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Il burka rosa dell’occidente

Da Francibb @francibb

I figli di “Non è la Rai” sono cresciuti, sono cresciuti, son passati per “Drive in” e “Colpo grosso” (di nascosto) e sono diventati genitori. E ora, finalmente, eccola la generazione dei puri nativi dello schermo pronti per essere guidati per mano dai signori del profitto. E il lupo travestito da nonna, si sa, ha mani grandi per accarezzare meglio. [disclaimer: contenuti espliciti]

Real Time ha pronto il suo nuovo palinsesto invernale e ne sta mandando in onda i promo proprio in questi giorni. Dopo essere diventato il canale non-fiction più visto di Sky Italia, il 1º settembre 2010 è stato reso disponibile sia sul digitale terrestre e così è felicemente approdato in ogni singola casa. Evolvendosi da “Ma come ti vesti” e dei successivi in tema, Carla Gozzi proporrà un nuovo programma “Guardaroba perfetto: kids and teen”. Quindici puntate dedicate alle bambine con una età media fra i 6 e i 15 anni.

Popper scrive “Chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto, che gli possa essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi principi.”

Ed ancora:  ”Di questo si dovranno rendere conto, volenti o nolenti, tutti coloro che sono coinvolti dal fare televisione: agiscono come educatori perché la televisione porta le sue immagini sia davanti ai bambini e ai giovani che agli adulti. Chi fa televisione deve sapere di aver parte nella educazione degli uni e degli altri.”
È un orrore sapere che la direzione di Real Time è affidata ad una donna che permetterà la messa in onda di una trasmissione così smaccatamente sessita e ammiccante all’esposizione del corpo delle bambine.

Bambine e adolescenti derise e riprese in tv per il loro abbigliamento fuori moda e poi portate al trionfo della passerella dopo aver acquisito il giusto look. Mancavano alle ragazze gli argomenti per azioni di bullismo al femminile (come se non fosse sempre più diffuso)? Real Time ve ne fornisce uno nuovo!

L’Italia ha sottoscritto il Documento per i Diritti dell’Infanzia dell’ONU (gli USA no, avete mai visto  “Little Miss America”? ) e ne ha quindi assunto degli obblighi.
L’articolo 17 dice: “Gli Stati parti riconoscono l’importanza della funzione esercitata dai mass media [...] A tal fine, gli Stati (omissis) incoraggiano i mass media a divulgare informazioni e materiali che hanno una utilità sociale e culturale per il fanciullo.”

Già li incoraggeranno anche, ma non li scoraggiano quando propongono contro educazione e subdolamente presentano stereotipi dai quali con fatica si cercava di uscirne negli anni settanta. Si viola l’infanzia, si impone la precocizzazione  dell’essere adulte e sessualmente appetibili e disponibili. Alle bambine viene passato per assunto che per ottenere successo devono assomigliare alle madri. Quelle madri che non sono quelle reali ma quelle televisive: le donne adulte delle fiction, quelle vilipese dalle pubblicità, dai programmi televisivi cosce, seni (siliconati o meno) e glutei (rialzati e non), quelle che fanno entrare Carla Gozzi a rivoluzionare l’armadio di casa e quelle ridotte a squisito oggetto sessuale.

Esiste anche un codice di autoregolamentazione Tv-minori, alla polvere.
Al punto 3.3 sui programmi destinati ai minori, si richiede che soddisfino le principali necessità dei minori come la capacità di realizzare esperienze reali e proprie o di aumentare la propria autonomia, nonché i valori positivi umani e civili e il rispetto della dignità della persona.
Al Punto 4.2. sulla protezione generale, al punto c “non debbono esortare i minori direttamente o tramite altre persone ad effettuare l’acquisto, abusando della loro naturale credulità ed inesperienza”.

Inoltre esistono due direttive comunitarie, la 84/450 sulla pubblicità ingannevole e la 89/552, atte a disciplinare il campo delle telecomunicazioni e delle pubblicità, (affrontando anche il problema dell’impatto sui minori d’età), ma nulla sembra toccare la scelta dei programmi e delle pubblicità che – anzi – si fanno sempre più spinti e palesi.

E stiamo solo ragionando a leggi e direttive e non di diritti alla libertà di scelta e alla creatività.

