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Il colloquio

Da Desian
Al colloquio con gli insegnanti può capitare davanti a te una mamma (molto più raramente un babbo) visibilmente spazientita. Nel suo visone-finto-astrakan-bordato-prada si agita. Con stile.
Perché la scuola è "la più pvestigiosa della città" (testuale, nemmeno fosse Harvard) e la fauna è spettacolare come si conviene. La signora, peraltro con signorile-accento-montenapoleone-blasé-millesimato con tanto d'evve moscia, comincia una sua filippica. A signorile voce alta.
Che non si pevmetta, la signova insegnante di fvancese, di andavsene quando il suo (dell'insegnante) ovavio lo vichieda pevché altvimenti lei, altisonata blasé milanese purosangue docg, cosa è venuta a fave fin qua se non può pavlavci?! Non ha mica tempo da pevdeve, lei.
Perché noi, invece.
A niente vale far notare alla signova che, magari, la prof di francese è lì a scuola da stamane all'otto, che ha tenuto testa a una serie di bimbetti scalmanati preadolescenti tra i quali c'era magari anche il/la suo/sua (la mia di sicuro), di pargolo/a. Che magari tenere testa anche ad un branco di genitori vocianti non è proprio il massimo del relax.
 In fondo è il lovo mestieve, se non hanno voglia possono sempve sceglievsene un altvo.
Della serie: io pago e pvetendo. Cafonaggine melangiata potere d'acquisto.
Quando, appunto, all'ennesimo spvoloquio, ecco girarsi verso di lei un'altra mamma. Ragionevole e competente, che prova a spiegare alla panterata-upper-class che "anche" le insegnanti hanno un contratto nazionale di lavoro; il quale, mediamente, prevede degli orari di servizio e che andrebbe possibilmente rispettato, almeno finché c'è; che l'insegnante ha metà cattedra nella nostra "pvestigiosa" scuola e metà in un'altra per cui, per rispetto verso i genitori dell'altra scuola, dovrebbe ad un certo punto salutare noi e raggiungere anche quelli.
La divinità dagli occhi di bragia e dal cervello imbullonato al culo, a sentirsi redarguita in quel modo (per di più citando contratti di lavoro e roba in odor di sindacalese; vecchi avnesi di un vecchio mondo, immagino che pensi), solennemente sbrocca: "Guavdi signova, lei savà anche un'insegnante e, in fondo, ognuno ha il cuvviculum che ha".
Peccato non avere braccia lunghe abbastanza: gliele avrei girate intorno al collo tante volte. Stvette stvette, alla megera.

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