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Il crepuscolo della democrazia e l'apoteosi dei plutocrati

Creato il 12 luglio 2015 da Astorbresciani
Il crepuscolo della democrazia e l'apoteosi dei plutocratiLa democrazia è in fin di vita. A ridurla in queste condizioni è stata l’avidità e la mancanza di scrupoli dei plutocrati. Di fatto, la democrazia non esiste più. È rimasta soltanto la facciata, come nel Palazzo dei venti di Jaipur, dietro il quale c’è il vuoto. Al suo crepuscolo fa da contraltare l’inarrestabile apoteosi della plutocrazia, l’odioso predominio in campo economico, sociale e culturale di individui ricchissimi, lobbies strapotenti e gruppi finanziari che non si limitano più a influenzare la politica e i governi. 
I plutocrati hanno fatto il salto di qualità; mentre arricchiscono in maniera schifosa, depauperando il pianeta e impoverendo l’umanità, essi prendono decisioni epocali egoistiche, governano nell’ombra, decidono la pace e la guerra, indirizzano le migrazioni di massa, creano le opinioni e impongono modelli e stili di vita aberranti in nome del falso progresso, distruggono le tradizioni e i valori, conducono il genere umano verso la dipendenza più stretta usando il piffero magico. 
I plutocrati ci vogliono cerebrolesi, inetti, poveri e schiavi. Ciò avviene in tutto il mondo ma è soprattutto nelle nazioni più ricche e potenti che il fenomeno è ormai straripato. Viviamo, infatti, in una società che ha gradualmente sottratto ai cittadini i loro sacrosanti diritti e principi. Attraverso la politica e le leggi, i plutocrati ci hanno infatti privato delle libertà fondamentali e delle certezze che ci rendevano sereni, operosi, autonomi. Succede anche in Italia, dove lo Stato di diritto non esiste più né esiste più la sovranità nazionale, dove la legge elettorale impedisce il ricambio dirigenziale, il potere giudiziario ha perso la sua autonomia e il precariato ha sconvolto il mondo del lavoro. Un Paese allibito, incapace di reagire, dove subiamo angherie d’ogni sorta e una pressione fiscale abnorme che fa sembrare un santo lo sceriffo di Nottingham, in cui non siamo più padroni di spendere come vogliamo i nostri soldi. Nostri? Ai più è forse sfuggita una notizia recentissima che mi ha fatto sobbalzare e venire i conati di vomito. Nel silenzio quasi totale dei nostri mass-media, la Camera ha approvato una legge di delegazione europea che legittima il cosiddetto “Bail in”.  Significa che dal 1 agosto 2016, se una banca italiana, tipo MPS o Unicredit, dovesse trovarsi in gravi difficoltà, per evitare il default potrà attingere ai conti dei propri clienti (purché superiori a 100.000 euro). Capito? La banca potrà derubarci. Il Parlamento europeo prima, e poi quello italiano, hanno avallato questo diritto. La notizia è così assurda, inaccettabile e fuori da ogni logica costituzionale, che si fatica a crederla vera. Invece, è terribilmente vera. Ma non è forse vero che i miliardi che l’Europa ha stanziato per aiutare la Grecia sono finiti nelle casse delle banche elleniche anziché nelle tasche dei greci? Siamo fritti, verrebbe da dire. Ora, ritenete che possiamo ancora definire democratico un regime che delibera il prelievo forzoso del denaro privato da parte delle banche senza prima chiedere ai cittadini cosa ne pensano? Mi pare palese che lo stato italiano sia al servizio del sistema bancario, come lo è del sistema finanziario in generale. Lo Stato, e i suoi biechi rappresentanti, è prezzolato, immorale, indecente. L’attuale, viscido governo in particolare è così asservito agli interessi della Merkel, del gruppo Bildenberg, dell’FMI, della Banca Mondiale e del WTO, che non mi stupirei se in futuro decidesse di varare gabelle, dazi e provvedimenti ancora più scellerati. Tipo tassare