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Il cardellino

Da Silvietta @Silvietta

Non sono andata a cercare "Il cardellino" su Internet per almeno tre quarti del libro. Non ne avevo bisogno. Il quadro di Fabritius si era già materializzato nella mia testa, nel racconto di Theo Decker e nelle parole di Donna Tartt.

C'è solo il minuscolo battito di un cuore e la solitudine, un muro assolato e il senso di una fuga impossibile. Un tempo che non si muove, un tempo che non può essere chiamato tale. E intrappolato nel cuore della luce: il piccolo prigioniero, saldo.[...] E, in questo piccolo ritratto, è difficile non cogliere il lato umano del cardellino. Dignitoso, vulnerabile. Un prigioniero che ne osserva un altro.

Quel prigioniero, dignitoso e vulnerabile, è Theo: incatenato alla drammatica morte della madre, a un padre nella migliore delle ipotesi assente, ma illuminato dall'incontro con persone speciali (ma Hobie, voglio dire...H-O-B-I-E! Non desiderate tutti abbracciarlo fortissimo?! E Boris?! Perché non abbiamo tutti un Boris come migliore amico alle superiori? Risposta: perché non arriveremmo alla maggiore età).

Theo è un ragazzo che diventa uomo e fa un sacco di errori. Grossolani. Disperati. E la Tartt (che si prende sempre 10 anni per scrivere un romanzo e direi che è tutta salute per la qualità di quel che pubblica) li incastra tutti in un ingranaggio perfetto.

E, sempre di più, mi sorprendo a fissare l'attenzione su quella sua determinazione. Perché non mi interessa quello che dice la gente, quanto spesso lo dice né con quanto entusiasmo: nessuno mi convincerà mai che la vita è una sorpresa stupenda e appagante. Perché questa è la verità: la vita è una catastrofe. Il fatto fondamentale dell'esistenza - il nostro vagare in cerca di cibo, o di veri amici o di qualunque altra cosa - è un catastrofe.

Una catastrofe, una faticaccia, un rompicapo senza libretto di istruzioni. Ma la bellezza, dell'arte, dell'amore, dell'amicizia, riesce comunque a far breccia sempre e comunque

Perché tra la "realtà" da un lato, e il punto in cui la mente va a sbattere contro la realtà, esiste uno spazio sottile, uno spicchio d'arcobaleno da cui origina la bellezza, il punto in cui due superfici molto diverse tra loro si mescolano e si confondono per procurare ciò che la vita non ci dà: e questo è lo spazio in cui tutta l'arte prende forma, e tutta la magia. E - aggiungerei - anche tutto l'amore.

Il cardellino900 pagine divorate, che mi hanno fatto rischiare diverse volte di perdere treni e di far bruciare cene sul fornello, e vale la pena di leggerle tutte anche solo per arrivare a questa pagine finali.

900 pagine in cui la vita di un ragazzo va a rotoli (qualcuno ha detto Dickens?), siamo tutti soli e disperati e la vita non ha un senso...ma...ehi! è proprio quella la meraviglia: non c'è un senso, non c'è un disegno malvagio, nessuno ce l'ha con noi e in ogni momento possiamo concretamente agire per migliorare, rimediare, crescere. Questa libertà di salvarci o distruggerci è una bella responsabilità, e lo stesso Theo fa di tutto per sfuggirle, ma alla fine...

Questa mia prima esperienza con la Tartt ("Non hai letto Dio di Illusioni?!!") mi ha confermato alcune certezze:

  • quando scelgo un libro a caso e a sentimento, tra i tanti "cult" e tra i tanti best seller, di solito ci azzecco
  • i libri lunghi sono bellissimi perché hai tempo di entrare perfettamente nella storia e di fare letteralmente amicizia con i personaggi
  • se un libro è più lungo di 500 pagine, meglio comprarlo in versione ebook.
  • (ma se il libro sarà da 5 stelle su Anobii, avrò comunque voglia di acquistare il cartaceo dopo, se non altro per prestarlo)

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