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Il deserto dei Tartari, di Dino Buzzati con commento inedito e fotografie di Alessandra Pagano

Creato il 28 novembre 2010 da Viadellebelledonne

TITOLO ORIGINALE:  gli occhi non si stancheranno fino a che tutto questo non crollerà

 

cap. I
[...] Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. [...]

(titolo: e per un attimo non pare più la mia città)

 

cap. II
[...]
<< E’ un tratto di frontiera morta >> aggiunse Ortiz. << Così non l’ hanno mai cambiata, è sempre rimasta come un secolo fa. >>
<< Come: frontiera morta? >>
<< Una frontiera che non dà pensiero. Davanti c’è un grande deserto. >>
<< Un deserto? >>
<< Un deserto effettivamente, pietre e terra secca, lo chiamano il deserto dei Tartari. >>
   Drogo domandò: << Perché dei Tartari? C’erano i Tartari? >>.
<< Anticamente, credo. Ma più che altro una leggenda. Nessuno deve essere passato di là, neppure   nelle guerre passate. >>
<< Così la Fortezza non è mai servita a niente? >>
<< A niente>> disse il capitano. [...]

 TITOLO ORIGINALE: desolazione. madrid

 

[...] Drogo disse: <<Signor maggiore, io non ho proprio niente contro la Fortezza… Soltanto preferirei restare in città, o almeno vicino. Vede? Le parlo in confidenza, vedo che lei queste cose le capisce, mi rimetto alla sua cortesia…>>. [...]

[...] Mille volte egli era stato solo: in alcuni casi anche da bambino, smarrito in campagna, altre volte nella città notturna, nelle vie abitate dai delitti, e persino la notte prima, che aveva dormito per strada. Ma adesso era una cosa ben diversa, adesso ch’ era finita l’ eccitazione del viaggio, e i suoi nuovi colleghi erano già a dormire, e lui sedeva nella sua camera, alla luce della lampada, sul bordo del letto, triste e sperduto. [...]

 

(TITOLO ORIGINALE: lasciare quello che non vuoi.)

 

cap.XXVII
[...] Non pensarci più, Giovanni Drogo, non voltarti indietro ora che sei arrivato al ciglio del pianoro e la strada sta per immergersi nella valle.  Sarebbe una stupida debolezza. La conosci pietra per pietra, si può dire, la Fortezza Bastiani, non corri certo il pericolo di dimenticarla. Il cavallo trotta allegramente, la giornata è buona, l’ aria tiepida e leggera, la vita ancora lunga davanti, quasi ancora da cominciare;  che bisogno ci sarebbe di dare un’ ultima occhiata alle mura, alle casematte, alle sentinelle di turno sul ciglio delle ridotte? Così una pagina lentamente  si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un’ altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita.
Dal ciglio del sassoso pianoro Drogo infatti non si volta a guardare, senza neppure un’ ombra di esitazione sprona il cavallo giù per la discesa, non accenna a voltare neanche di un centimetro la testa, fischietta una canzone con passabile disinvoltura, sebbene questa cosa costi fatica. [...]

(TITOLO ORIGINALE: barcellona)

 

TEMPO
mercoledì, 19 maggio 2010; 21:23
Il tempo è una cosa stretta stretta. in cui o entri o non entri. e non importa se sei magro o grasso, l’ importante è trovare lo spazio per restarci. starci comodi dentro. il tempo è una cosa stretta stretta. le pareti sono bianche. e il pavimento (pausa) il pavimento pare quasi che non ci sia.e ti manca il respiro in questo tempo che non pare tempo ma altro, eppure è tempo e scorre veloce, così veloce che non lo vedi, e non ti vedi. e vieni portato via dalla sua frenesia da tempo pazzo. e non serve quasi a nulla il tempo, perciò è sempre meglio fare meno cose possibili mentre scorre.
(Alessandra Pagano)

 

cap. XXIV
[...] Il tempo intanto correva , il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’ occhiata indietro. “Ferma, ferma!” si vorrebbe gridare, ma si capisce che è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai. [...]

TITOLO ORIGINALE
I hope that someone gets my message in a bottle
Spero che qualcuno trovi il mio messaggio in bottiglia

 

cap.X
[...] Da dove veniva allora la voce? Pensando a questa strana cosa, poiché il soldato se ne stava sempre in attesa, Giovanni disse maccanicamente la parola d’ ordine: <<Miracolo >>. <<Miseria >> rispose la sentinella e rimise l’ arma al piede.
Subentrò un silenzio immenso, nel quale più forte di prima navigava il brontolio di parole e di canto.
Finalmente Drogo  capì e un lento brivido gli camminò sulla schiena. Era l’ acqua, era, una lontana cascata scrosciante giù per gli apicchi delle rupi vicine. Il verso che faceva oscillare il lunghissimo getto, il misterioso gioco degli echi, il diverso suono delle pietre percosse ne facevano una voce umana, la quale parlava parlava parole della nostra vita, che si era sempre a un filo dal capire e invece mai. [...]

cap.  XXVII
[...] Guardò nel canocchiale il visibile triangolo di deserto, sperò di non scorgere nulla che la strada fosse deserta, non ci fosse alcun segno di vita; questo si augurava Drogo dopo avere consumato la vita nell’ attesa del nemico. [...] 

TITOLO ORIGINALE: ma arriva un’ ora in cui tutto quell’ uguale cambia e non sai più dove sei. 

 

[...] Sperava di non scorgere nulla e invece una striscia nera attraversava obliquamente il fondo biancastro della pianura e questa striscia si muoveva, un denso brulichio di uomini e convogli che scendeva verso la Fortezza. Altro che le miserabili file di armati al tempo della delimitazione del confine. Era l’ armata del nord, finalmente e chissà…
A questo punto Drogo vide l’ immagine entro il canocchiale mettersi a girare con moto di vortice, farsi sempre più scura, piombare nel buio. Svenuto, si affacciò sul parapetto come un fantoccio, Simeoni lo sostenne in tempo; sorreggendo il corpo svuotato di vita sentì, attraverso la stoffa, lo scarno telaio delle ossa. [...]

 

e così che entri dentro la tua malinconia

TITOLO ORIGINALE: e così che entri dentro la tua malinconia

 

Alessandra Pagani cura in rete il blog fotografico personale   affittasi crepuscoli



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