la produzione di cacca o la copula, più facilmente quella coniugale.La triste verità è che il mondo è cambiato e la democrazia è obsoleta, come a suo tempo lo fu la monarchia. Potrà esistere ancora, come esiste in certi paesi la monarchia, ma nominalmente. In realtà, la plutocrazia è cresciuta in silenzio e si è imposta ovunque grazie al denaro, alla collusione e alla corruzione, al cinismo più sfrenato, alla debolezza e vulnerabilità del genere umano. La verità, amici, è che il mondo non dipende più dai governi nazionali ma da una élite di re Mida, un piccolo gruppo di persone così ricche e immorali da dettare legge e godere del fatto di prosperare sulle spalle dei poveri, non pagando le tasse e infischiandosene delle leggi in virtù dei giochi di prestigio dei propri consulenti e avvocati. Sappiamo chi sono. Il rapporto Oxfam 2014 ci mostra un quadro terrificante, da cui emerge un dato scandaloso. La ricchezza di 85 individui che definirli Paperon de Paperoni è inadeguato, giacché sono molto più ricchi del papero avaro di Walt Disney, è pari  a quella posseduta dalla metà più povera del pianeta. In sostanza, 85 persone con un reddito pari a quello di 3,5 miliardi di individui. In Italia, le 10 famiglie più ricche possiedono quanto i 18 milioni di italiani meno abbienti. Basterebbero questi dati per comprendere le ragioni del crepuscolo della democrazia. Una diseguaglianza così atroce implica l’indebolimento dei processi democratici e quindi il suo declino. Un altro dato ci convince che la democrazia è agonizzante. La metà della ricchezza mondiale è nelle mani dell’1% della popolazione. Una concentrazione così alta e folle di risorse non può che determinare implicazioni perverse, come l’illegalità, la strumentalizzazione, il controllo delle masse e la prevaricazione. La plutocrazia è la faccia contemporanea di un male antico, innato nel cuore di tenebra dell’uomo. È una forma di tirannia più sottile di quella esercitata con le armi. È la malvagità pura, che si nutre del dolore altrui. Ma chi sono questi plutocrati che truccano le regole del gioco economico, erodono le istituzioni democratiche, ci spingono verso la dipendenza farmaceutica, tossicologica e mediatica, ci impongono un regime alimentare insano per indebolirci oltre che l’uniformità di pensiero? Bè, per saperlo basta consultare l’Hurun Global Rich List 2015, da cui si evince che nel mondo ci sono 2.089 miliardari, appartenenti a 68 nazioni diverse. L’uomo più ricco del mondo è Bill Gates, il cui patrimonio ammonta a 85 miliardi di dollari. È seguito a ruota dal magnate messicano Carlos Slim Helù con 83 miliardi e dall’economista Warren Buffett con 76 miliardi. Aspirano al podio lo spagnolo Amancio Ortega (fondatore di Zara) e l’americano Larry Allison della Oracle Corporation. Segue la famiglia Koch, i Walton della Wall-Mart e la francese Liliane Bettancourt (L’Oréal). Può fare specie che nella top ten non ci siano plutocrati cinesi, arabi, indiani o russi, né appaiono i nomi dei miliardi per antonomasia, come i Rothschild. Semplice, i plutocrati più potenti amano l’understatement e perciò non si mettono in mostra. I dati pubblicati ogni anno da Forbes indicano la ricchezza emersa e non è difficile immaginare che possa rappresentare la punta dell’iceberg. Resta il fatto che la forbice tra ricchezza e povertà è in continuo ampliamente, il che significa che i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e numerosi. Stiamo costruendo una società, e quindi un mondo, profondamente ingiusto, dove non ci sarà più posto nemmeno per la democrazia di facciata. Un mondo osceno. Ma anche un mondo dove tutti avranno la stessa quantità di ghiaccio. I ricchi d’estate e i poveri d’inverno.

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