Attaccante dotato di una classe eccelsa e di un sinistro terrificante, Igor Kolyvanov non sarà ricordato come un campione, nonostante i suoi inizi di carriera lo lasciavano presagire, ma è stato un idolo prima a Foggia poi a Bologna imponendosi nel difficile campionato italiano grazie alle sue indiscusse capacità tecniche. Non era un bomber prolifico, ma era capace di concludere a rete sia dalla breve che dalla lunga distanza con entrambi i piedi; non era un fulmine di guerra ma compensava con assist e giocate di fino. Igor nasce a Mosca, il 6 Marzo 1968, bruciando subito le tappe in patria prima nello Spartak poi nella Dinamo. Qui si mette in luce nonostante continui problemi fisici (un limite che lo ha condizionato per tutta la carriera) conquistando il titolo di capocannoniere nel 1991 ma soprattutto imponendosi nell’Europeo Under 21 del 1990 con la Russia realizzando 9 reti. Lo nota il Foggia, neopromosso in Serie A, che lo acquista insieme al connazionale Igor Shalimov. Lo ‘Zar’ ci mette pochissimo a diventare un beniamino dello ‘Zaccheria’, anche se nel primo campionato di Serie A disputa solo 15 partite realizzando 3 reti. Il suo talento è un pò anarchico ai rigidi dettami tattici di mister Zeman, e il tridente rossonero composto da Signori, Baiano e Rambaudi è intoccabile. Con le partenze eccellenti di questi ultimi nell’estate 1992, diventa in breve tempo uno dei protagonisti del 4-3-3 zemaniano dopo mesi di duro lavoro tattico. Non segna tanto ma fa segnare, ala sinistra di un tridente atipico insieme all’olandese Brian Roy (prodotto del vivaio dell’Ajax) e al giovane Cappellini nel Foggia dei miracoli che nel campionato 1993-94 sfiora l’Europa. Una stagione irripetibile per i rossoneri e un Kolyvanov ispirato e decisivo: chiedere informazioni all’imbattibile Milan di Capello contro il quale il russo colpisce sia all’andata che al ritorno; o al Parma di Scala che cade sotto i suoi colpi al termine di una gara spettacolare che aveva visto i gialloblù in vantaggio per due a zero prima della furia sovietica. E’ forse la miglior partita di Kolyvanov in rossonero, è il 22 Febbraio 1994 quando la Curva Sud dello ‘Zaccheria’ esplode alla doppietta dello Zar. Quando è in giornata le sue giocate sono da fuoriclasse assoluto, dribbling ubriacanti e saette imparabili di sinistro; discontinuità di rendimento e ripetuti infortuni ne condizionano le stagioni successive, oltre ad una vita privata non proprio da atleta. Nel 1994-95 il Foggia, orfano di Zeman, retrocede dopo un avvio di stagione promettente. Kolyvanov gioca appena 11 partite per via di un gravissimo infortunio rimediato in nazionale, infortunio che ne precluderà anche un suo trasferimento in un grande club (da tempo l’inter lo stava seguendo). Resta a Foggia anche in Serie B, ma senza incidere, svogliato e poco ispirato nonostante indossi la fascia da capitano. In campo sonnecchia ed è quasi mai in condizioni fisiche accettabili e i rossoneri falliscono il ritorno nella massima serie. Nel 1996, a 28 anni, il biondo Igor riparte dalla Serie A con il neopromosso e ambizioso Bologna. Ci mette pochissimo per conquistare anche il pubblico rossoblù. Si rilancia alla grande andando a segno per 11 volte (record personale in Italia) contribuendo ai successi della squadra prima di Ulivieri poi di Guidolin. Il pubblico del Dall’Ara si innamora ben presto della sua classe e delle sue giocate (su tutte il sinistro da 30 metri a Verona) e ne apprezza il bel gesto di cedere la maglia numero 10 a Roberto Baggio, che approda a Bologna nell’estate 1997. E’ un Bologna a trazione anteriore con Baggio e l’ariete Kennet Andersson a far compagnia a Igor per un tridente da sogno. Alla fine saranno 9 le reti per lui, quasi tutte di pregevole fattura(si perfeziona anche nei calci piazzati). Ma la stagione più importante è la seguente. Non c’è più Baggio ma Beppe Signori. I rossoblù proseguono nella loro crescita imponendosi anche a livello internazionale. Arriva infatti l’Intertoto 1998 a cui fa seguito una grandissima cavalcata in Coppa Uefa interrotta soltanto in semifinale contro il Marsiglia. Purtroppo nell’estate 1999 un’ernia del disco praticamente pone fine alla sua carriera, in quanto non si riprenderà più completamente e nei due campionati successivi disputerà appena 9 partite.
L’addio ai tifosi bolognesi avviene in un Bologna – Juventus del 17 maggio 2001, nel quale Igor entra in campo a 2 minuti dalla fine sul punteggio di 1 a 4 accolto dal coro che la curva abitualmente intonava per lui e dall’applauso di tutto il Dall’Ara.
Punto fermo in nazionale, dove tra Unione Sovietica e Russia sarà titolare dal 1992 al 1998 per un totale di 55 presenze e 14 reti e una partecipazione all’Europeo 1996. Il suo talento lasciava presagire una carriera più luminosa, ma lo Zar resta comunque uno dei giocatori più importanti dell’ Est Europa che abbiano militato in Italia, considerando anche le difficoltà di ambientamento che quasi tutti i giocatori russi hanno riscontrato nel nostro paese.