Che prospettiva in una società che carpisce e viola l’infanzia?  Sdoganata l’innocente prostituzione mediatica, svenduto il concetto di dignità dei corpi infantili al dio denaro, non farà fatica a passare il il concetto, già tornato a galla,  di violenza di lieve entità (vedi proprosta del Pdl).
Le donne vendono? Vendi le donne. Le bambine vendono? Vendi le bambine. Nessuno scrupolo nella società guidata dal profitto.

No, non siamo diversi da nessuno, non siamo più civilizzati e non siamo più virtuosi.

E manco che mai più liberi.

Il nostro burka è l’etichetta rosa dell’omologazione e dello svilimento dell’individualismo. Omologare un corpo svestendolo equivale a omologare un corpo coprendolo. E l’osceno dolo della nostra presunta civiltà “civile”, è l’abuso della credulità dei minori, largamente sfruttata dalla foresta di schermi dove si sono persi a cercare fiori e dove incontreranno – immancabilmente – il lupo che li aspetta, un pasto offerto dagli adulti che li avrebbero dovuti tutelare.

Vi invito a firmare la petizione promossa da Roberta Zappalà
per bloccare la messa in onda del programma

FIRMA LA PETIZIONE

Ma in che paese viviamo?“L’Italia è un paese storicamente sessista: solo nel 1981 sono state abolite le attenuanti per il cosiddetto delitto d’onore. Solo nel 1996 la violenza sessuale è stata riconosciuta come reato contro la persona (in precedenza era classificata come delitto contro la moralità pubblica e il buon costume). Solo dal 2009 lo stalking è definito come atto persecutorio. Mentre gli omicidi diminuiscono di due terzi in vent’anni (dato Istat: 1.275 omicidi nel 1992, 466 nel 2010) i femminicidi restano stabili: circa uno ogni tre giorni (ma non c’è un osservatorio dedicato). Inoltre: abbiamo un’avvilente percentuale di occupazione femminile (rapporto Istat BES 2013 pag 62/64). Oltre il 70% del lavoro domestico e di cura continua a ricadere sulle spalle delle donne, e l’Italia continua a essere ampiamente sotto media Ocse per aiuti alla famiglia. Un disastro.”
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Fonte per i riferimenti di legge: La donna obsoleta: blog di Roberta Zappalà

Altro e inoltre (pensieri mentre scrivevo)

  • Già da anni si combatte su tutti i fronti contro le pubblicità sessiste e smaccatamente di genere, eppure ad ogni Pasqua e Natale, in barba, baffi e capelli alla Risoluzione del Parlamento europeo del 3 settembre 2008 sulla parità tra le donne e gli uomini, si assiste al florilegio dei regali per bambina e quelli per bambino, le uova con sorpresa rigorosamente differenziata, per riuscire a raggiungere l’acme dell’orrore quando anche giocattoli storici come il Sapientino della Clementoni, diventa per bambina e per bambino.
  • Carla Gozzi Nel 2010 ha inaugurato la Carla’s Academy, un corso di stile strutturato su quattro livelli per adulti, privati e manager. In seguito al successo riscosso, nel 2011 è sorta anche la Carla’s Academy kids per l’educazione al gusto delle bambine dai sei ai dodici anni di età.
  • Vita da Streghe e la pubblicità sessista, un bell’articolo da leggere: segui qui
  • Chi volesse seguire la discussione in FB con il team di Real Time può farlo qui
    p
    etizione per mettere fuori legge i concorsi di bellezza dedicati ai bambini: qui
  • Il corrispettivo maschile di peperina? Sgaggio! (ma come parlate?)

“Un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito”. (Da “non è la RAI” ai giorni nostri)
Karl Popper – io

Bibliografia (quelli che ho letto io, si invita a consigliarne altri!)
i classici

  • Karl Popper “Cattiva maestra televisione” (2002) – Marsilio
  • Paolo Landi “Volevo dirti che è lei che guarda te. La televisione spiegata a un bambino” – (2006) Bompiani

uno degli ultimi

  • Joel Bakan “Assalto all’infanzia. Come le corporation stanno trasformando i nostri figli in consumatori sfrenati” (2011) Feltrinelli

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