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Il cercatore del sogno

Da Sharatan
Il cercatore del sogno
Un tempo, nella favolosa città persiana di Isfahan viveva un povero contadino di nome Hassan. La sua unica ricchezza era il possesso di un pietroso pezzo di terra che era l'eredità di famiglia su cui sorgeva una piccola casa di pietra decorata con una meridiana dipinta sulla facciata scolorita dal sole. All’estremità del piccolo campo cresceva un bellissimo albero di fichi nei pressi di una piccola fonte di acqua freschissima, perciò ogni giorno a mezzogiorno in punto Hassan si sdraiava all’ombra del fico e si faceva un bel pisolino prima di riprendere il lavoro dei campi.

Il povero contadino era abituato a lavorare duramente per poter ricavare qualcosa dalla sua terra e tirava avanti a stento, perché il raccolto del piccolo campo non era mai abbondante. Un giorno, mentre era addormentato sfinito dal caldo e dalla fatica con il capo appoggiato al tronco del suo fico e si faceva il suo sonnellino pomeridiano fece un sogno bellissimo.Nel sogno Hassan era in una città stupenda e molto popolata, infatti camminava in una via molto sfarzosa. Si ritrovò a camminare lungo le strade della città sconosciuta, perciò capì che era in una zona ricca e piena di botteghe con ogni ben di Dio. Tutte le botteghe traboccavano di frutta sconosciuta, di spezie fragranti, di stupendi tessuti esotici ricamati in oro, degli enormi tappeti degni della corte del sultano erano appesi ed esposti al suo sguardo stupito e incantato da tutto quel lusso. I profumi delle spezie e della frutta si univano al tenue aroma dell’incenso e degli estratti pregiati che avrebbero acquistato le più belle dame della città. Un sole sfolgorante risplendeva al centro del cielo azzurro, mentre ovunque si vedevano solo splendidi palazzi ricoperti di marmo, delle cupole preziosamente decorate e dei minareti che svettavano slanciati contro quel cielo di lapislazzuli.Hassan guardava a bocca aperta quella città meravigliosa, il suo sguardo si perdeva sulle merci preziose che erano esposte nelle botteghe, e sembrava non saper scegliere quello che valesse la pena di essere guardato meglio, iperché lui era troppo povero per poter comperare qualcosa. Tutti erano indaffarati nelle loro faccende e ovunque c'era il vociare di chi elogiava le sue merci e l’intercalare delle trattative di compravendita che avvenivano nei negozi. Hassan oltrepassò quel vivace mercato e giunse ai bordi di un fiume che divideva la misteriosa città, infatti giunse vicino ad un ponte di pietra con un alto muro per parapetto dove trovò un forziere pieno di monete d’oro e di pietre preziose. Mentre guardava sorpreso quelle ricchezze sentì una voce dal cielo che gli disse: “Questa è la città egiziana del Cairo e il forziere che vedi ti è destinato!”Appena quelle parole furono pronunciate, Hassan si risvegliò di soprassalto e si ritrovò sdraiato ai piedi del fico che cresceva nell’orto, nella città di Isfahan, e il suo primo pensiero fu di profonda riconoscenza verso Allah che gli aveva mandato quel sogno per annunciargli l’arrivo della ricchezza e la fine delle ristrettezze. Mentre s’inchinava a ringraziare il cielo pensava: “Questo sogno dimostra che i miei sacrifici hanno mosso a pietà la misericordia dei Cieli, perciò l’indulgente bontà dell’Altissimo mi manda incontro una fortuna. Che sia Lode all’Altissimo, al Misericordioso!” Era così colmo di pensieri di riconoscenza che, senza pensarci più di tanto, Hassan fece un fagotto delle cose necessarie, prese dei viveri, nascose la chiave della casa tra le pietre del muro e si affrettò a partire per ricercare il tesoro annunciato dal sogno.Il viaggio era lungo e rischioso, ma lui era un uomo volenteroso, le sue gambe erano robuste, aveva una salute di ferro e non temeva la fatica, perciò partì senza indugiare. Il viaggio proseguì per settimane e Hassan riuscì a sfuggire alle belve feroci accodandosi a una carovana che andava verso il Cairo, perciò fu indenne anche alle insidie dei banditi che tendevano trappole agli sprovveduti viandanti. Dopo il faticoso viaggio, finalmente la carovana arrivò alle porte del Cairo e la città apparve stupenda così come Hassan l’aveva vista in sogno, infatti il povero contadino si ritrovò a camminare lungo le strade che aveva sognato, passò tra gli stessi mercanti e le stesse botteghe e ascoltò le voci di coloro che contrattavano il prezzo delle preziose merci. Riconobbe i palazzi riccamente decorati, le moschee e i minareti che si stagliavano contro il cielo di lapislazzuli, perciò non ebbe difficoltà a riconoscere la strada che portava al fiume e al ponte di pietra che lo attraversava. Riconobbe il fiume