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L'Associazione delle Aerolinee Europee (AEA) stima che la mancanza di questo spazio comune sopra l'Europa non solo comporta una spesa extra di 5 miliardi di euro l'anno, ma ha anche un forte impatto ambientale con la produzione di circa 8 milioni di tonnellate di CO2 all'anno che si potrebbero risparmiare. Nonostante i numeri in gioco la Commissione Europea non sembra avere troppa fretta di portare a termine questo piano.
La Commissione preposta alla creazione del Cielo Unico Europeo a Marzo 2013 ha approvato un nuovo insieme di norme e regolamenti per i servizi di navigazione aerea che indebolisce le precendenti norme, si crea così un nuovo quadro giuridico che, secondo le compagnie aeree, rappresenta un passo indietro rispetto all'obiettivo che si vuole raggiungere. Secondo la IATA con questa decisione si apre un nuovo periodo regolamentazione limitata per quanto riguarda il progetto del Cielo Comune Europeo.
Secondo Tony Tyler, amministratore delegato della IATA "abbiamo visto un progressivo indebolimento di questo progetto a causa delle pressioni esercitate dagli stati membri che continuano a proteggere gli inefficienti monopoli statali. Instaurare finalmente una gestione più efficace del traffico aereo risulterebbe vantaggioso sia per i viaggiatori che per l'ambiente".
Il commento dei portavoce delle associazioni delle compagnie aeree è unanime: "Questo è un esempio del fallimento della creazione di un Cielo Unico in Europa. È riprovevole il fatto che gli stati della UE sono stati in grado di indebolire il progetto proposto inizialmente. Questa scelta causerà minore efficienza nella navigazione aerea e non stimolerà nessuno degli attori in campo a migliorare i servizi e ridurre i costi. Ci sembra inaccettabile che il principale programma europeo destinato all'aviazione venga soffocato in questo modo per proteggere interessi personali".
Lo spazio aereo europeo è uno dei più congestionati del mondo ed il sistema attuale soffre di gravi carenze, come la divisione dei settori che seguono le frontiere nazionali o zone ristrette al solo uso militare. Un ente regolatore comune uniformerebbe lo spazio aereo europeo eliminando le frontiere ed integrando i settori militari quando l'uso esclusivo sia possibile.
A seguito dell'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull del 2010 si cercò di accelerare il processo di integrazione dei sistemi di controllo nazionali costituendo un gruppo di coordinamento per gestire più rapidamente le situazioni di crisi dovute a paralisi del traffico aereo.
Come stiamo vedendo in questi giorni però anche in questo caso sta finendo tutto a tarallucci e vino.
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