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Il Canone Inverso in un giro di vite

Creato il 23 marzo 2014 da Gowoman
Il Canone Inverso in un giro di vite 23 mar 2014  Il Canone Inverso in un giro di vite Posted by Tiziana Bilotta
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Scommetto che la maggior parte di voi pensa che i libri siano sempre migliori del film perché, spesso e volentieri, le trasposizioni cinematografiche sono deludenti, perché cambiano piccole cose che per noi lettori sono importantissime, perché eludono un sacco di particolari e perché ci ritroviamo a guardare quelli che sono i nostri personaggi preferiti (e che abbiamo ben chiari in mente, avendoli disegnati alla perfezione con la fantasia!) completamente trasformati rispetto a come li avevamo immaginati.

È uno shock, c’è poco da dire. Ma i film riescono anche a stupirci, talvolta.

Si, io amo la lettura, la amo davvero. So che se ho un libro nella borsa, dovunque mi trovi posso scappare via, posso andare lontano con la mente e questo mi fa stare bene ed è una cosa che non mi accade nemmeno con la musica, almeno non sempre.
Ma sono anche una grande sostenitrice del cinema.
E poi ho la prova che un film può essere all’altezza del suo libro, può addirittura superarlo.

E’ il caso di “Canone Inverso”, un film del 2000, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Maurensig, pubblicato nel 1996 dalla Mondadori. Una sera mi ritrovai a guardarlo, su rai tre; non so cosa mi trattenne dal cambiare canale, forse la musica, forse il cast variegato (da Hans Matheson ad Ricky Tognazzi a Gabriel Byrne a Mélanie Thierry), so soltanto che poi mi è stato difficile staccare lo sguardo ed è diventato il mio film preferito. Qualche giorno dopo ero impaziente di avere tra le mani il romanzo, volevo perdermi tra le pagine, volevo “toccare” quella storia, mi ci volevo immergere, perché succede così, no, coi libri? La storia diventa la tua, ogni emozione diventa la tua e tu sei lì, che gli altri pensano tu stia leggendo mentre in realtà, in quel momento, tu stai vivendo.

Comunque, comprai il libro e mi resi conto delle differenze. Bellissimo, ad ogni modo, ma diverso, diversa addirittura la storia, in molti punti.

La trama, quella che preferisco, quella del film, si snoda attraverso tre piani temporali e attraverso la vita di tre personaggi fondamentali: c’è Jeno Varga, giovane brillante e talentuoso che, sin da bambino, si appassiona alla musica, proprio come suo padre, di cui gli resta solo un violino e una fotografia in bianco e nero, non avendolo mai conosciuto; c’è poi David Blau, figlio del Barone Blau, amante anch’egli della musica e che frequenta lo stesso conservatorio di Jeno; ed infine Costanza, ragazza dagli occhi malinconici e dai ricordi offuscati dal tempo e dal dolore. Le vite di questi tre personaggi sono profondamente intrecciate tra loro perché la storia di ognuno è la storia dell’altro.

Dagli anni ’30, passando per il dopoguerra, fino ad arrivare agli Novanta, il film è un viaggio nel tempo ma, soprattutto, è un viaggio nelle anime dei protagonisti, le cui identità si svelano gli uni agli altri non in maniera subitanea ma coll’andare degli eventi. E questa è una delle cose che amo di più del film, questo svelare ogni legame sotterraneo pian piano. Il titolo si rifà alla colonna sonora, che è anche la chiave dell’intera storia, un canone inverso appunto, scritto da Ennio Morricone, un brano per due violini, in cui il primo esegue la melodia in modo classico e il secondo lo suona partendo dalla fine andando a ritroso. Ascoltatelo, è divino.

Non voglio raccontarvi in maniera dettagliata la trama, voglio lasciarvi liberi di acquistare il libro o di guardare il film e, soprattutto, voglio lasciarvi liberi di emozionarvi, perché sarà così, lo so.
Quindi posso solo augurarvi di godervi questo “Canone Inverso”, in qualunque modo scegliate di farlo.


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