e il ponte, perciò affrettò il passo per arrivare al parapetto di pietra dove avrebbe trovato il forziere pieno di ricchezze. Quando fu nel posto convenuto si guardò attorno, ma non vide il forziere, ma vide solo un povero pezzente che chiedeva l’elemosina di un soldo di rame: del tesoro e del forziere nessuna traccia! Il ricercatore disperò e sentì ub freddo che gli gelava il cuore, sentì salire nel petto una disperazione impotente, mentre si sentiva gravato dall’angoscia e le lacrime della più profonda e impotente disperazione sgorgavano dai suoi occhi. Tanta fatica, tanta strada e tanti disagi e tutto per nulla. Ormai Hassan era al limite delle sue forze, perciò la stanchezza improvvisamente gli gravò sulle spalle e lo schiacciò senza pietà, perciò si disse:” Per quale motivo dovrei ancora vivere? Dopo quello che ho affrontato non posso tollerare altro, che deve succedere ancora? Non posso più vivere dopo il dolore della delusione, meglio gettarmi nel fiume e affogare.” Preso dalla disperazione scavalcò il parapetto e fece per gettarsi nei gorghi, ma il mendicante dell’elemosina si lanciò e lo afferrò riportandolo sul ponte. Hassan era debole e alla sprovvista, perciò non reagì alla stretta del mendicante, infatti quello lo portò via facilmente mentre gli chiedeva:”Ehi, fratello, che scherzetto mi vuoi fare? Tu sei un vero pazzo a morire in una giornata di sole radioso. Perché morire in modo così stupido? Vieni a casa mia per riposare e racconta cosa ti è successo.”Hassan andò nella casa del mendicante, che viveva in una stanzetta vicino al porto e mentre il mendicante accendeva un fuoco per offrire un thè gli raccontò il suo sogno, il lungo viaggio e poi pianse per la stanchezza e la delusione, perciò sfogò così il suo dolore. Quando ebbe finito il racconto della sua triste vicenda, il mendicante scoppiò in una solenne risata: “ E lo sapevo io che tu sei un matto! Sono certo che io, con la mia misera vita e la mia ignoranza se sono paragonato alla tua sventata ingenuità sembro il saggio consigliere del sultano. A te sembra una cosa normale affrontare un viaggio così lungo e pericoloso per inseguire un sogno? Nessuna persona normale farebbe una sciocchezza così. Credi di essere il solo a sognare la ricchezza? Io da anni sogno una città verso oriente, credo che il suo nome sia Isfahan e dopo tanti anni la conosco e la vedo in tutti i minimi particolari, perché nel sogno giro per le sue strade finché arrivo alla casetta di pietra che sorge al centro di un campo. La casetta è povera e vedo una clessidra dipinta sulla sua facciata, però il suo colore è arso come le pietre del misero campo che gli è davanti, però possiede una bella fonte con un fico che fa ombra. Nel sogno io scavo ai piedi del fico e trovo un forziere pieno di monete d’oro e di pietre preziose. Sono anni che tutte le notti faccio questo sogno, ma io non sono uno scemo che corre dietro ai sogni. Io sono una persona molto equilibrata che non crede alle sciocchezze, perché io me la cavo bene con le elemosine, nella mia stanza e mi procuro sempre un buon pasto con cui riempio la pancia. La saggezza popolare insegna dice che il sogno è illusione, perciò io resto dove sono e ringrazio Dio di quello che possiedo. Anche tu dovresti fare la stessa cosa e ritornare a casa.”Mentre il mendicante faceva il suo giudizioso discorso, Hassan era rimasto di stucco perché aveva riconosciuto la descrizione della sua casa, del suo campo e del fico che cresceva vicino alla sua fonte. Quando il mendicante ebbe concluso di parlare Hassan gli gettò le braccia al collo e lo ringraziò con molto calore, perciò il mendicante vedendolo passare repentinamente dalla nera disperazione all’entusiasmo più acceso si fece l’idea che Hassan fosse veramente un povero svitato. Da parte sua Hassan si sentiva tanto rinvigorito dall’entusiasmo e dalla voglia di ritornare verso casa, che riprese il suo fagotto e si accinse a fare velocemente ritorno verso Isfahan. Anche se il ritorno era lungo come l’andata la fatica non lo opprimeva, tanta era la voglia di arrivare, perciò le giornate di marcia furono velocissime e il cammino fu senza intoppi fino all’arrivo a destinazione. Una volta raggiunta Isfahan e la sua proprietà Hassan prese zappa e vanga per scavare tra le radici del fico, infatti scavò un’enorme buca finché trovò il favoloso forziere. Una volta che fu aperto si rivelò, il forziere si rivelò colmo dei tesori visti nel sogno, perciò la somma favolosa rendeva Hassan un uomo ricco per tutti i giorni della sua vita, e l'immensa ricchezza fu la ricompensa dell’uomo che trovò un tesoro inseguendo un sogno. Buona erranzaSharatan


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