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Il cavaliere oscuro – Il ritorno – Recensione

Creato il 06 settembre 2012 da Fant @fantasyitaliano

Trama de Il cavaliere oscuro – Il ritorno

Otto anni dopo gli eventi de Il cavaliere oscuro, Gotham City gode di un periodo di pace: con i poteri concessi dal decreto Dent, promulgato in seguito alla tragica morte del procuratore distrettuale Harvey Dent, il dipartimento di polizia di Gotham ha quasi eliminato tutta la criminalità organizzata. Il vigilante mascherato Batman è scomparso, addossandosi tutta la colpa per la morte del nuovo eroe cittadino.  Il Commissario Gordon l’unico a conoscere il segreto con il quale si è riuscita a debellare la criminalità organizzata da Gotham, è in crisi e sta per rivelare la verità alla popolazione in un discorso per il l’anniversario della morte di Harvey Dent. Ma l’arrivo di Bane a Gotham City cambierà molte cose…

Si potrebbe parlare per ore di cosa vada e di cosa proprio non va ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno , ed ho il sospetto che i fan sguinzagliati sul web abbiano appena cominciato a farlo. Ed è giusto sia così, date le altissime aspettative per l’episodio finale della trilogia di Nolan.

Qua e là, per dirne una, si è leggiucchiato che la voce di Bane fosse incomprensibile ed addirittura minasse la qualità del personaggio. Per capire meglio l’importanza di questo particolare, basti sapere che la voce originale del cattivo de Il cavaliere oscuro – Il ritorno è stata modificata perché poco chiara (accusa che era mossa anche a quella di Batman, fin da Begins). Ma, almeno nella versione italiana, il doppiaggio di Filippo Timi ha dato un tocco di carisma e malvagità in più. L’inquietudine trasmessa dal timbro metallico della voce e dall’intonazione donata da Timi è davvero difficile da descrivere, un elemento che da solo sarebbe bastato a reggere la caratterizzazione del mercenario.

E poi, certo, continuando con l’elenco da fanboy attaccato al proprio giocattolo,

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ci sono le motivazioni dei personaggi. O meglio, quelle che non ci sono fino in fondo. Un poliziotto di strada di nome Blake, entrato nel cuore del regista (forse per assicurare un possibile seguito alla trilogia), che riesce a scoprire cose incredibili che nessun altro è stato in grado di scoprire (e solo, udite udite, attraverso qualche sguardo di rabbia carpito chissà come, chissà dove); mentre dovrà farsi sparare ai piedi dalla polizia per capire la lezioncina che “ogni tanto le regole sono d’intralcio a chi vuole portare la giustizia a Gotham”, firmato Commissario Gordon. E poi personaggi che diventano eredi di potenti signori oscuri da una scena all’altra e tutta la retorica che va a forzare il naturale arco narrativo dei protagonisti (vedi ultima scena). Il difetto principale de Il cavaliere oscuro – Il ritorno è forse propria la mancanza di “rispetto” per l’evoluzione narrativa, quasi gli sceneggiatori abbiano avuto paura di mostrare fino in fondo il peso delle scelte dei precedenti film. Il punto più alto della trilogia [segue spoiler] è infatti rappresentato dalla decisione di Batman di assumersi la colpa per la morte di Harvey Dent. Non esiste nulla in questo capitolo conclusivo che possa essere paragonato ad un evento di quella magnitudine. Non solo. Si ha come l’impressione che Nolan abbia giocato troppo a fare il marionettista con le proprie creature, usando i fili per fare compiere loro azioni al solo scopo di portare la trilogia a conclusione. No no, non si fa. A questo proposito, cioè della caratterizzazione dei personaggi eretica rispetto ai precedenti film, un altro passo indietro che chi ha amato Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro non potrà fare a meno di notare è rappresentato dalle numerose battute da blockbuster estivo, quelle per capirci in cui un personaggio, al termine di una scena, ne esce con una sparata che non ci dice nulla più sulla sua personalità, sulla storia, ma si limita a risuonare cool quanto forzata.

 

Il Cavaliere Oscuro: La trilogia riuscita

Al di là del giudizio sul singolo film, credo però sia giusto ricordare come

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questo regista, in pochi anni, sia riuscito a rivoluzionare l’idea di supereroe, ad un livello paragonabile solo a ciò che ha fatto Alan Moore con il suo Watchmen. Nolan ha reso attuale e profondo un personaggio vecchio di mezzo secolo, ci ha parlato di natura umana, ha eviscerato paure profonde; ha trattato argomenti scomodi come il terrorismo, di teoria del caos e anche di politica. E non è stato (quasi) mai banale. Ha fatto ciò che era ritenuto impossibile fare.  Tutto questo in un film di genere e, soprattutto, di intrattenimento. Ha fatto quello che nessun altro è riuscito o riuscirà a fare nello stesso modo (ed i tentativi d’imitazione sono già cominciati).

A che serve allora andare a caccia di errori e plot-hole, di incoerenze e dettagli fuori posto, quando gli obiettivi artistici sono stati così evidentemente raggiunti?

Sì, perché i dettagli che fanno storcere il naso, soprattutto se si considera il film indipendentemente dagli episodi che l’hanno preceduto, sono tanti, come già detto. Dalla forzatura con cui sono stati inseriti personaggi come quello di Blake e Miranda Tate a tutti gli altri già elencanti.

 

The Dark Knight Rises: Il ritorno (incerto) del Cavaliere Oscuro

TDKR rivela comunque tutta la sua grandezza tecnica nell’essenzialità dei combattimenti tra Bane e Batman, i più realistici da molto tempo a questa parte, come nelle scene in CGI ridotte all’indispensabile, ma comunque perfette. Il numero ingente di personaggi non rallenta il ritmo (se non all’inizio del secondo tempo, forse), questo grazie al montaggio serrato che riesce quasi sempre a far dimenticare che il tempo narrativo, lontano dall’unità quasi aristotelica del secondo episodio, si protrae per diversi mesi.
Spiacente, come per Begins e The Dark Knight, niente coreografie da circo cinese alla

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Matrix per le scene d’azione. Altro dettaglio tecnico degno di nota è la scelta di ambientare gran parte del film alla luce del giorno. La Gotham cupa, metropolitana ma decadente di Batman Begins lascia spazio ad una metropoli viva e pulita, che non conosce più la criminalità organizzata. Una città che sembra quasi perfetta fino all’arrivo di Bane.

Ed è soprattutto nella seconda parte (quando Batman ha ormai fatto il suo ritorno), che gli scontri urbani avvengono alla luce del sole, in maniera del tutto eretica rispetto ai precedenti capitoli. Ed è strano per i pipistrelli ritrovarsi in piena luce.

Dunque davvero complicato definire questo film. Il cavaliere oscuro – Il ritorno è pieno di difetti ma anche di pregi. Se considerato da solo, è al livello di tanti film di supereroi, o giusto un gradino più in alto; se invece  consideriamo Il cavaliere oscuro – Il ritorno come parte integrante della trilogia, molti aspetti, soprattutto concettuali, circa la natura del personaggio Batman, inteso come eroe-simbolo vengono valorizzati appieno. Davvero un peccato comunque. Per il resto ci rimane un cattivo, Bane, piuttosto riuscito, ma con un finale che non gli rende per nulla merito, ottime scene d’azione nella prima parte del film e tutta la banalità retorico-buonista di una seconda parte, che nemmeno Nolan, per quanto si sia impegnato, è riuscito ad evitare.

 

 


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