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Il 2013 in libri

Creato il 02 gennaio 2014 da Siboney2046 @siboney2046

Codie Young backstage and on the runway for Zac Posen Fall 2013

Sì, perché questo è un blog squisitamente frivolo ma ogni tanto un po’ di cultura ci scappa… o forse coltura. Vabbè, non stiamo qui a questionare su una vocale. Ebbene, anche il 2013 è stato costellato da letture più o meno avvincenti che come da tradizione raccolgo nel post dedicato ai libri dell’anno. Se volete potete trovare QUI quello del 2011 e QUI quello del 2012. Ma so che in questo momento siete in eccitata fibrillazione per conoscere la lista dell’anno appena concluso quindi lascio spazio alla lista in ordine cronologico di lettura!

  • Lev Tolsoj, Guerra e pace: non spreco molte parole visto che di questo è stato ampiamente recensito. Vi posso solo dire che per gran parte dell’anno ho creduto sarebbe stato il mio preferito e solo un altro grandissimo romanzo l’ha potuto spodestare. Sì, non è proprio una lettura leggera, ma è emozionante e coinvolgente come solo poche grandi storie sanno essere!
  • Franz Kafka, Il processo+La metamorfosi: mi ha inquietato, specialmente Il processo. Ci si sente impotenti davanti allo svolgersi degli eventi. Entrambe le vicende sono completamente assurde eppure sono raccontate in maniera così realistica che fa pensare potrebbero capitare a ciascuno di noi. Devo però dire che Kafka non rientra tra i miei autori preferiti, ma probabilmente sono io a non capirne la grandezza!
  • Steven Amsterdam, Ritratto di famiglia con superpoteri: titolo poco azzeccato, o meglio, traduzione del titolo poco azzeccata. Secondo me fa perdere un po’ il senso del racconto che non parla di eroi ma di persone fragili, di famiglie disastrose, motivo per cui l’ho inserito nel post sulle famiglie disfunzionali, come il libro che segue.
  • Miriam Gershow, (Forse) gli volevo bene: racconta una storia drammatica, la scomparsa di un giovane ragazzo a cui segue la distruzione della sua famiglia, il tutto raccontato da Lydia, la sorella minore. Per una volta si prova antipatia per la protagonista della storia nonostante la sua situazione struggente.
  • Ken Follet, L’inverno del mondo: beh, poteva essere un bel libro se non avessi letto poche settimane prima Guerra e pace! Sì, perché il fatto che si tratti di un romanzo corale sullo sfondo della seconda guerra mondiale mi induce subito al confronto. Vero, in Tolstoj abbiamo le guerre napoleoniche, ma sempre di guerra si parla e di come famiglie di varie parti del mondo, interconnesse tra loro, ne vengano travolte e sopravvivano. Eppure Guerra e pace è un capolavoro mentre L’inverno del mondo si limita ad essere un best seller. Ben scritto, attentamente documentato, ma privo di quella verve artistica che, a mio parere, ben pochi romanzi del genere possono avere (mi viene sempre in mente Un cappello pieno di ciliege della Fallaci, per fare il nome di un altro capolavoro). Ad un tratto ho avuto la sensazione di leggere la sceneggiatura di una grande fiction più che un grande romanzo. Ciò non toglie che valga la pena di essere letto, se non altro per un’interessante ed affatto pedante ripasso storico!
  • Andrei Kurkov, L’ultimo amore del presidente: una storia originale che attraverso un brillante parallelismo tra tre periodi (il passato degli anni settanta, il presente dei primi duemila ed il futuro che corrisponde più o meno al 2015) racconta la vita di Sergej Bunin che da giovane scapestrato diventa presidente di una repubblica dell’ex URSS, passando per le sue intricate vicende personali. Romanzo gradevole, ricco di ironia e al contempo di parti toccanti.
  • Jean-Paul Sarte, La nausea: poi non dite che non leggo saggi! Sì, so che questo non è un saggio, ma è quanto più vicino ad un saggio io potrò mai leggere, tenendo conto che io saggi nel tempo libero proprio non li posso tollerare (se scrivo un’altra volta “saggio” nella stessa frase forse vinco qualcosa!)! Mi ha regalato alcune perle indimenticabili come il bel dialogo tra il protagonista Roquentin e la sua ex amata Anny che vi riporto qui di seguito:

