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Il 3 Gennaio

Creato il 03 gennaio 2014 da Ideaoccidente

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Oggi è il 3 gennaio 2014. Ottantanove anni fa, Mussolini colse l’Italia di sorpresa pronunciando un celebre discorso alla Camera e compiendo il definitivo passaggio dal fascismo legalitario al fascismo dittatoriale. Come in tutti i trapassi, in quel clima verboso e urlante nessuno s’accorse di quanto accadeva. Si pensò alla solita pagliacciata di Mussolini, certo stavolta durissima, ma inconsistente dal punto di vista politico e destinata a esaurirsi in breve. Turati scrisse che si trattava di uno “dei soliti bluff per disorientare e spaventare le passere” e il Re soltanto si rammaricava di non esserne stato informato. Le sinistre, dal canto loro, se da una parte s’indignavano per quanto annunziato da Mussolini,  dall’altro intravedevano l’opportunità di uno scontro campale cui si sentivano ben addestrate, e forse anche eccitate: il complesso della lotta proletaria le portò così a sottovalutare la situazione.

Mussolini era ormai dittatore. L’ avevano costretto al definitivo colpo di Stato una serie di circostanze, che sarebbe qui impossibile elencare. Quella decisiva, senza la quale un uomo così codardo e calcolatore mai avrebbe assunto una simile determinazione, fu comunque l’ ultimatum impostogli dai Caporali della Milizia. Ma ciò non deve fraintendere: Mussolini era avido di potere. E al potere, implicato come era nelle violenze di quei giorni, isolato dagli estremisti, sotto lo scacco insidioso della maggioranza che lo sosteneva, non voleva ugualmente rinunciare.

Da qui l’azzardo:

“Dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.”

E poi:

“Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”

Questa vicenda è intimamente connessa, o si suole connetterla, all’omicidio del deputato Giacomo Matteotti avvenuto quasi sette mesi prima il 10 giugno del 1924. Si è detto per anni che Mussolini,  assumendosi l’indiretta responsabilità del delitto, certificava la tesi per cui egli non solo non ignorava, ma aveva voluto e in qualche modo ordinato l’eliminazione, o forse solo la “punizione”, di Matteotti. La storia è di un altro avviso. Una volta informato del misfatto, compiuto dalla famigerata Ceka, manica di teste calde, Mussolini divenne furente. Nonostante le omertà e i depistaggi dei giorni successivi, quel cadavere rappresentava per lui una patata bollente. Addossarsene la responsabilità, oltre a essere un’ultima ratio cui dapprima non aveva minimamente pensato, fu un atto politicamente strategico, moralmente disgustoso e storicamente tragico. Ma è certo che ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Insomma: Mussolini divenne dittatore per sua volontà, ma spinto dalle circostanze. L’Italia non  s’oppose rapidamente per sua negligenza, per sottovalutazione dei fatti, ma anche per spirito di rinuncia.

E ben presto gettò la spugna, come spesso accade.

Michele Spina


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