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IL DECISIONISTA, di Vincenzo Monfrecola

Creato il 22 dicembre 2010 da Letteratitudine

Chissà quante volte, nella vita, vi sarà capitato di dover prendere decisioni e di non sapere che scelta fare…
Questo post è proprio dedicato alla capacità o incapacità di scegliere, di prendere decisioni. Lo spunto lo offre il romanzo “Il decisionista” di Vincenzo Monfrecola, pubblicato di recente nella collana di narrativa italiana della casa editrice Cavallo di Ferro.

Siamo a Londra, nel 1898… “Quando Robert Younghusband legge l’inserzione pubblicata sul «Croydon Gazette» non crede ai suoi occhi, perché non pensava esistesse un esperto di decisioni difficili e già intravede la soluzione dei suoi problemi con i vicini di casa.
Quando William Cardigon legge la lettera inviatagli da Robert, fa i salti di gioia, perché quello è il suo primo cliente e finalmente sta per rimpolpare le sue finanze.
Quello che Robert non sa è che William non ha mai preso una decisione in vita sua, soprattutto non una buona, tanto che la sua famiglia ha finito per tagliargli i fondi”.

Le suddette frasi sono riprese dalla scheda del libro. Per il resto vi rimando alla bella recensione di Simona Lo Iacono che potete leggere di seguito. Come sapete Simona, oltre a essere scrittrice, è anche giudice. Dunque ho pensato di coinvolgerla: chi meglio di lei, che è obbligata a prendere decisioni per mestiere?
Discuteremo, dunque, di questo romanzo di Vincenzo Monfrecola (l’autore parteciperà alla discussione)… ma sarà anche l’occasione per conoscere un po’ di più la casa editrice Cavallo di Ferro (un’ottima realtà della piccola e media editoria).

E poi, mi piacerebbe che discutessimo insieme del tema generale di questo post. Così vi domando:

1. Vi è mai capitato di non essere in grado di prendere decisioni?
2. Quali sono i presupposti necessari per prendere una buona decisione?
3. Essere decisi è sempre un pregio?
4. Viceversa, essere indecisi è sempre un difetto?
5. La scelta è - come diceva Kierkegaard - la scelta dell’uomo solo… o può essere demandata ad altri?
6. Sareste capaci di rimettere le decisioni più importanti della vostra vita a una terza persona?
7. Infine: saper prendere decisioni, è più un’arte o una necessità?

Di seguito, come anticipato, la recensione de “Il decisionista” di Vincenzo Monfrecola firmata da Simona Lo Iacono.
Massimo Maugeri

 

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IL DECISIONISTA, di Vincenzo Monfrecola
Cavallo di Ferro, 2010 - pagg.368 - € 16,80

recensione di Simona Lo Iacono (nella foto)

simona-lo-iacono
Se c’è un nodo che viene al pettine, che sospende l’animo, che svia e disarma, è la scelta. Sulla strada da prendere. Sull’imprevisto attacco della sfortuna. Sugli eventi che si sommano come inganni o come enigmi.
Nessuno è più solo dell’uomo che deve decidere.
Sarà per questo, allora, che Robert Younghusban legge con sollievo l’inserzione pubblicata sul “Croydon Gazette” e si affida con insperata consolazione a William Cardigan, il decisionista.
Qualcuno che interpreterà la sua vita. Che dipanerà apparenze. Qualcuno che si metterà al suo posto facendo la scelta giusta.
Non è solo perché Robert Younghusband e sua moglie si ritrovano, dopo l’arrivo di un’imprevista eredità che risolleva le loro incerte sorti, in un paese stranamente ostile, che pare reagire con insolito atteggiamento a ogni loro tentativo bonario d’amicizia. Né perché entrambi – appena trasferitisi a Croydon – tentano, con risvolti esilaranti, di farsi accettare dai sospettosi concittadini. Ma anche perché Robert e consorte non sanno mai che via imboccare, che bivio prediligere.
Perchè, insomma, sono due eterni indecisi.
Sarà forse perché lui è più aduso a giochi di fantasia che di realtà, essendo scrittore di gialli, sia pure squattrinato. O perché a decidere ti perdi sempre qualcosa, rischi di dare alla vita una coloritura che è meglio rinviare, di mesi, di stagioni, di anni. O perché – in fondo - la scelta è ciò che veramente impiglia l’anima e la tormenta, ciò che maggiormente la immette nel mistero e nel destino delle cose.
Qualunque sia la ragione di tanta incertezza, quando Robert s’imbatte nel decisionista, in una Londra felicemente scossa dalla rivoluzione industriale e costellata da caffè letterari e sboffi di suffragette che inneggiano alla libertà, non sa ancora di aver imboccato una scia pericolosa. Né immagina che - proprio per non scegliere - ha scoperchiato un equilibrio fragile e nebuloso. Pronto a esplodere con esilarante compiutezza.
D’altro canto la decisione è affare più di tribunali che di uomini, di sentinelle della verità, di giocolieri del senso. Niente di più lontano, quindi, da William Cardigan, il decisionista, che – sia pure con il candore di un adolescente – è capace di dilapidare in un attimo un patrimonio familiare costruito con inattaccabile professionalità da generazioni, e che all’amore strampalato della madre per poeti sventurati sa contrapporre – al più – un pessimo fiuto per gli affari e per l’interpretazione della realtà.
L’incontro tra un indeciso cronico e un decisionista incauto darà vita a un intreccio di equivoci, allarmi, suggestioni surreali e deliziosamente inglesi, in una realtà cittadina che si dipana agli occhi del lettore con leggerezza degna della Austen e con un humor che aleggia costante, latente, sottilissimo.
Libro degli equivoci e del sorriso, “Il decisionista” di Monfrecola riporta in auge la vecchia commedia degli errori e costella la lettura di soddisfatti borbottii di piacere. Per la freschezza dell’intreccio familiare. Per l’originalità dei personaggi. Per un modo di narrare arguto, scanzonato, brillante.
Una ventata d’aria buona, di leggiadria e di buon umore che s’abbatte sul cuore e lo allarga, lo apre, lo consola del mal di vivere e lo risana.
Ci voleva. Ci voleva proprio.
Simona Lo Iacono


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