    «Mi fissa e sembra che non mi veda. Sta per parlare. Mi aspetto un discorso tragico, degno della sua maschera, un canto funebre.
    Non dice che una sola parola:
    - Mi sopravvivo.
    L’accento non corrisponde affatto al viso. Non è tragico, è… orribile; esprime una disperazione secca, senza lacrime, senza pietà. Sì, c’è in lei qualcosa di irrimediabilmente disseccato.
    La maschera cade, lei sorride.
    - Non sono affatto triste. Me ne sono meravigliata spesso, ma avevo torto: perché dovrei essere triste? In altri tempi sono stata capace di bellissime passioni. Ho odiato appassionatamente mia madre. E d’altra parte, a te, – dice in tono di sfida, – t’ho appassionatamente amato.
    Aspetta una replica. Non dico niente.
    -Tutto questo, beninteso, é finito.
    - Come puoi saperlo?
    - Lo so. So che non incontrerò mai più niente né nessuno che m’ispiri della passione. Lo sai, mettersi ad amare qualcuno è un’impresa. Bisogna avere un’energia, una generosità, un accecamento… C’è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai più

  • Irène Némirovsky, Il ballo: seconda lettura della Némirovsky dopo Come le mosche d’autunno che non mi aveva particolarmente entusiasmato (sebbene la metafora del titolo resti una delle più brillanti che abbia mai letto!). Questo romanzo breve ha un ritmo spedito che lo fa leggere tutto d’un fiato; ad onore del vero si legge in un’oretta vista la brevità, ma ciò non toglie che manifesti un grande carattere artistico come opere molto più prolisse non sanno denunciare!
  • Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita*, è fuori concorso sul libro più bello dell’anno solo perché è stata una rilettura. Beh, per me il realismo magico è il top dei filoni letterari quindi se non avete mai letto nulla del genere è il caso che iniziate! Se volete iniziare bene o questo o Cent’anni di solitudine di Marquez. Se non avete letto nessuno dei dei, shame on you!
  • Gianrico Carofiglio, Il silenzio dell’onda: ha un suo perché. Non è tra i romanzi che più mi hanno colpito, ma se ancora ricordo delle parti vuol dire che non è stato tempo sprecato! Toccante il modo in cui il protagonista, Roberto Marrias, un ex maresciallo dei carabinieri, mette a nudo la sua depressione nelle sedute con lo psichiatra; durissimo è il racconto della sua vita da infiltrato nelle organizzazioni a delinquere e di come questa vita lo abbia segnato per sempre assieme al passato del padre suicida perché accusato di corruzione. Insomma, un tripudio di gioia! Scherzi a parte, non un capolavoro ma un buon libro, consigliato.
  • Fedor Doestoevskj, Le notti bianche: generalmente io e Fedor non andiamo molto d’accordo: tra i russi è quello che gradisco meno! Ma ammetto che con questo romanzo breve mi ha convinto. Una storia gradevole, senza tante pretese e permeate da una sottile ed intelligente ironia.
  • Ernest Hemingway, Addio alle armi: ora, capisco che sia uno dei più grandi scrittori del secolo, ma tutto il machismo gratuito di Hemingway io non lo amo molto. Ciò non toglie che questo romanzo sia molto bello, con il giusto equilibrio tra azioni di guerra e sentimenti. Tuttavia tra i romanzi di guerra che ho letto non è tra i miei preferiti, almeno non quest’anno!
  • Nicolai Lilin, Educazione siberiana: per me è no. Cioè, quest’anno c’è stato un po’ l’hype di questo romanzo, anche grazie all’uscita dell’omonimo film; eppure io non l’ho trovato particolarmente emozionante. Mi è sembrato un ibrido tra un romanzo ed un saggio antropologico sulla popolazione siberiana. Nicolai, o l’uno o l’altro! La scrittura asciutta ai limiti della povertà ancora una volta non mi ha coinvolto e la crudezza delle vicende raccontate non ha smosso niente in me se non il pensiero che questo romanzo sia stato più per stupire che per raccontare. Un grosso mah.
