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"il bologna e' una fede"...tradita

Creato il 19 novembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini
Per tutti i tifosi, la situazione che va vivendo il Bologna da qualche anno a questa parte è incredibilmente surreale.
Permane il sospetto, pressochè continuo, di ritrovarsi all'interno di un qualche reality show dove questa povera squadra riesca a finire sempre in nomination.
Prima la discesa in serie B per logiche superiori al campo di gioco, senza bisogno di proferire altra parola; poi il ritorno in serie A, con il continuo spettro di una Romilia che avrebbe dovuto rivoluzionare la misera prospettiva di squadra relegata ai fatidici 40 punti.
Dal ritorno in serie A cambiarono, anche, i proprietari: a Cazzola seguì la famiglia Menarini, volenterosa più di ogni altra cosa al mondo di lasciare il Bologna ai bolognesi, citando convinzione diffusa nella Dotta. Dietro la Presidenza conquistata esisteva la solidità (veritiera?, nds) di un'impresa edile tra le prime in Italia, la Cogei appunto.
Nonostante tutte le ambizioni possibili, dettate da una società decorata da ben sette scudetti, si sentiva fin da subito nell'aria che qualcosa di troppo non bastava per garantire alla società un futuro all'altezza della tradizione o, quantomeno, sereno. Mercato fatto di svincolati, di prestiti e di giocatori (apparentamente) svenduti perchè ritenuti alla canna del gas.
Il solo obiettivo pareva essere quello di spendere (poco), e farlo spesso (male).
Vennero così fuori squadre dall'età media altissima, con veterani costretti a divenire mestieranti di una carriera ormai al lumicino.
Se non fosse stato per il ritrovato Campionissimo Marco Di Vaio, che ne sarebbe stato del Bologna in questi anni di serie A? La risposta è scontata, con una quasi certa retrocessione al primo giro di boa.
La tifoseria ha vissuto, ogni estate, storie sempre nuove. Cambi di proprietà, culminati addirittura con un Luciano Moggi, prima pugnalatore estremo, poi fidato consigliere di un Renzo Menarini sempre più inadeguato economicamente a reggere il peso di una permanenza ai vertici.
Sorse spontaneo,quindi, il ricorso a forze esterne capaci di tenere a galla questa gloriosa realtà del calcio italiano.
Arrivarono anche personaggi burleschi, pienamente degni di incarnare quell'atteggiamento che a Bologna tutti conoscono come "puffarolaggine". Si sono visti, nell'ordine, l'avvocato americano ed il ricco petroliere albanese. Si sono visti arrivare, e dopo pochissimo sparire. Veloci comparsate, capaci però di far sognare una tifoseria troppo poco abituata a recenti momenti di adeguata gloria.
Arrivò un tale Joe Tacopina, a capo di una presunta cordata americana chiamata "Tag partners". Coadiuvato dal vecchio proprietario Cazzola, giunse qui elargendo promesse a piene mani:
"La decisione di comprare è una grande opportunità. Per me è un sogno e questa scelta è innanzitutto dettata dalla passione. Adesso lavoriamo per migliorare i risultati sportivi, quindi ci impegneremo per aumentare i ricavi. [...] Per ora lavoriamo per rendere felici i tifosi e il Bologna ancora più forte." (cit. 17-06-2008)
Contrariamente alle promesse faraoniche, il progetto si dissolse senza alcun concreto riscontro economico. Solo intenti diffusi ai quattro venti di una città schiaffeggiata.
Arrivò, dopo il primo danno, anche l'altra beffa dell'estate successiva.
Ci fu un petroliere albanese, tale Rezart Taci, che mosse i suoi primi passi di acquisto nel giugno del 2009.
Anche al suo passaggio vennero spese parole roboanti, promesse su promesse capaci di far sognare nuovamente una tifoseria, però già scottata. Venne qui, parlando e facendosi (schifosamente, nds) fotografare in giro per la città con finto amore rossoblu.
Dovette poi ripiegare in patria, dove a lui bussò prepotentemente la giustizia. Dopo tante promesse di gloria, la squadra dovette affrontare l'ennesimo campionato con una situazione societaria allucinante, ferita a morte dalle varie Tag Partners e Taci Oil.
Tra le tante cose, il tifoso medio del Bologna chiede solamente onestà ed amore per la squadra.
Il rapporto che esiste tra Bologna F.C. e Bologna città è un qualcosa di viscerale, difficilmente spiegabile.
