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Il cappello della Strega -Convolvolo

Da Tatianamartino @pointlessmuse
Il cappello della Strega -Convolvolo Convolvoli dal mio giardino. Tenaci e delicati. Temibili e infestanti. Tazzina delle fate, sono dette le piccole campanelle dalla quale bevono la rugiada del mattino; cappello della strega, le grandi.
Maltrattato dal Cattabiani che nel suo Florario, lo definisce fiore dell'invadenza, amato dalle Amadriadi che se ne facevano corona.
E' la dimora della sfinge del convolvolo (Herse convolvuli),
che da bruco è un unicorno dalla pelle verde e dal corno rosso, o delle sfumature di terra dal corno nero, saturnino e temibile. Diventerà una maestosa farfalla grigia e crepuscolare. E' in realtà, come molti credono ma non dicono per timore di essere derisi, una fata dai grandi occhi neri e dalle vesti perlacee come la polvere delle sue ali, maliziosa e capricciosa, che bisogna stare attenti a non offendere. Il cappello della Strega -ConvolvoloIl nome inglese è morning glory poiché si schiude al mattino e si richiude appena fa buio. Amo particolarmente il convolvulus sepium, la varietà selvatica del convolvolo, dalle ampie campane, il cappuccio di strega, che si avvolge agli ulivi e alle querce in spirali concentriche in un ineffabile tensione verso la luce che bevono avidamente al punto che mi è difficile fotografarli senza sovraesporre la fotografia. Lo preferisco allo stramonio, per le forme meno aggressive ma non meno velenose, è più discreto e lo vedo bene come il fiore macbethiano che sembra abbastanza innocente da nascondere una serpe con tutto il suo veleno. Ne ho siepi in giardino, ne incontro siepi e foglie striscianti che si protendono verso la strada assolata delle mie passeggiate con Oz, mio Amico e compagno di marachelle. Li ho sempre amati, fin da bambina quando la mia felpa preferita raffigurava proprio una fata che vestiva un cappello fatto con una graziosa campanella di questo fiore. Quando, a cinque anni davo loro la caccia, e catalogavo fate e fiori in un unico erbario. E loro, i fiori di convolvolo (e forse anche le fate in essi nascoste),  hanno sempre ricambiato, ogni primavera, sbocciando puntuali sul mio cammino, facendomi sempre corona come sul capo di una ninfa di Lefebvre. Perché è vero che fata viam invenient ma qualche volta è bello andargli incontro, come a un amico da lungo tempo perduto e che si sa che presto andrà via. Ti insegnano che non hai tutto il tempo per amare qualcuno, che presto o tardi questo tempo sfiorirà col fiore e l'anno prossimo sarà tempo nuovo e nuovo fiore.

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