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Il colosso Bonelli

Creato il 10 ottobre 2010 da Mcnab75
Il colosso Bonelli

Visto che in questo week end si parla di fumetti, prendo al volo l'assist dell'amico Angelo e vi sparo un sondaggio domenicale: che ne pensate della Bonelli?

 

In Italia è impossibile parlare di fumetti prescindendo da questa casa editrice, egemonica, monopolista, ma anche pionieristica e longeva ogni oltre più rosea previsione.

La Bonelli attua un'occupazione delle edicole – che da noi sono la fonte primaria, se non unica, delle vendite fumettistiche – quasi dittatoriale. I pochissimi editori che hanno osato sfidare il colosso non sono sopravvissuti. La maggior parte di essi è semplicemente fallita, oppure ha ripiegato sul mercato dei negozi specializzati. Che, per dirla tutta, in Italia vuol dire ficcarsi in una nicchia e rimanerci.

 

La Bonelli ha il grande pregio di aver sdoganato le “nuvole parlanti” in Italia. Certi personaggi sono oramai entrati nell'albo d'oro della cultura popolare: Tex, Dylan Dog, Martin Mystère, Nathan Never. In un certo senso hanno fatto la storia, e con pieno merito.

Per contro parliamo di una casa editrice caratterizzata da un conservatorismo ossessivo, sia nel tenere vive alcune testate che, obiettivamente, non hanno più nulla dire, sia proponendo schemi narrativi che oramai sono più che sorpassati. A partire dal nome degli eroi, fumettistico per antonomasia, passando per il consueto schema protagonista+spalla (spesso comica)+nemico ricorrente.

 

Qualche tentativo di ammodernamento c'è stato con saghe quali Brad Barron (troppo sottovalutata), Magico Vento, Dampyr, Greystorm e Volto Nascosto. E soprattutto col gioiello di casa, Gea, eroina unica e straordinaria nel panorama italiano.
Esperimenti riusciti solo in parte, perché prima o poi il conservatorismo narrativo tende a emergere e a omologare il tutto. Senza dimenticare poi clamorose toppate, come Caravan, i cui primi numeri (gli unici che ho letto) sono francamente imbarazzanti.

 

La sensazione è però che la Bonelli non riesca mai a svecchiarsi per davvero. Il crollo qualitativo di una testata come Dylan Dog è forse l'esempio più lampante di una casa editrice che vive sulla passione dei vecchi fan e sull'acquisita egemonia di mercato. Ma prima o poi anche gli Imperi più gloriosi cadono. Basta aprire un libro di storia...
Ora vado a farmi una passeggiata in montagna. Ci si rivede in serata!

Il colosso Bonelli

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