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Idealizzazione

Da Straker
Idealizzazione
La vita assomiglia più ad una lotta che ad una danza. (Marco Aurelio)
Poiché il presente è abominevole, sovente vagheggiamo nostalgici il passato. In tale vagheggiamento, però, non alberga una forma di idealizzazione? Certe età, come il Rinascimento o alcuni secoli dell’età antica, ci appaiono avvolti in un’aura incantata. Se tuttavia, questa atmosfera si dissolve come bruma diradata dal sole del mattino, resta la nuda realtà. Sebbene sia difficile immaginare un tempo più arido e feroce del nostro, anche le età trascorse erano dilaniate dalla violenza del potere.
Pensiamo alla Roma repubblicana ed imperiale, alle guerre di conquista, ai massacri, alle condizioni inumane in cui “vivevano” gli schiavi ed i ceti non abbienti. Pensiamo a Cesare in cui quasi tutti vedono lo scrittore dallo stile scelto ed efficace nonché l’abile politico, dimenticando che fu un implacabile sterminatore di Celti. La stessa città di Roma, in origine Saturnia, villaggio fondato dai Liguri-Siculi nella regione dei sette colli, fu uno fra i centri delle sinistre stirpi che ancora oggi dominano, straziano e depredano gran parte del pianeta.
Certo, una volta, quantunque la società fosse attraversata da contraddizioni, esistevano gli Uomini: persino tra le classi dirigenti si distingueva in qualche rara occasione uno statista vero che era anche intellettuale: vengono in mente Marco Aurelio e Giuliano. In che cosa consisteva la differenza rispetto ai (pre)potenti di oggi? Risiedeva nella cultura: la cultura, che è etica, è il principale antidoto contro l’orgia dell’onnipotenza.
Esistevano gli Uomini, ossia ancora splendeva l’Anima. Osserva con desolata, amara intelligenza Guido Ceronetti: "Per adattarsi al mondo com’è ora, la condizione è di perdere umanità nella misura ed alla velocità che questo mondo impone: per ogni tratto di umanità perduta c’è un acquisto sicuro di adattabilità. E l’uomo non ha mai fatto altro che adattarsi… ma per sopportare il mondo, le città e le guerre che si preparano bisognerà perdere interamente ogni connotazione umana: i luoghi teneri dell’anima saranno pietrificati, si nascerà amputati". E’ così: oggi si nasce mutilati, adattati ad un’esistenza acrilica in cui solo i pochissimi disadattati potranno innaffiare con qualche goccia di luce la delicata piantina dell’Anima.
Questa fatica dell’essere è tutt’uno con la Coscienza: dobbiamo mantenere viva la fiammella della Vita, senza cedere all’algido raziocinio, ma pure evitando di indulgere all’idealizzazione, anticamera dell’inganno. Bisogna imparare a mantenersi in equilibrio sull’abisso: proiettarsi nel passato per tentare di rinfocolare pristini valori può significare stringere vani fantasmi.
Bisogna stare attenti a non mitizzare la Storia: ad esempio, la Storia ci restituisce, ci piaccia o no, due Messia, entrambi radicati nell’Ebraismo. Nel momento in cui evochiamo il Cristo, dobbiamo essere consapevoli che è un simbolo (i simboli sono potenti, ma elusivi: sono un'arma a doppio taglio). Credo che il Cristo si debba intendere in modo allegorico: è l'emblema di un cosmo che, per una ragione imperscrutabile, si crocifigge nella caduta e nella materia per annunciare la redenzione alla fine dei tempi, quando non esisteranno più il tempo né lo spazio.
Invero, il Cristianesimo abita nel cuore dell’inconciliabilità: se lo accettiamo, dobbiamo accettare pure l’Antico testamento con le sue intollerabili venature arcontiche; se lo rifiutiamo, dobbiamo staccarlo dalla matrice sumero-egizio-ebraico-arcontica, ma, così agendo, lo trasformiamo in un mythos, nel simbolo di cui si diceva con tutte le conseguenze del caso, tra cui forse la rinuncia ad attendere una salvezza esterna destinata a non arrivare mai.
E’ evidente che la sfida è immane: camminare sul filo delle antinomie, contemperare lògos ed incanto, indagine ed ispirazione, soma e sema. Se guardiamo in giro, vedremo oceani di sangue e deserti di scelleratezza che attorniano oasi di bellezza e verità. Non basta rifugiarsi nelle oasi a godersi l’ombra rinfrescante dei palmizi: bisogna tentare di render conto di quanto si trova tutto intorno, avventurarsi nelle terre del male, di ieri, di oggi, di domani.

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