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Il bagliore didonico e il vento

Creato il 11 giugno 2013 da Vsgaudio @vuessegaudio
mianonnadellozenha rebloggato anonimadelgaud Fonte:getyourhandsoutofmycookiejarIl bagliore didonico e il ventoanonimadelgaud:
L’immagine così pesante 

l’oggetto o questa immagine fotografica che si rigira verso il poeta

non si oppone al reale ne costituisce un altro

più sottile che avvolge la prima immagine del segno

della sua scomparsa il melone d’acqua è la soluzione

quasi totale del mondo in cui corre l’ Heimlich inafferrabile

che si spacca per i colpi del Jésuve,

vuoi che l’ esagramma sostituito sia Ta Ko 

vuoi che sia Hong è sempre l’alterità radicale

di questo culo-cosa che riesumato tra le altre cose,

tutte estranee le une alle altre ma complici,

tutte opache ma funzionali, spunta al meridiano

come attrattore strano continuamente spaccato

e contemporaneamente così maturo e irredento

il globo della durata e della trave maestra

questa immagine così pesante che il poeta

porta fino alla vista inespugnabile del suo farsi

oggetto radicale che evidenzia il cammino

del farsi incontro e il perseverare

nell’orbita di un globo che ruota
flawlehs:
per il culo-cosa che è dentro il paradigma dell’immagine così pesante guarda questa
Il bagliore didonico…degli occhiali 
Il Nove al secondo posto nelll’esagramma somatico 28. Ta Ko. La Preponderanza del Grande è il legno che sta accanto all’acqua, un albero di pioppo secco che getta un germoglio di radice, è come se il visionatore o il poeta ottenesse in moglie una giovane donzella, ed è questo che affascina e turba l’occhio del visionatore, così tanto che la pregnanza alta al terzo posto, la trave maestra che si piega, o forse l’iconicità che non è definita, né definitiva, essendo l’oggetto giovane e in formazione, ma, come dire?, sembra che vada oltre il vertice del capo, come se l’oggetto a al meridiano passasse attraverso l’acqua. La “preponderanza del grande”, che è il numero 28 nell’I Ching, ma anche un po’ la “durata” che c’è nell’esagramma 32.Hong: c’è sotto sempre il vento, come trigramma di base, e sopra è il lago o il tuono. Nell’immagine così pesante che si vede per come fronteggia l’obiettivo, questa alterità radicale, una volta che l’oggetto a fa il passaggio bagnato al meridiano, ha questo di radicale o di irredento, il culo-cosa che, frontalmente, è leggibile nel Nove o nel Sei al quinto posto: se è il Lago, e la complessità è bassa perché la giovinezza è sfacciatamente visibile e a fior di pelle; se è il Tuono, e la complessità è alta perché la giovinezza è iconicamente immediata. Questo c’è scritto, in faccia, quando un poeta lo incontra o è turbato da un “oggetto narcisistico”, il tenero sta giù, ed è il codice ristretto della fanciulla al Sei iniziale che si dà con la “carica connotativa” di questa sua tenerezza è iconicamente evidente tutta nella sensorialità e nella pelle dell’esserci con cui la pulsione dello stringere fa passare al meridiano del poeta il “globo che ruota”. Si tratta, in sostanza, del “bagliore di Didone”, che è connesso alla pulsione del “farsi-mula” per Aineas, da cui l’enigma, l’accenno oscuro, sta dietro: la libido degli osservatori, degli inseguitori, dei pedinatori, dei poeti e dei marinai da cosa viene perennemente allettata? Ma dal “bagliore didonico”…degli occhiali!

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