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Il delitto di Francesca Alinovi: un simbolo degli anni Settanta al crepuscolo

Creato il 02 maggio 2011 da Yourpluscommunication

Promo audio: Il delitto del Dams – Il sogno infranto di una generazione

Il file audio in apertura a questo post è il trailer di un audiolibro che racconta una storia ricostruita anche su Notte Criminale: il delitto di Francesca Alinovi. Autori dell’opera, intitolata Il delitto del Dams – Il sogno infranto di una generazione (disponibile su iTunes e GoodMoon) sono Jacopo Pezzan e Giacomo Brunoro e a pubblicarlo è la californiana La Case Production.

Il delitto del Dams - Il sogno infranto di una generazione
La copertina dell’audiolibro “Il delitto del Dams – Il sogno infranto di una generazione”

Jacopo Pezzan, economista di formazione e dal 2007 a Los Angeles, non è nuovo a racconti di nera, dato che ha già curato gli audiolibri italiani “Il mostro di Firenze” e “Via Poma: un giallo senza fine”. Un altro lavoro che ha firmato con Brunoro, “Amanda Knox ed il delitto di Perugia, è stato tradotto in inglese e sta raccogliendo riscontri positivi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Giacomo Brunoro, invece, è uno storico medievale di formazione, collabora con numerose realtà che si occupano di comunicazione (Radio Kiss Kiss Network, Radio Italia Network, Rcs Broadcast, Blogosfere, Dieci, Controcampo, Sky Tg24, Radio Deejay, Maxim) ed è direttore editoriale della sezione italiana de “LA Case”.

Jacopo Pezzan
Jacopo Pezzan

Giacomo Brunoro

Giacomo Brunoro

Ecco dunque un dialogo con gli autori a proposito dell’audiolibro, i cui speaker sono Max Dupré, Mauro Ferreri, Nino Carollo e Rita Zanchetta.

Perché scegliere l’omicidio di Francesca Alinovi come argomento?

Perché a tutt’oggi resta uno dei gialli della cronaca più complessi e di difficile interpretazione. All’apparenza è un caso facile e sembra tutto semplice, ma quando si entra un po’ di più nel dettaglio ci si accorge che ci sono molti particolari che non tornano. Sicuramente è un delitto rimasto nell’immaginario collettivo perché è stato commesso in un luogo e con delle modalità tali che dovrebbero dovuto permetterci di risolvere il caso oltre ogni ragionevole dubbio già molti anni fa ma in realtà ne stiamo parlando ancora oggi.

Su quale documentazione vi siete basati?

Per la nostra ricerca abbiamo utilizzato tutta la documentazione ufficiale disponibile e gli articoli di giornale dell’epoca. Ci siamo anche basati sui libri che trattano l’argomento, in particolare sul libro “Francesca Alinovi – 47 coltellate” di Achille Melchionda e il libro “Mistero in Blu” di Carlo Lucarelli. Importante è stata anche la visione della puntata di “Storie Maledette” dedicata al caso in cui la bravissima Franca Leosini intervista Ciancabilla.

Che idea vi siete fatti della vicenda e della colpevolezza del giovane che alla fine verrà condannato, Francesco Ciancabilla?

Questo è un caso che divide. Tutto sembra spingerci a pensare che Ciancabilla sia colpevole poi scopriamo un dettaglio fuori posto e si insinua dentro di noi il tarlo del dubbio. È difficile dare un giudizio complessivo sulla vicenda che, è bene ricordarlo, tra l’omicidio e la latitanza di Cincabilla dura diversi anni. Sicuramente i sopralluoghi e le prime indagini potevano essere fatti meglio, penso in particolare all’orologio che venne sfilato dal polso della vittima e consegnato ai parenti. Se l’orologio fosse stato analizzato immediatamente avrebbe potuto fornirci l’ora esatta del delitto al di là di ogni possibile interpretazione di parte. La colpevolezza di Ciancabilla è questione di minuti. Sappiamo con certezza che Ciancabilla ha passato il pomeriggio con la Alinovi, ma da una certa ora in poi si trovava da tutt’altra parte. Quindi sapere l’ora esatta del delitto ci permetterebbe di collocarlo sulla scena del crimine oppure di escluderlo definitivamente. Quello che possiamo dire è che certi aspetti del carattere di Ciancabilla, così algido e poco incline alle emozioni, sicuramente non hanno giocato a suo favore.

Si può dire che questo delitto sia una rappresentazione degli anni Ottanta, iniziati solo tre anni prima?

Crediamo che, piuttosto che rappresentare gli anni Ottanta, il delitto del Dams sia il simbolo del crepuscolo dei Settanta. Gli anni Ottanta vengono definiti come gli anni degli yuppies, del mercato, del consumismo, delle mode e dell’apparire a tutti i costi. Questo delitto invece si è consumato all’interno di un mondo completamente diverso: non va dimenticato che la Alinovi era una brillante professoressa universitaria, una vera autorità nel suo campo e ancora oggi i suoi lavori vengono studiati e apprezzati. Quel sottobosco bolognese fatto di arte, cultura, happening, università e, putroppo, eroina, rappresenta di più quello che è stata Bologna negli anni Settanta e cioè un punto di riferimento per i giovani di tutta Italia che erano cresciuti con gli ideali libertari del Sessantotto.

E perché, come si legge nel sottotitolo del vostro audiolibro, si può parlare di sogno infranto di una generazione?

In questa risposta dobbiamo ricollegarci direttamente a quanto detto nella risposta precedente: il Dams infatti rappresentava un’anomalia all’interno del panorama universitario italiano, anche all’interno di un ateneo molto “aperto” com’era quello bolognese. L’assassinio della Alinovi, unito agli altri omicidi in cui sono stati coinvolti altri 2 studenti del Dams in quegli anni, sono stati sfruttati da una cera stampa per criminalizzare questo mondo “diverso”. Una generazione intera, che era cresciuta con il sogno utopico del valore rivoluzionario della cultura in senso lato e dell’arte in senso stretto, dovette confrontarsi faccia a faccia con la morte, la violenza e con una serie di pregiudizi durissimi. L’11 ottobre del 1983 poi su Italia 1 venne trasmessa la prima puntata di “Drive In”: possiamo dire paradossalmente che la società italiana voltava definitivamente pagina su un mondo di ideali culturali costruiti nel post Sessantotto e si lanciava in un nuovo sogno, quello del consumismo. Poco meno di 10 anni dopo, con Tangentopoli, ci sarebbe stato un risveglio altrettanto traumatico.

Nella realizzazione dell’audiolibro, com’è stata la fase successiva alla scrittura, la sua drammatizzazione?

Una volta effettuati i casting tra gli speaker con cui lavoriamo abitualmente, abbiamo dato loro il testo perché lo leggessero con calma e lo assorbissero. Ci siamo poi trovati in studio per le registrazioni, che hanno richiesto all’incirca una settimana. Abbiamo lasciato molta libertà agli speaker, naturalmente all’interno di una serie di direttive ben precise: diciamo che una volta deciso il taglio di fondo li abbiamo lasciati liberi di esprimere anche le loro emozioni, dato che tutti quanti alla fin fine ricordavano bene il caso. Dopo di che abbiamo lavorato in fase di post produzione. Questo è stato il momento più delicato perché abbiamo dovuto ricreare un mondo sonoro che sottolineasse e al tempo stesso esaltasse le emozioni ed il feeling che noi per primi abbiamo provato lavorando a questo caso. Se ci siamo riusciti o no, questo lo decideranno i nostri ascoltatori.

Antonella Beccaria


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