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Idelfonso Nieri, Chi dice quello che non deve, si sente rispondere quello che non vuole

Da Paolorossi

«Ogna tempus ábente, diceva Drea e anche a fare il bene ci vuole occhio, se no il bene doventa male, e si fa peggio».

Lucca - Entrata in San Martino per la messa domenicale  - Foto tratta da

Lucca – Entrata in San Martino per la messa domenicale – Foto tratta da “Come eravamo-Lucca” – Ed. Il Tirreno

La risposta che dètte Bùrico a prete Nòccolo sarà un po’ troppo ardita, ma se la meritò e gli stette d’incanto come la collana alla sposa.
Questo prete Nòccolo era un pretonzoletto buono assai, per dire la verità, ma curioso insino alla punta dei capelli, ficcanaso, entrante che in tutto voleva mettere il becco, e saccentare in ogni cosa, e fare le prediche anche quando non era sul pulpito o all’altare. bè, un giorno si accompagnò con Bùrico giù per lo stradone.
Bùrico è un ragazzo un po’ scapestrato, un po’ sventatotto, si sa, com’usa a diciannove o vent’anni, ma poi in fondo non è peggio di tanti altri.  Prete Nòccolo dunque gli cominciò a parlare di tante cose; e poi, a poco alla volta gli prillò il discorso come parve a lui e gli cominciò a fare una rinfrusta da portargli via il pelo «e che bestemmiava, e che giocava, e che salava le messe, e di dame e di scaudali»  insomma una libecciata neanche fusse uno di quelli che messero Gesù ‘n croce!
A Bùrico gli giravano gli stivali come macine di mulino, a sentirsi fare di que’ discorsi lì a voce alta in mezzo alla via maestra, ma però non fiatò sino in fondo. Stava zitto e gonfiava. E il prete finì il sermone con queste precise parole:
«Convertisciti, figliolo, convertisciti, perchè sei con un piede nell’inferno!»

E Bùrico subito, tun tun. «Basta che mi rimanga fuori quell’altro per dar dei calci nel deretano a lei la prima volta che mi ritorna a fare certi discorsi in mezzo alla strada!»

Come sculettò via, povero prete Nòccolo! Gli sbattevan le lèmbe per le lacche!

( Idelfonso Nieri, Chi dice quello che non deve, si sente rispondere quello che non vuole, tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )

 


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