimana di gravidanza, ma negava l'aborto in caso di malformazione del feto, permettendolo solo in caso di violenza sessuale o di pericolo di vita della madre. Le conversazioni indignate per quel progetto di legge hanno prodotto il Tren de la Libertad, la decisione di prendere il treno per portare a Madrid rabbia e preoccupazione.  "Abbiamo comprato 150 biglietti per Madrid, il massimo permesso da RENFE. Speravamo di coprire tutti i posti, ma era complicato, così abbiamo iniziato a promuovere l'iniziativa sulle reti sociali. In pochi giorni i biglietti erano esauriti" racconta Begoña Piñero, la presidente di Tertulia Feminista Les Comadres di Gijón, a eldiario.es. E non solo sono andati esauriti i biglietti dalle Asturie, ma altre regioni spagnole hanno voluto unirsi all'iniziativa. Così oggi, alle 11.30 sono arrivati ad Atocha treni provenienti da Andalusia, Asturie, Catalogna, le due Castiglie, i Paesi Baschi. La Spagna che è stata disposta a spendere i suoi 60-90 euro di biglietto, che in questi anni di crisi non sono pochi, per andare nella capitale e dire che sull'utero delle donne, decidono solo le donne. E, siccome la proposta di legge spagnola sta preoccupando anche l'Europa, manifestazioni di sostegno sono state annunciate in diverse città d'Europa e persino a Buenos Aires.  Erano in oltre 20mila, si è già detto. Ma quello che ha sorpreso i media spagnoli e che racconta come questo Paese abbia nel proprio DNA la difesa dei diritti e la voglia di libertà, nonostante i regimi che lo governano, è che non c'erano solo donne, ma anche moltissimi uomini.  Perché la difesa del diritto all'aborto, del diritto di decidere sul proprio corpo, non è una questione femminile. E' una difesa che parte dal tipo di società in cui si vuole vivere. "Dobbiamo manifestare quando si restringono diritti come questi, sia uomini che donne, perché i figli sono di entrambi" dicono due manifestanti uomini a El Pais. Non c'erano solo volti noti e meno noti della Spagna progressista, ma anche le donne di Cattoliche per il Diritto di Decidere, guidate dalla loro presidente, Mar Grandal. "E' una legge che ci toglie il diritto di decidere e ci obbliga a essere madri quando non vogliamo", "Quello che vogliamo è la libertà di decidere, in una società democratica nessuno ti può obbligare a essere madre se non vuoi e non possono criminalizzarci per difendere ed esercitare i nostri diritti", "Quelli che fanno questa legge sono figli di quelle che andavano ad abortire a Londra" dicono alcune delle voci raccolte da El Pais durante la manifestazione, una delle più grandi che si siano viste in Spagna, in difesa dell'aborto. Come sempre succede nella Spagna di Mariano Rajoy, la manifestazione, che aveva in programma un percorso breve, da Atocha fino alla plaza de Neptuno e, quindi, deviazione fino al Congreso de los Diputados, si è mossa tra grandi misure di sicurezza. Il popolo che manifesta il proprio disaccordo e la propria protesta guardato a vista, tenuto a bada, come se fosse un nemico e non il punto di riferimento da servire. Non ci sono state incomprensioni né provocazioni: il clima è stato piuttosto festivo e il messaggio è arrivato chiaro. Adesso bisogna vedere quanto il Governo sarà in grado di raccoglierlo, ricattato dai settori più conservatori, legati alla Chiesa Cattolica, e indebolito dalle clamorose marce indietro fatte dal PP di Madrid sulla privatizzazione della Sanità e di Burgos sulla costruzione di un parcheggio sotterraneo, che aveva spinto un intero quartiere a sollevarsi. Noi donne decidiamo, lo Stato garantisce, la società rispetta e la Chiesa non interviene. E' il titolo di un editoriale di publico.es e mi sembra una magnifica sintesi di quello che dovrebbe essere. Che la Spagna possa ottenerlo.


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