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Il biscotto del vicino è sempre più friabile.

Creato il 16 giugno 2012 da Basil7

di Beniamino Franceschini

Il biscotto del vicino è sempre più friabile.
Pongo subito da principio il tema centrale: no, non credo alla teoria del biscotto. E comunque, in questo momento, occorrerebbe un po’ di sana consapevolezza della posizione italiana, perché, se è vero che non si cita la corda in casa dell’impiccato, – ma, soprattutto, non si ruba in casa di ladri, – è vero anche che è inopportuno per noi parlare all’estero di combine nel calcio. Tutto ciò, almeno per uno spirito di autocritica reticenza, per quel buon senso che dovrebbe spingere chi sa di non avere la coscienza pulita a tacere argomenti correlati al proprio misfatto. In poche parole: evitiamo di formulare accuse alle quali le controparti possano ribattere cogliendo il bersaglio al buio. Mi pare giusto che Buffon dichiari di non temere il biscotto: difficilmente avrebbe potuto dire il portiere azzurro, il quale, investito dell’obbligo dell’esempio in quanto campione sportivo pluridecorato, scommette milioni di euro in un momento di crisi, con i suoi concittadini – e magari anche tifosi – che, avendo perso il posto di lavoro, entrano dal tabaccaio solo per comprare marche da bollo da appore su certificati e controcertificati! Ovviamente, era prevedibile che qualcuno, in questo caso Srna e Corluka della Croazia, chiamasse comunque in causa Buffon.

Tuttavia non c’è da stupirsi. Da qualche anno, in molti settori dell’Italia, lo schema è il seguente: le prestazioni sono scadenti per mancanza di qualità o per negligenza; il Paese in qualche modo dipende dagli altri; se tutto va male, la colpa è proprio degli stessi altri che o sono stati disonesti, o sono stati troppo onesti, ma che, in ogni caso, vogliono male agli italiani, il miglior popolo di sempre. Il processo è paradossale, degno delle eroine romantiche, alle quali la vita riservava impossibili traversie, forse superabili con un po’ di spirito d’iniziativa e meno commiserazione, ma certissimamente da sconfiggere attraverso l’autoesilio o la morte, che, simbolicamente, hanno entrambi lo stesso significato: l’esasperata esaltazione orgogliosa e vittimistica dell’ego.

Il sospetto che Spagna e Croazia possano accordarsi è comprensibile, è terribilmente umano: sono convinto che in tutti i Paesi, in una situazione analoga, reagirebbero allo stesso modo. Anch’io – che pure sono qui a scrivere – ho pensato al rischio della macchinazione per raggiungere il 2-2 (il 2-2!), risultato che, comunque, ha un valore se e solo se, contestualmente, l’Italia supera l’Irlanda. Riflettendoci, però, non penso che el orgullo español acconsentirà a vendersi sul campo. Che dire, per esempio, dei croati, nel caso in cui questi perdessero contro i Campioni del mondo e fossero eliminati perché gli Azzurri, nel frattempo, hanno sconfitto l’Irlanda dell’italianissimo Trap? Direbbe un mitico personaggio di “Roger Rabbit”: «Biscotto!»

Pertanto, per una volta, considerata anche la situazione interna del sistema calcio italiano, evitiamo di additare la pagliuzza altrui per trasferire altrove la consapevolezza della nostra trave, tendenza, purtroppo, individuabile in molti àmbiti della vita nel nostro Paese.

Beniamino Franceschini

(Il contenuto del testo può essere liberamente utilizzato per fini non commerciali, purché se indichino provenienza e autore).



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