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Il Corriere del Ticino: “Zitto frontaliere, sgobba e paga le tasse”

Creato il 01 marzo 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

In un articolo uscito questa mattina sul Corriere del Ticino dal titolo “E’ Carnevale, sorridi frontaliere”, a firma di Andrea Colandrea, viene espresso con ironia il parere sulle conseguenze che il referendum contro l’immigrazione di massa, del 9 febbraio, potrebbe portare nei confronti dei frontalieri. Questi vengono anche accusati di aver reso gli svizzeri più poveri. I frontalieri in Ticino rappresentano in terzo di tutta la forza lavoro.

Il valico di Ponte Tresa al confine tra Italia e Svizzera (infoinsubria.com)

Il valico di Ponte Tresa al confine tra Italia e Svizzera (infoinsubria.com)

Un articolo eccessivo e fuori dagli schemi, quello pubblicato stamane dal Corriere del Ticino: “E’ Carnevale, sorridi frontaliere”. Andrea Colandrea parla proprio ai frontalieri: “Il tuo paese, lo sai, è decisamente meno generoso, non ha tempo da dedicarti, è troppo indaffarato per fare le pulizie di casa per l’ennesima volta. [..] Guardati attorno, caro frontaliere, quando parcheggi sul posteggio sterrato del tuo benefattore alla faccia del “car pooling”, potresti incappare in qualche cameraman o fotografo pronto ad immortalarti e a schiaffeggiarti sulla prima pagina del giornale per assecondare la vendetta, con zelo, di don Claudio, padrone del territorio.”

Colandrea, poi, vuole far “riflettere” il frontaliere-lettore sul proprio lavoro e su quello che dovrebbe fare nei confronti dei propri colleghi elvetici. “Quando poi ti metti al lavoro, ricordati che i tuoi colleghi indigeni, che le penne le hanno ormai perse, spennati più di te che invece continui ad essere un privilegiato, sei considerato, neanche troppo di nascosto, un topo ruba formaggio. Che diamine! E quando arriva la fine del mese non dimenticarlo, quello che sei riuscito a sgraffignare, con il tuo lavoro apprezzato, spesso riduce anche quello che trova in busta paga (quando ce l’ha) il tuo collega che abita in un buco al di qua della ramina.”

Ai frontalieri, inoltre, si imputa l’aumento della “povertà”, in termini economici, degli abitanti Canton Ticino. “Da poco più di un decennio, con l’assottigliarsi della torta, e la libera circolazione dei topi mangia formaggio, infatti lo hai fatto diventare sempre più povero e ti devi sentire in colpa, dato che sei riuscito a mettere in crisi un sistema che fin poco fa scoppiava lentamente di salute. Complimenti! Non penserai mica di cavartela così facilmente… Sappi, caro frontaliere, che dal 9 febbraio, tutti insieme abbiamo deciso di rendere la tua vita da spendaccione un pò più complicata. Grazie ad una mossa geniale degli illiberali, per la verità così geniale che ha addirittura anticipato i tempi e ha saputo mettere (una volta tanto) tutti d’accordo in un batter d’occhio, abbiamo finalmente deciso di studiare un pacco di tasse da mettere sulle due forti spalle per cercare di porre fino all’ingiustizia. Dovresti apprezzarlo, i regali non si rifiutano e tu di regali te ne intendi. Tra pochi giorni, poi, quando i carri carnevaleschi spariranno dalle strade e non si suonerà più, si tornerà a parlare di come contingentarti. La festa sarà finita.”

Una stoccata finale arriva anche per quanto riguarda il futuro del nostro paese ed il nuovo Governo Renzi. “E a dover ballare saranno, si spera, l’orso e la lupa capitolina e magari ci penserà il Renzino a proteggerti. E poi non deprimerti troppo, ora che la strega cattiva è tornata oltre le montane e che qualcuno ha ammesso che il Ticino merita più attenzione, c’è già chi anche in casa nostra pensa di aver fatto male i calcoli, dopo tutto, e comincia ad aver paura che senza la tua presenza rimarrà troppo solo. Zitto, frontaliere. Resti ovviamente tra di noi.”

Alle parole del giornalista Andrea Colandrea, che scrive per il “Corriere del Ticino”, ci sono da fare solo alcune considerazioni. Dal nostro Paese si muovono quasi 60mila persone verso la confederazione, 56mila delle quali sono dirette in Canton Ticino: proprio quel Canton Ticino dove i frontalieri rappresentano un terzo della forza lavoro. Sono sempre di più i professionisti del terziario che scelgono di lavorare in Canton Ticino per la possibilità di avere meno vincoli burocratici e procedure più semplificate. Si tratta di impiegati, assicuratori, bancari, architetti e consulenti. Nell’arco di una generazione, i frontalieri impiegati nel settore secondario e quelli inseriti nel terziario sono cresciuti di oltre il 200 per cento: ora, su un totale di 56mila frontalieri in Ticino, più di 30mila sono assorbiti dal terziario.

Ma la Svizzera non è solo la terra promessa dei lavoratori, ma anche delle aziende italiane. Tra i primi ad approdare nella confederazione, negli anni Settanta, figurano gli eredi di Ermenegildo Zegna. Hanno scelto Stabio, un comune a cento metri dal confine che ora viene soprannominato Fashion Valley: le grandi firme come Armani, Versace e Gucci hanno seguito l’esempio dei piemontesi Zegna e vi hanno trasferito la produzione e la logistica. Anche la multinazionale Vf, proprietaria dei marchi Napapijiri, Vans, North Face e Timberland, ha speso 50 milioni di euro per costruirci la nuova sede della direzione ricerca e sviluppo per l’Europa e l’Asia. E con una concentrazione così elevata di posti di lavoro, Stabio attira da più di cinquant’anni migliaia di frontalieri. Oggi, il numero dei lavoratori italiani supera addirittura quello degli abitanti.

Per concludere, c’è da chiedersi cosa sarebbe stato il Canton Ticino, in primis, senza l’apporto del lavoro dei frontalieri e senza gli investimenti delle aziende straniere. Un’ultima riflessione da fare, infine, è sulla qualità di lavoro garantita da parte dei frontalieri negli ultimi decenni. I nostri connazionali hanno portato avanti, insieme alla collaborazione elvetica, gli ospedali, le aziende, le fabbriche, gli esercizi commerciali e quant’altro. Forse, tale Andrea Colandrea ed il Corriere del Ticino stesso, avrebbero fatto più bella figura a non pubblicare un simile attacco ai frontalieri. Si sarebbero dovuti limitare a ringraziarli per tutto quello che hanno fatto finora, augurando loro buona fortuna, viste le conseguenze sociologiche che sta avendo l’esito del referendum, contro l’immigrazione di massa, sui lavoratori italiani in Svizzera.

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