  • Johann Wolgang Goethe, Faust: ragazzi, ci ho messo un sacco a leggerlo. Ci avevo già provato in passato, ma avevo abbandonato a tre quarti. Stavolta l’ho finito, ma non è stato facile anche perché penso che con la trascrizione in prosa si perda molto. Diciamo che, per quanto eccezionale, non è una lettura che si presta all’intrattenimento!
  • Pier Paolo Pasolini, Una vita violenta: ecco cosa intendo io per romanzo crudo, senza orpelli, duro ma con cuore, quello che Educazione siberiana e La trilogia della città di K. (che menziono dopo) non sono stati in grado di essere. Amo Pasolini, l’artista e l’uomo, è un amore viscerale e incomprensibile, forse, ma il suo fascino da sottile intellettuale, da genio brillante e maledetto fa breccia nella mia sensibilità, anche se racconta storie quotidianamente drammatiche, politicamente scorrette, e questa è sicuramente una di quelle.
  • Boris Pasternak, Il dottor Zivago: devo confessare che per me è stato un po’ una delusione. Forse perché mi aspettavo grandi cose da questo romanzo e da questo personaggio, un “eroe romantico”, come me lo avevano descritto. Purtroppo per me dell’eroe il dottor Zivago ha ben poco, sebbene riesco ad apprezzare quel lato fragilmente umano che traspare nel suo anteporre i suoi sentimenti familiari alle grandi cause. Per me l’eroina del libro è Lara. Potete leggere QUI la mia recensione fatta per Vivi con stile!
  • Michail Bulgakov, Cuore di cane: un romanzo breve che raccoglie tutte le tematiche care a Bulgakov, dal sublime realismo magico alla feroce critica al regime politico. Breve ma intenso.
  • Oriana Fallaci, Insciallah: e qui arriva il migliore libro del 2013, quello che sinceramente non ha rivali. Mi ha emozionato, mi ha fatto piangere, mi ha fatto riflettere e mi ha fatto aprire gli occhi sulla vita, sul mio presente e sul mio futuro. Alcune parti le ho rilette fino a mandarle a memoria. Contiene una delle più belle lettere d’amore che io abbia mai letto (e ne ho lette tantissime, fidatevi) e al contempo racchiude riflessioni straordinariamente rivelatorie sul senso della vita, il tutto su uno scenario travolgente come la guerra, combattuta da chi la desidera ma anche da chi non voleva farne parte. Un romanzo corale ma intimista, la perfezione in poche centinaia di pagine. Molti nutrono pregiudizi sulla Fallaci scrittrice: era una donna dalla forte personalità, forse non sempre è stata nel giusto, ma la sua eccezionale esperienza di vita esplode prepotentemente nella sua scrittura. Ancora un romanzo che per me è non solo formativo ma essenziale nel bagaglio di letture personali di una persona adulta.
  • John Irving, Le regole della casa del sidro: che io ami Irving sarà già noto a chi mi segue. Hotel New Hampshire è stato un folgorante colpo di fulmine, Il mondo secondo Garp non è che una conferma del mio imperituro amore. Detto ciò devo dire che rispetto ai due grandi appena citati Le regole della casa del sidro è leggermente sottotono. Sottotono per quanto lo può essere uno dei capolavori di grande autore, non sottotono come un romanzo di Federico Moccia, ovviamente. La scrittura è sempre brillante ed avvincente; l’assurda ironia è una costante; i personaggi sono perfetti nella loro imperfezione. Non guardate l’omonimo film, vi prego, leggete il libro!
