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Il cannibalismo dei ricci di mare

Creato il 20 aprile 2011 da Zonwu
ricci di mare
Povero riccio di mare. Non solo è un alimento molto ricercato (e per questo frequentemente ai limiti di uno stato di conservazione ottimale), ma è anche un ottimo organismo modello per gli studi di embriologia, cosa che lo rende spesso una cavia di uso comune in molti laboratori di ricerca. A complicare la situazione arriva ora il cannibalismo, un fenomeno mai osservato prima e che sembra essere causato dagli effetti che ha la pressione ambientale su questi echinodermi.
Quando i ricci di mare si trovano costretti a convivere in ambienti artificiali, come in una vasca da acquacoltura, nascono comportamenti che non hanno riscontri in natura. Uno tra tutti è proprio il cannibalismo: non ci sono rapporti di alcun caso di cannibalismo tra ricci di mare in natura, ed è probabile che si tratti di un fenomeno strettamente legato all'acquacoltura.
Il cannibalismo tra ricci di mare non è un comportamento nuovo tra gli animali acquatici: nei sistemi di acquacoltura, specialmente quelli che processano grandi masse di pesce come in Giappone e in Cina, sono già stati osservati gamberi, aragoste, trote e altri pesci uccidersi tra loro.
I ricci di mare sono fondamentalmente onnivori, e si nutrono di qualunque cosa trovino commestibile. Le densità di popolazione a cui sono soggetti in ambienti di acquacoltura sono innaturali, e portano a comportamenti che non sono mai stati osservati nel loro habitat naturale.
Ma che i ricci di mare potessero aggredirsi tra loro era una cosa che onestamente non avevo mai sentito prima d'ora. "Un riccio di mare non può difendersi, nel senso che non può replicare ai colpi" dice Cristina Richardson, autrice della ricerca. "La sola difesa possibile è spostarsi, oltre ovviamente al sistema di difesa meccanico degli aculei".
I ricci cannibali sembrano iniziare il loro pasto proprio dagli aculei. Una volta sbarazzatosi del sistema di difesa naturale della sua vittima, il riccio cannibale inizia a cibarsi degli organi vitali lungo un periodo di 24 ore, arrivano a consumare tutte le interiore della preda.
Richardson ha simulato un ambiente di acquacoltura raccogliendo 2.000 ricci di mare e posizionandoli all'interno di una serie di vasche in base alla loro dimensione, e variando la densità di popolazione per ogni vasca.
La fame e l'alta densità di popolazione hanno contribuito massicciamente agli episodi di cannibalismo. Quando circa l'80% della superficie delle vasche era coperta da grossi ricci di mare, il 20% di questi, in particolare i ricci di mare più giovani, ha iniziato a cibarsi di altri individui. "I ricci di mare più piccoli tendono a cannibalizzare di più in condizioni di assenza di cibo, dato che stanno crescendo, hanno necessità di più nutrienti, e hanno mostrato di aver bisogno di elevati livelli di proteine e carboidrati nella loro dieta".
"A giudicare dai dati raccolti, questo indica che le persone interessate nel creare un protocollo di successo per la coltura intensiva di grandi popolazioni di ricci di mare dovranno gestire l'ostacolo del cannibalismo" dice Robert Fischer, professore di biologia dell'Università dell'Alabama. "Comprendere queste scoperte è un primo passo per identificare le condizioni di coltura dei ricci di mare per un uso commerciale".
Sea Urchins Turning into Cannibals

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