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Il cybercrimine cresce ancora: quanto siamo al sicuro?

Da Mistercredit
Concept of hacker at work with laptop

Concept of hacker at work with laptop

I dati parlano chiaro: il rapporto Clusit 2015 sulla cyber sicurezza dice che il cybercrimine è stato responsabile del 60% degli attacchi informatici registrati nel 2014.

I principali obiettivi contro cui gli attacchi si sono fatti più duri sono i servizi online (cloud in particolare), il mondo della finanza e delle banche e la sanità. Anche la grande distribuzione ha registrato un aumento degli attacchi. Per dare qualche numero: su 1.600 aziende analizzate dall’Associazione italiana per la sicurezza informatica il 90% ha subito almeno un attacco. I danni possono essere ingenti: il rapporto stima che il cybercrimine abbia causato alle aziende italiane un danno di nove miliardi di euro.

Gli investimenti in sicurezza digitale nel 2014 sono aumentati dell’8% a livello globale ma nonostante questo le aziende (e, spesso, anche i governi) sembrano non riuscire a tenere il passo con l’aumento della pericolosità degli attacchi.

Se aggiungiamo a questi dati il fatto che in Italia anche i furti di identità sono in continua crescita, possiamo stare tranquilli e sentirci al sicuro?

Sì, ma non del tutto. Come non esiste la password perfetta, non può esistere nemmeno la sicurezza totale. Certo, le aziende dovranno continuare a investire per mettere al sicuro i dati dei loro utenti, concentrando l’attenzione sulla prevenzione e sulla creazione di sistemi in grado di resistere di più agli attacchi.

Anche noi utenti possiamo fare attenzione ai gesti che ci garantiscono una maggiore sicurezza:

  • essere consapevoli degli strumenti che usiamo
  • leggere le informative sulla privacy
  • scegliere password difficili da scoprire e cambiarle spesso
  • mantenere sistemi operativi e antivirus sempre aggiornati
  • fare attenzione alle informazioni che condividiamo
  • tenere alta la guardia su mail, messaggi e siti sospetti.

Con queste azioni possiamo evitare brutte sorprese e limitare gli eventuali danni, nella speranza che i sistemi di sicurezza delle aziende che trattano i nostri dati siano sempre più impenetrabili.


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