Una relazione a tratti schizofrenica, anche. Basta poco per far diventare un allenatore-traghettatore un nuovo Papa, così come basta pochissimo per chiederne la testa non appena viene a mancare qualche punto.
L'esperienza suggerisce che per guidare al meglio il Bologna F.C. si debba conoscere a sufficienza il rapporto a corrente alternata che intercorre tra tifoseria e squadra.
Nonostante tutti questi ladri d'immagine, tutta Bologna ignorava che si sarebbe dovuta consumare l'ultima, faraonica, sceneggiata. Un giorno come tanti, arrivò dalla stupenda Sardegna un uomo disposto a far sognare nuovamente i tifosi, delusi dall'ennesimo campionato da bassa parte destra della classifica.
Giunse tale Sergio Porcedda, accompagnato da falchi e vecchi mestieranti del calcio che conta(va), quali sono il direttore sportivo Carmine Longo ed il contabile/responsabile amministrativo Silvino Marras.
Giunse un proprietario di bagni, spiagge e discoteche disposto a fare miracoli per questo Bologna.
Ed anche da lui, immancabilmente, giunsero promesse esaltanti:
"Forza Bologna! [...] Gli obiettivi? [...] vogliamo ottenere una salvezza tranquilla. Cosa devono aspettarsi i tifosi? Un piano triennale per impostare una bella squadra con giovani e fare un campionato tranquillo offrendo un bel gioco."
(cit 6-7-2010)
Questa volta, alle promesse, seguirono fatti di calciomercato reali e, per una società abituata al vecchio stagionato, profondamente rivoluzionari. Arrivarono giovani promettenti, fenomeni ambiti da mezzo mondo come la mezz'ala uruguaiana Ramirez, giocatori inseguiti da altri club come il nazionale uruguaiano Perez.
Nelle teste dei tifosi sorse la speranza che, in concreto, qualcosa fosse davvero cambiato.
Nonostante tutto, scadenze su scadenze iniziarono ad accumularsi sulla scrivania della nuova e discussa presidenza.
Stampa sportiva e giornalisti divisi, in una lotta all'ultimo articolo per contendersi una verità che nessuno aveva davvero in pugno.
Affitto non pagato dei campi d'allenamento, quota Irpef non versata in tempo, avviso di sfratto e fidejussioni su fidejussioni accumulate per dare una qualche garanzia economica ad un progetto che, poi, di soldi non ne aveva vista neppure l'ombra.
Nel mentre, tifosi sognanti e, con il facile senno di poi, tremendamente illusi.
Di questi giorni, appunto, l'ennesima presa in giro. Stipendi non pagati da mesi, Presidente che scappa via contromano in rotonda per fugare voci e giornalisti voraci di notizie ed aggiornamenti. Da qui in poi, i vecchi proprietari Menarini a spendere parole in tutto e per tutto tinte di oscuro:
"Nella nostra gestione abbiamo sempre rispettato le scadenze. Ora dobbiamo fare di tutto, assieme a Porcedda, per salvare la vita del club e l'unica direzione possibile è quella di un altro acquirente. [...] "
Serve, dunque, qualcun altro per aiutare questa sciagurata squadra e per ridare ossigeno a questa tifoseria pugnalata e tradita. Sarebbe forse servita più consapevolezza, più attenzione dopo due attentati come quelli subiti nelle estati precedenti.
Invece, niente di tutto questo: contratti e pagamenti non onorati, fidejussioni a copertura delle trattative firmate dai vecchi proprietari. Per i mesi che verranno, punti di penalizzazione a non finire con rischio di società fallita e perdita di tutto il parco giocatori maturato in questi anni.
Nell'ipotesi più "ottimistica", 3/4 punti di penalizzazione in classifica che, per una società strutturata per farne 40, sono come un succoso anticipo di retrocessione annunciata.
Penare e pensare al futuro, in giorni sportivamente orrendi come questi.
Il minimo è sperare, salvo non cadere dentro il celeberrimo detto.
Il tifoso bolognese per eccellenza Barile salutò tutti con una citazione stupenda, pronunciata ormai molti decenni fa:
"Il Bologna è una fede".
Fede, oggi più che ieri ed oggi più che mai, ferita spaventosamente.
Qualsiasi sia, sarà o potrebbe essere il futuro, il Bologna ed i tifosi bolognesi non si meritano queste follie e questi, continui, risvegli da pietosi incubi.


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