  • Mario Vargas Llosa, Avventure della ragazza cattiva: e qui si apre il filone “agli uomini piacciono le stronze” di cui si potrebbe parlare per ore. Un momento, l’ho già fatto! ECCO il post! Scherzi a parte, regalarmi un libro di un autore sudamericano è come sparare sulla croce rossa, sicuro che mi piace! Ed infatti mi è piaciuto, brava la mia amica Carlotta che mi conosce!
  • Vladimir Nabokov, Pnin: non ho mai letto nulla di Nabokov, neanche Lolita, no. Sì, mi vergogno un po’! Però devo dire che sono rimasta entusiasta di questo romanzo, ho provato un’infinita tenerezza per questo personaggio caricaturale e per la sua vita a metà tra il sognante e lo squallido. La scrittura è brillante e geniale, da cui deduco che tra me e Nabokov potrebbe nascere una grande passione!
  • Joseph Conrad, Cuore di tenebra: ho la sensazione di non aver assimilato bene questo romanzo. Non mi ha emozionato come pensavo e credo di aver perso le sfumature del racconto. Mi è sembrato piuttosto lontano dal mio gusto nonostante la tematica potesse essere perfettamente in linea con quello che definirei un “bel romanzo”. Mi riservo il piacere di rileggerlo in futuro per rivedere il mio giudizio che per ora sarebbe troppo superficiale.
  • Agota Kristof, Trilogia della città di K.: vale quello che ho già detto per Educazione siberiana, più approfondito nel post in cui l’ho recensito. Nel complesso direi che è il peggior libro del 2013, anche se non è orrido come altri che ho letto in passato… diciamo che sono diventata più selettiva e si è alzata la media!
  • Philip Roth, Pastorale americana: anche Roth paga il pegno di essere stato letto nello stesso anno di Insciallah: senza quest’ultimo avrebbe concorso al podio! Un romanzo gigantesco che esprime la grandezza di Roth, come autore, come scrittore, come artista. Una vicenda non particolarmente esaltante, seppur fuori dal comune, raccontata solo come un magnifico romanziere è capace di fare. Racconta il sogno americano, la pastorale americana, la corsa verso la vetta di un ebreo vincente, astro dello sport, straordinario imprenditore, sposo della reginetta di bellezza dello stato,  amabile padre e poi la rovinosa caduta, a causa della sua adorata bambina che diventa una terrorista e fa la sua vita a pezzetti e li calpesta in goni modo un uomo posso sopprtare. Se la storia vi sembra interessante, non potete immaginare quanto lo è la scrittura brillante di Roth che avevo già amato per Indignazione.
  • Voltaire, Candido*: ragazzi, già due saggi! In pratica sono a posto per i prossimi dieci anni, posso continuare a leggere romanzi senza sentirmi una decerebrata… vamosss! Comunque che c’è da dire qui, più o meno tutti lo conoscete, no? Se non lo conoscete, potete recuperare in fretta: è breve e di spedita scrittura, dovete solo fermarvi a leggere bene le note altrimenti non capirete il senso dell’amara critica e le riflessioni filosofiche che sottendono la narrazione.

(*Riletture)

Finito! A metà dicembre ho iniziato Suite francese di Irène Némirovsky ma causa lavoro e vacanze non sono riuscita ad andare molto avanti, per cui questa è la prima lettura del nuovo anno e spero di parlarvene a breve!

Ora ho strenuo bisogno di consigli per le mie letture del 2014. Se avete letto questa lista e quelle precedenti avrete un po’ capito i miei gusti, per cui ora mi rivolgo a voi:

Quali sono stati i libri più belli del vostro 2013? Cosa ritenete io debba leggere assolutamente in questo nuovo anno?

Grazie fin da subito per i consigli!


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